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Cosa fare in caso di ricezione di Avvisi di addebito INPS

Gli avvisi di addebito INPS sono atti equivalenti alle cartelle esattoriali, che dopo la notifica vengono affidati all’Agenzia Entrate Riscossione per il recupero del credito esattoriale. Ecco come comportarsi

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In caso di ricezione di avvisi di addebito INPS occorre valutare attentamente come comportarsi in termini molto stretti.

E difatti questi atti dell’INPS possono essere impugnati solo entro 40 giorni (ed in alcuni casi solo in 20 giorni).

Gli avvisi di addebito INPS sono atti equivalenti alle cartelle esattoriali, che dopo la notifica vengono affidati all’Agenzia Entrate Riscossione (ex Equitalia) per il recupero del credito esattoriale.

Il motivo principale di annullamento degli avvisi di addebito sta nella prescrizione dei crediti in questi portati, prescrizione che è pari a 5 anni e che va sempre eccepita da chi voglia ottenere l’annullamento del debito stesso.

Gli avvisi di addebito INPS per la gestione separata

Spesso l’INPS notifica ai cittadini gli atti di avviso di addebito relativamente la contribuzione dovuta alla gestione separata.

Ciò sia per i professionisti che non dovevano iscriversi all’INPS, sia per altri lavoratori che non si sono iscritti vuoi a ragione vuoi a torto alla gestione separata.

La gestione separata è forma residuale, a cui devono iscriversi tutti coloro che non siano iscritti in altra gestione previdenziale.

Anche con riferimento agli avvisi di addebito INPS per la gestione separata può valere la pena di presentare opposizione per prescrizione o per il difetto di notifica.

Contributi INPS dichiarati ma non versati?

Si potrebbe discutere se la prescrizione valga diversamente nel caso in cui i contributi siano stati dichiarati dal lavoratore ma non versati, e se questa dichiarazione valga quale riconoscimento del debito.

Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo contributivo sorge quando il lavoratore autonomo produce un reddito specifico. La giurisprudenza afferma inoltre che il termine di prescrizione dipende dalla data di scadenza del pagamento dei contributi dovuti.

Se i contributi sono stati dichiarati nei redditi, la prescrizione sarà di 5 anni.

In questo caso, l’argomento dell’INPS secondo cui la dichiarazione costituirebbe un riconoscimento del debito non ha validità.

La rateizzazione dell’avviso di addebito

La rateizzazione dell’avviso di addebito è possibile su richiesta del contribuente. La durata del piano di rateizzazione dipende dalla fase del rapporto con l’INPS:

  1. Prima della notifica dell’avviso di addebito, la richiesta di rateizzazione deve essere presentata all’INPS. La durata del piano di rateizzazione è di 24 mesi, salvo autorizzazione del Ministero del Lavoro per estenderla a 36 mesi. In caso di incertezze interpretative o fatti dolosi di terzi, la durata può essere estesa a 60 mesi.
  2. Dopo la notifica dell’avviso di addebito, la richiesta di rateizzazione deve essere presentata all’Agenzia Entrate Riscossione. È possibile richiedere un piano di rateizzazione di 72 o 120 rate mensili.

Il piano di rateizzazione deve includere tutti i debiti pendenti con l’INPS, ma può riguardare solo quelli scaduti, escludendo quelli in scadenza.

Questi termini cambiano velocemente, non c’è un governo che non vuole modificare questa disciplina, per cui occorre sempre chiedere aiuto ad un commercialista o ad un avvocato che si occupi di avvisi di addebito INPS e altri debiti con l’agenzia delle Entrate Riscossione.


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