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Confronto PIL Q3: La Francia accelera (+0,5%), Italia e Germania stagnano, ma chi paga il conto a deficit?

PIL: Francia stacca tutti (+0,5%), Italia e Germania al palo (0,0%). Il segreto? Un deficit quasi doppio. Forse è meglio non avere un governo…

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Il terzo trimestre del 2025 ci consegna un’Europa a diverse velocità, dove le “cicale” sembrano correre più delle “formiche”. I dati preliminari sul PIL vedono infatti una Francia in netta accelerazione, mentre la Germania, la presunta locomotiva d’Europa, e l’Italia restano impantanate nella stagnazione (0,0%).

Un quadro che merita un’analisi attenta, soprattutto quando si confronta la crescita con lo stato dei conti pubblici.

La (costosa) fuga in avanti della Francia

L’economia francese ha sorpreso positivamente, segnando un +0,5% congiunturale nel Q3 2025, ben oltre le aspettative (ferme a +0,1%) e in accelerazione rispetto al +0,3% del trimestre precedente. Si tratta della crescita più rapida dal secondo trimestre 2023.

Cosa ha trainato Parigi?

  • Export: Un balzo del +2,2% (guidato da aerospazio, chimica e farmaceutica).
  • Investimenti Fissi: +0,4% dopo la stagnazione del Q2.
  • Commercio Estero Netto: Ha contribuito per 0,9 punti percentuali, grazie anche a un calo delle importazioni (-0,4%). 

Su base annua, la crescita francese si attesta a un solido +0,9%. Tutto bene, quindi? Non proprio, se guardiamo il “motore” di questa crescita.

Comunque vediamo il grafico sulla crescita francese, da Tradingeconomics:

Francia crescita del PIL annuo

Italia e Germania: Il palo della stagnazione

Mentre Parigi festeggia, Berlino e Roma masticano amaro.

La Germania ha registrato una crescita nulla (0,0%) nel Q3, dopo un Q2 rivisto al -0,2%. Un timido supporto è arrivato dagli investimenti in macchinari, ma è stato vanificato dal calo dell’export, vero tallone d’Achille dell’industria tedesca. Su base annua, la crescita è minima (+0,3%). Ironicamente, il governo tedesco ha appena rivisto al rialzo le stime per il 2025 (a +0,2%) e promette futuri aumenti di spesa pubblica per infrastrutture e difesa.

Ecco il grafico annuo:

L’Italia non fa meglio. Il PIL è rimasto invariato (0,0%) rispetto al Q2, deludendo le attese di un rimbalzo (+0,1%). A pesare sono la contrazione dell’industria e la frenata dei servizi, che vanificano il lieve recupero dell’agricoltura. Su base annua, il PIL italiano cresce di un modesto +0,4%, mantenendo il paese su una traiettoria dello 0,5% annuo, leggermente al di sotto delle ultime proiezioni della Banca d’Italia.

Ecco il relativo grafico annuo:

Ecco un confronto rapido dei dati chiave del Q3 2025:

IndicatoreFranciaGermaniaItalia
PIL Q3 (Trim./Trim.)+0,5%0,0%0,0%
PIL Q3 (Anno/Anno)+0,9%+0,3%+0,4%
Driver Crescita Q3Export, InvestimentiInvestimenti (macch.)Agricoltura (debole)
Elementi Negativi Q3ScorteExportIndustria, Servizi

 

Il vero “trucco”: Il Deficit

Come fa la Francia a crescere così tanto mentre i suoi vicini sono fermi? La risposta, neanche troppo nascosta, sta nella spesa pubblica e nel deficit di bilancio.

Mentre l’Italia sta lottando per portare il deficit 2025 attorno al 3,0% (dal 3,4% del 2024) per uscire dalla Procedura di Infrazione, e la Germania, nonostante i grandi annunci di spesa, punta a un deficit del 2,5% (in calo dal 2,7% 2024), la Francia viaggia su altri binari.

Il budget francese per il 2025 punta a un deficit tra il 4,7% e il 5,0% del PIL.

Sì, avete letto bene: quasi il doppio dell’Italia e della Germania.

Questo dopo un 2024 che si è chiuso al 5,4%. Certo, il governo francese (o quel che ne resta, data l’instabilità politica) parla di una “stretta” da 30 miliardi di euro, ma il livello di stimolo fiscale iniettato nell’economia è palesemente su un altro ordine di grandezza rispetto ai partner.

Viene quasi da chiedersi se, paradossalmente, la cronica instabilità politica francese non “aiuti” l’economia: senza maggioranze solide, nessuno ha veramente il coraggio di “mettere a posto i conti” e avviare politiche di austerità.

Per l’Italia, questo è un campanello d’allarme. Ci troviamo nella situazione peggiore: stagnazione economica (0,0%) combinata con la necessità (imposta dall’UE) di stringere i cordoni della borsa (obiettivo 3%). La Francia, infischiandosene ampiamente dei parametri, usa la leva keynesiana e cresce. Un film già visto, che per l’Italia non promette nulla di buono.

 

Domande e risposte

 

  • Perché l’economia francese cresce molto più di quella italiana e tedesca?

    La crescita francese del Q3 2025 (+0,5%) è stata spinta da un forte aumento delle esportazioni, in particolare nel settore aerospaziale e chimico, e da una ripresa degli investimenti. Tuttavia, questo dinamismo si inserisce in un contesto di stimolo fiscale molto marcato: il deficit pubblico francese previsto per il 2025 è quasi il doppio di quello italiano e tedesco (4,7%-5,0% contro 3,0% e 2,5%). Questa spesa pubblica, di chiara impostazione keynesiana, sostiene la domanda interna e “compra” la crescita, a differenza delle politiche più restrittive (o della debolezza dell’export) di Italia e Germania.

  • Qual è il problema principale dell’economia italiana e tedesca in questo momento?

    Entrambe soffrono di stagnazione (crescita zero nel Q3), ma per ragioni parzialmente diverse. La Germania, tradizionalmente una potenza esportatrice, sta pagando il prezzo del rallentamento globale e delle difficoltà del suo settore manifatturiero (l’export è in calo). L’Italia soffre di una debolezza strutturale della domanda interna, con il settore industriale in contrazione e i servizi fermi. Per l’Italia, il problema è aggravato dalla necessità di rientrare nei parametri di bilancio UE (obiettivo 3% di deficit), che limita la possibilità di usare la spesa pubblica come stimolo.

  • Avere un deficit alto come quello francese è una strategia vincente?

    Dipende dall’orizzonte temporale. Nel breve termine, un deficit elevato (spesa pubblica superiore alle entrate) agisce come un potente stimolo keynesiano: sostiene i consumi, gli investimenti e l’occupazione, permettendo al PIL di crescere (come dimostra il +0,5% francese). Nel lungo termine, tuttavia, accumula debito pubblico. La “scommessa” francese è che la crescita generata ripaghi il debito. Per contro, l’approccio “rigorista” (deficit basso durante la stagnazione), imposto all’Italia, rischia di soffocare l’economia e peggiorare il rapporto debito/PIL, non per aumento del debito ma per crollo del PIL.

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