Seguici su

Attualità

COVID-19: TITANIC IN AFFONDAMENTO AL COMANDO DEL FISCO (di Silvio Ceci)

Pubblicato

il

 

Sappiamo che fino ad oggi l’attuale governo non ha concesso praticamente nulla alle categorie produttive del paese. Nessun fondo di aiuto, nessuno sconto sulle scadenze fiscali. Nulla, salvo il riconoscimento di un misero importo agli autonomi per il solo mese di Marzo, peraltro attribuito solo nel caso di redditi inferiori ad una certa somma e peraltro a tutt’oggi nemmeno distribuito a tutti gli aventi diritto, e la sospensione del mutuo prima casa, anche in questo caso solo a certe condizioni. Le povere imprese, costrette ad interruzioni forzate e distruttive, hanno ottenuto solo il riconoscimento di un credito di imposta pari al 60 per cento del canone di locazione ed esclusivamente nel caso in cui l’immobile in affitto rientri nella categoria catastale C1.

I famosi miliardi da distribuire a destra e a manca si sono rivelati le solite chimere della politica più impreparata di sempre.  Mentre Germania, Stati Uniti ed altri Paesi d’occidente provvedevano a riconoscere immediatamente somme consistenti a famiglie e ad imprese nel giro di 24 ore, in Italia, dopo oltre 1 mese dall’avvio della fase emergenziale, il governo ha previsto il riconoscimento di semplici prestiti a tassi agevolati. Ma non basta. La norma di legge – che affida la gestione dei finanziamenti alle banche – non ha imposto alcuna tempistica nella erogazione dei prestiti con la conseguenza, già denunciata nei giorni scorsi, che ad oggi, malgrado la presentazione di milioni di domande di finanziamento, praticamente ben pochi hanno ottenuto le somme vitali per coprire le spese e garantire la sopravvivenza di milioni di attività.

Intanto, mentre si aspetta invano una risposta dall’Europa sempre più lontana dai valori comunitari e che da tempo ha gettato la maschera rivelando la sua maligna identità che solo il governo italiano non vuole riconoscere,  si parla di una fantomatica task-force con personaggi non eletti calati dall’alto.

Di fronte a tale desolazione e tale senso di abbandono per le categorie produttive del Paese che costituiscono la vera ossatura del sistema economico nazionale – già in fortissimo disagio da molti anni a causa della crisi economica globale e della insostenibile pressione fiscale -, apprendere che lo Stato si prepara a fare ripartire la macchina degli Accertamenti, come se nulla fosse, lascia un senso di perplessità e di rabbia difficilmente contenibile, specie se si considera che la previsione ufficiale Istat è che, a causa dell’epidemia, l’Italia andrà incontro ad un crollo del PIL non inferiore al 15% praticamente pari a quello della fine della seconda guerra mondiale.

Infatti, è difficile spiegare come  sia possibile che nessuno dei nostri politici – anche dell’opposizione – abbia realizzato la gravità della situazione che stiamo vivendo da anni e che si è irrimediabilmente aggravata con l’emergenza Covid-19. Non una sola voce si è levata a tutela di imprese ed autonomi dalle aule del parlamento, nemmeno ora.

Anche la precedente compagine governativa – teoricamente composta anche da partiti rappresentativi teoricamente delle classi produttive – ha partorito solo norme filoamministrative come la legge che addirittura ha previsto l’allungamento dei termini di accertamento da 4 a 5 anni, offrendo così termini più comodi al Fisco per svolgere accertamenti.

Nessuna voce, però, si è levata nemmeno dalle associazioni di categoria come Confindustria o gli ordini professionali che, anzi ed incredibilmente, con il loro silenzio, hanno avallato misure ingiuste che hanno spianato la strada ad altri provvedimenti sempre più sfacciatamente pro-fisco.

Da anni si parla di riforma fiscale che tuteli in modo adeguato i contribuenti ma l’unico dato concreto che emerge in modo inoppugnabile sono invece i rafforzamenti dei poteri degli uffici dell’Agenzia delle entrate che, ormai, come noto, agiscono con prerogative proprie di apparati dittatoriali tanto da essere diventate comuni in Italia espressioni come dittatura fiscale o Stato di polizia fiscale per riferirsi alla micidiale macchina dell’Erario.

Anche sul fronte giudiziario nulla è stato fatto per riequilibrare il rapporto tra contribuente e fisco giacché le Commissioni tributarie sono, di fatto, delle vere e proprie propaggini dell’Agenzia delle entrate in cui i giudizi spesso si riducono a farse con un finale già scritto tanto da ricordare i famigerati tribunali del popolo di staliniana memoria in cui il borghese di turno affrontava il processo ben consapevole che la sentenza sarebbe stata una sola: la condanna a morte.

E nemmeno la Cassazione ormai riesce ad assicurare indipendenza ed imparzialità se si tiene conto che, specie negli ultimi anni, è intervenuta sempre a tutela del fisco, stroncando a favore dell’Erario, tante volte con motivazioni gravemente carenti, dibattiti giuridici su temi delicatissimi quali la corretta notifica degli atti di accertamento oppure la legittimazione alla firma dei funzionari privi di potere.

Sono stati denunciati questi fatti in molteplici occasioni e oggi si può affermare con certezza che la situazione si è solo aggravata. E la prova di tale aggravamento è proprio nella notizia che riferita in apertura giacché in nessun Paese civile in cui il governo abbia a cuore il benessere dei cittadini si sarebbe potuto anche solo immaginare l’annuncio di accertamenti fiscali in condizioni di emergenza sanitaria e finanziaria nazionale.

Perchè accade questo?

La risposta è che nel corso degli ultimi decenni si è tollerata la crescita della macchina amministrativa con “mandarini” sempre più potenti che hanno preteso ed ottenuto prerogative (con i relativi tornaconti economici) sempre più forti che hanno sbilanciato il rapporto tra gli organi politici, rappresentativi della collettività, e l’apparato esecutivo. Tale squilibrio, aggravato dal delinearsi di una classe politica sempre più impreparata ed incompetente che ha ceduto potere alla burocrazia, ha determinato, come conseguenza, anche la dilatazione della macchina amministrativa che, ovviamente, richiede sempre più danaro per sussistere e tali risorse finanziarie si ottengono da due canali: le tasse – sempre più esorbitanti – e gli accertamenti fiscali, ormai svolti, come detto, con metodi che di democratico e garantistico non hanno nulla.

La fame di danaro di questo Leviatano – ormai senza controllo alcuno –  si traduce nella Aggressività dell’Erario anche in situazioni di emergenza come quella attuale.

L’esortazione – rivolta a politici di buon senso e agli organismi rappresentativi delle categorie produttive – è di agire con la massima urgenza e decisione per arrestare la deriva burocratica di cui siamo vittime da anni e che non rallenta nemmeno nell’emergenza.

In questi giorni il primo ministro Conte ed il presidente Mattarella ripetono spesso l’espressione “siamo sulla stessa barca” per sottolineare la comunanza di interesse e di condizioni fra tutti i cittadini nel dramma dell’epidemia Covid-19.   Ma l’impressione – che lascia un forte senso di amaro in bocca – è che purtroppo su questa barca ci siano passeggeri di serie A, lontani dalla tempesta ed accomodati in cabine confortevoli, e passeggeri di serie B, ammassati nelle stive invase dall’acqua come sul Titanic e destinati a morte sicura.


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito