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Corte di Giustizia UE: si a tamponi e divieti di viaggi, ma con proporzionalità. Una sentenza pilatesca

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Una sentenza europea autorizza le restrizioni, ma pone dei limiti che, però, saranno tutti da interpretare.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Cgue) ha emesso una sentenza il 5 dicembre 2023, confermando la validità dei divieti di viaggio e degli obblighi di test diagnostici e quarantena adottati durante l’emergenza sanitaria da COVID-19, come riportato da Italia Oggi.

In una situazione di pandemia, uno stato dell’Unione Europea ha il diritto di vietare i viaggi non essenziali verso altri stati classificati come zone ad alto rischio (zone rosse) per ragioni sanitarie. Inoltre, è legittimo imporre alle persone che entrano nel territorio di uno stato di sottoporsi a test diagnostici e di osservare una quarantena.

Tuttavia, per essere conformi alla legittimità, queste limitazioni devono essere motivate, chiare, precise, non discriminatorie, proporzionate e devono essere soggette a possibilità di ricorso davanti a un giudice o un’autorità amministrativa. Il caso che ha portato a questa pronuncia coinvolge il Belgio, che, come altri paesi, ha vietato i viaggi non essenziali da e verso le zone rosse e ha imposto test e periodi di quarantena ai viaggiatori in entrata.

Il contenzioso è nato quando un’agenzia di viaggi ha annullato tutti i viaggi previsti tra il Belgio e la Svezia, quest’ultima temporaneamente inserita nella zona rossa. Contestando la decisione del governo belga, l’agenzia ha avviato una causa e richiesto il risarcimento del danno subito per i viaggi cancellati.

La Cgue è stata chiamata a valutare la legittimità della normativa belga rispetto all’ordinamento europeo, in particolare agli articoli 23 e 25 del codice frontiere Schengen. La Corte ha chiarito che in tempo di crisi, una malattia contagiosa come il COVID-19 può essere considerata una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza pubblica interna, giustificando quindi limiti alla circolazione delle persone.

La Cgue ha stabilito che gli stati dell’Unione Europea possono vietare i viaggi non essenziali da o verso altri stati classificati come “zona rossa” e imporre test e quarantene per combattere una pandemia come il COVID-19. Tuttavia, queste misure devono essere adottate con disciplina di portata generale, motivazione adeguata e contenere norme chiare e precise, prevedendo la possibilità di ricorsi amministrativi e giurisdizionali per contestare eventuali discriminazioni.

La Corte ha enfatizzato l’importanza del principio di proporzionalità: le misure adottate devono essere contenute al necessario rispetto all’obiettivo di contenere la pandemia, bilanciando gli interessi coinvolti rispetto alla gravità dell’ingerenza nei diritti e nelle libertà delle persone interessate. Le decisioni della UE sono applicabili a tutti gli stati della UE.

Il problema è che il principio di proporzionalità e la non discriminazione sono principi che devono essere valutati da un’autorità giudiziaria eventualmente anche amministrativa, ma, nel frattempo, la libertà di movimento dei cittadini viene fortemente limitata. Sarebbe stato più ttutelante definire in modo più restrittivo e rigido i casi in cui la libertà personale può essere limitata. 


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