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Coyote Robot: l’Esercito USA combatte la fauna selvatica con droidi autonomi “animali”
Scopri come l’esercito degli Stati Uniti sta utilizzando innovativi “coyote robot” per proteggere i velivoli militari dai danni causati dalla fauna selvatica. Una soluzione economica e hi-tech.

L’esercito degli Stati Uniti ha trovato un alleato alquanto improbabile nella sua lotta per proteggere i suoi preziosi velivoli militari: i coyote robot..
Non stiamo parlando di una nuova unità cinofila super addestrata, ma di piccoli veicoli a quattro ruote telecomandati, sormontati da sagome a grandezza naturale di coyote. L’idea, geniale nella sua semplicità, arriva dal Centro di Ricerca e Sviluppo di Engineering (ERDC) e promette di tenere lontana la fauna selvatica dagli aeroporti militari, dove, a quanto pare, gli animali hanno una passione fin troppo spiccata per le piste di atterraggio.
Questi “coyote rovers” sono a tutti gli effetti veicoli terrestri senza pilota (UGV), capaci di seguire percorsi predefiniti, evitando con astuzia le zone proibite come le piste di decollo e atterraggio. E non pensiate che siano pigri: grazie a un sistema di ricarica e attracco, possono operare in autonomia per diversi giorni. Insomma, dei veri stakanovisti pelosi (o, per meglio dire, di plastica).
La base di questi agili predatori robotici è fornita dalla Traxxas, un’azienda texana specializzata in auto motorizzate. Questi veicoli possono raggiungere velocità fino a 32 chilometri (20 miglia) orari, più che sufficienti per mimare il comportamento di un vero predatore e scoraggiare anche la fauna più curiosa e intraprendente. Sembra quasi che stiano dicendo: “Non qui, piccoletto! Qui si vola, non si passeggia!”.
I primi prototipi hanno già fatto la loro comparsa in diverse basi aeree e navali e, se i fondi verranno approvati (incrociamo le dita per i nostri amici robotici), ulteriori test sono previsti per l’estate.
Un rimedio pratico (e peloso) per danni milionari
Perché tutto questo trambusto per qualche volatile e qualche coniglio di troppo? A quanto pare, la fauna selvatica ha un costo. Secondo i rapporti dell’US Air Force, tra il 2007 e il 2016, gli incidenti causati da uccelli risucchiati nei motori degli aerei e altri animali che danneggiano le attrezzature hanno causato alle basi militari qualcosa come 251 milioni di dollari di danni. Non proprio spiccioli!
I caccia e gli aerei da trasporto sono particolarmente vulnerabili durante il decollo e l’atterraggio. Un singolo “bird strike” può mettere fuori uso un motore o costringere all’annullamento della missione. Immaginate la scena: il pilota pronto a decollare, la missione critica in attesa… e un piccione che decide di fare un giro turistico nel motore. Un dramma in miniatura, insomma.
Per mitigare questi rischi, la marina ha utilizzato falchi addestrati, mentre l’aeronautica si affida a radar specializzati. L’esercito, invece, dipendeva ancora pesantemente dal lavoro manuale, che, come ben sappiamo, è costoso e richiede tempo.
Ecco dove entrano in gioco i nostri eroi a quattro ruote. Con un costo di appena 3.000 dollari per unità, i coyote rovers mirano a offrire un modo leggero ed economico per ridurre gli incidenti legati alla fauna selvatica e mantenere i preziosi aerei al sicuro e pronti per la missione. Un investimento minimo per evitare danni salati e ritardi che potrebbero avere conseguenze ben più gravi.
Secondo Shea Hammond, biologo della ricerca all’ERDC, il team sta già esplorando futuri aggiornamenti. Si parla di incorporare la navigazione autonoma e sistemi basati sull’intelligenza artificiale per rilevare specie specifiche di uccelli. Chissà, magari un giorno avremo robot-coyote che distinguono un passero da un’aquila, pronti a intervenire con la giusta dose di “paura tecnologica”. Il futuro è robotico, e a quanto pare, anche un po’… selvatico.
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