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Difesa

Conflitto India-Pakistan: non si arresta l’escalation, anzi si ampliano le aree di conflitto

Continuano , anzi si intensificano, gli contri fra Pachistan e India, conn voci di bombardamento al porto di Karachi, e una guerra aerea sempre più intensa. La Pace non è vicina, in questo momento

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Le prime ore del 9 maggio 2025 hanno segnato un’ulteriore, drammatica escalation nel confronto tra India e Pakistan, con un’intensa attività militare transfrontaliera e una parallela guerra di dichiarazioni.

Questi eventi si innestano in una spirale di violenza iniziata con l’attacco terroristico a Pahalgam il 22 aprile, ma le dinamiche osservate nelle ultime 16 ore – a partire dalle 00:00 UTC del 9 maggio – indicano un pericoloso salto di qualità. La natura di potenze nucleari dei due contendenti accentua la gravità della situazione, un aspetto sottolineato con preoccupazione da diverse analisi internazionali.

Nonostante l’attivazione di canali di comunicazione a livello di Consiglieri per la Sicurezza Nazionale , la rapidità con cui si susseguono azioni militari e reazioni suggerisce una soglia di tolleranza estremamente bassa da ambo le parti. In una situazione caotica, in cui le infomazioni sono confuse manovrate e frammentarie vi è l’elevato rischio di miscalculation, ovvero errori di valutazione che potrebbero avere conseguenze catastrofiche.

La coesistenza di dialogo e conflitto attivo dipinge un quadro di equilibrio estremamente precario, in cui la retorica e le azioni militari potrebbero facilmente superare la capacità dei canali diplomatici di contenere la crisi.

Dinamiche Militari e Tecniche 

Nelle ultime 16 ore, il confronto militare tra India e Pakistan si è manifestato attraverso una complessa interazione di attacchi aerei, risposte missilistiche, scontri lungo la Linea di Controllo (LoC) e presunte, ma controverse, operazioni navali, il tutto in una guerra di social

  1. Attacchi e Contrattacchi Aerei e Missilistici

Durante la notte tra l’8 e il 9 maggio e nelle prime ore del 9 maggio, si è assistito a un intenso scambio di azioni offensive e difensive.

  • Azione Indiana: L’Esercito Indiano ha comunicato venerdì mattina (9 maggio) di aver fornito una “risposta adeguata” a una serie di attacchi coordinati dalle Forze Armate Pakistane lungo l’intero confine occidentale, inclusa la LoC nel Jammu e Kashmir. Il Ministero della Difesa indiano aveva già dichiarato nella tarda serata di giovedì che stazioni militari a Jammu, Pathankot e Udhampur erano state bersagliate da droni e missili di origine pakistana, ma che le minacce erano state neutralizzate senza perdite.
    Fonti della difesa indiana hanno ulteriormente dettagliato venerdì mattina che oltre 50 droni pakistani sono stati neutralizzati durante un’operazione su larga scala dalle unità di Difesa Aerea dell’Esercito, impiegando sistemi d’arma come cannoni L-70, ZU-23mm, sistemi semoventi Shilka e altre tecnologie anti-drone. Per contrastare questi attacchi, l’Aeronautica Indiana (IAF) ha attivato la sua Griglia Integrata Anti-Sistemi Aeromobili Senza Pilota (UAS) e dispiegato sistemi di difesa aerea avanzati, tra cui l’S-400 Triumf (di fabbricazione russa), il Barak 8 MRSAM (israelo-indiano) e l’indigeno Akash. Sarebbero stati intercettati almeno otto missili lanciati dal Pakistan verso località come Satwari, Samba, RS Pura e Arnia.

F.16 pachistano

Fonti mediatiche indiane hanno riportato l’abbattimento di velivoli pakistani, specificamente caccia F-16 e JF-17, nelle prime ore del 9 maggio , un’affermazione prontamente smentita dal Ministro dell’Informazione pakistano. Addirittura si parla dell’abbattimento di un AWACS pachistano.

L’India ha anche dichiarato di aver colpito e neutralizzato sistemi di difesa aerea pakistani a Lahore nella mattinata del 9 maggio , con NDTV che ha aggiunto la neutralizzazione di sistemi missilistici pakistani puntati contro 15 città indiane. Sono stati inoltre segnalati attacchi con droni kamikaze indiani, presumibilmente del tipo Harop di fabbricazione israeliana, contro diverse città pakistane tra cui Lahore, Karachi, Rawalpindi (dove sarebbe stato danneggiato lo stadio di cricket), Attock e Bahawalpur nelle prime ore del 9 maggio. Il Pakistan, da parte sua, ha rivendicato l’abbattimento di un numero significativo di questi droni, quantificato tra 25 e 30 unità.

  • Azione Pakistana: Il Direttore Generale dell’Inter-Services Public Relations (DG ISPR), Tenente Generale Ahmed Sharif Chaudhry, ha rigettato categoricamente il 9 maggio le affermazioni indiane relative ad attacchi pakistani contro 15 località indiane, definendole “totalmente false”. Al contrario, ha accusato l’India di aver lanciato tre proiettili sul proprio territorio ad Amritsar con l’intento di fomentare sentimenti anti-pakistani, una versione sostenuta anche dal Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri pakistano, Ishaq Dar. Il Pakistan ha negato di aver condotto attacchi contro Pathankot, Jaisalmer e Srinagar nelle prime ore del 9 maggio.    Il Ministro dell’Informazione pakistano, Attaullah Tarar, ha sottolineato che il Pakistan ha finora operato esclusivamente con una “risposta difensiva”. Nonostante ciò, il DG ISPR ha lanciato un monito severo: “Quando il Pakistan colpirà, sarà inconfondibile e innegabile… le sue riverberazioni si sentiranno in tutto il mondo”.

L’intensità e la natura degli scambi aerei e missilistici, con l’impiego di droni avanzati e sofisticati sistemi di difesa, unitamente alla feroce guerra informativa e alle contrastanti rivendicazioni di successo, suggeriscono che il conflitto stia evolvendo e rischi di sfuggire di controllo. Non si tratta solo di infliggere danni materiali, ma anche di dimostrare una superiorità tecnologica e di plasmare la percezione degli eventi sia all’interno dei rispettivi paesi sia sulla scena internazionale. Questa dinamica configura una sorta di “guerra tecno-psicologica”, dove la componente tecnologica serve tanto come strumento militare diretto quanto come leva di deterrenza psicologica e affermazione di predominio. Parallelamente, la “guerra delle narrazioni” mira a consolidare il supporto interno e a influenzare la comunità internazionale, rendendo estremamente complesso discernere la verità oggettiva degli accadimenti.

2. Scontri lungo la Linea di Controllo (LoC) e il Confine Internazionale (IB)

Parallelamente alle operazioni aeree, la Linea di Controllo e il Confine Internazionale sono stati teatro di rinnovata e intensa attività bellica. Nelle prime ore di venerdì 9 maggio, si è registrata una ripresa dei combattimenti lungo la LoC, con l’esercito indiano che ha dichiarato di aver risposto con efficacia alle violazioni del cessate il fuoco da parte pakistana in settori chiave come Kupwara e Uri. Fonti indiane hanno confermato la continuazione di tali violazioni anche nella mattinata del 9 maggio, sottolineando come l’India abbia sventato gli attacchi.

Al Jazeera ha descritto la situazione a Srinagar lungo la LoC come “molto tesa”, caratterizzata da scambi di fuoco e bombardamenti di artiglieria per la terza notte consecutiva, quella tra l’8 e il 9 maggio. Un altro episodio significativo ha visto la Border Security Force (BSF) indiana sventare un tentativo di infiltrazione nel settore di Samba (Jammu) nella notte tra l’8 e il 9 maggio. L’operazione, secondo la BSF, si è conclusa con l’uccisione di sette terroristi e il danneggiamento di un posto dei Rangers pakistani.

La persistenza e l’intensificazione degli scontri sulla LoC, in concomitanza con gli attacchi aerei e missilistici, non sembrano casuali. Indicano piuttosto un possibile ampliamento del conflitto su più fronti, una strategia che, se confermata, aumenta esponenzialmente il rischio di vittime civili e di un’escalation incontrollata a livello tattico. Le popolazioni civili che risiedono lungo la LoC sono le più esposte, come testimoniano i danni alle abitazioni e le vittime riportate. Questa situazione sul terreno, con la sua intrinseca volatilità, potrebbe facilmente generare incidenti capaci di degenerare rapidamente, complicando ulteriormente gli sforzi di de-escalation condotti a livelli superiori.

3 Presunte Operazioni Navali e Attacco al Porto di Karachi

Un elemento di particolare rilievo e controversia riguarda le notizie di presunte operazioni navali indiane e un attacco al porto di Karachi. Numerosi media indiani hanno diffuso, nelle prime ore del 9 maggio, informazioni relative a un presunto attacco della Marina Indiana contro il porto di Karachi, avvenuto nella notte tra l’8 e il 9 maggio. Alcuni resoconti menzionavano l’impiego della portaerei INS Vikrant e di missili da crociera Tomahawk e BrahMos.

Missile Brahmos

La reazione ufficiale pakistana è stata inizialmente di netta smentita. L’account X (precedentemente Twitter) ufficiale del Karachi Port Trust (KPT), @official_kpt, ha definito le notizie “completamente false e infondate”, assicurando che il porto operava normalmente. Lo stesso account è stato hackerato ed ha inviato notizie contraddittorie, a dimostrare come si combatta anche una confusa guerra informativa fra le parti.

4 Guerra informativa e caos totale

A complicare ulteriormente il quadro, diverse testate e organismi di fact-checking hanno denunciato la circolazione di disinformazione. Outlook India, ad esempio, ha ricondotto immagini virali di un presunto attacco al porto di Karachi a fotografie di Gaza risalenti al 2020 , mentre il Press Information Bureau (PIB) indiano ha smentito altre notizie false, tra cui un presunto attacco al porto di Hazira in Gujarat.

Il Ministero dell’Informazione e della Radiodiffusione indiano ha inoltre accusato Express News (Pakistan) di aver diffuso “segmenti drammatici che asserivano attacchi missilistici indiani sul porto di Karachi”, attribuendo al DG ISPR pakistano l’uso di termini come “scontro inevitabile” in relazione a Karachi, senza però fornire prove verificate.

La gestione contraddittoria delle informazioni da parte di un’entità ufficiale come il KPT, unita alla rapida propagazione di notizie false e alle accuse incrociate, suggerisce la presenza di elementi tipici della guerra ibrida. L’obiettivo potrebbe essere quello di generare confusione, incertezza e, possibilmente, testare le reazioni avversarie e internazionali.

Un attacco confermato a un’infrastruttura economica critica come il porto di Karachi, che gestisce una quota preponderante del commercio marittimo pakistano , rappresenterebbe una gravissima escalation qualitativa del conflitto.

Le implicazioni economiche per il Pakistan, già in una situazione finanziaria precaria , e per la stabilità regionale sarebbero profonde. Ecco perché le notizie riguardanti quello scalo sono particolarmente importanti: potrebbero minare la solidità del fronte interno pachistano, da cui il voluto caos informativo. Del resto nessun giornalista neutrale si prende la briga, e il rischio, di andare di persona sul posto.

Intanto questa  guerra sta producendo morti e feriti veri, fra i militari e i civili, su entrambe i lati del confine, il cui numero è difficilmente valutabile per l’assena di fonti indipendenti credibili. 

L’uscita non sembra vicina

Leggendo i media indiani a pachistani siamo ben lontani dal raggiungimento di una diminuzione dello scontro. Si parla di non interrompere le azioni sino a quando l’avversario non sia ridotto all0impossibilità di nuocere, ma la distruzione o la riduzione consistente, dell’avversario non è un obiettivo raggiungibile nel breve periodo, anzi forse nanche nel lungo.

Non c’è l volontà di trattare  e i richiamo alla pace, per ora, stanno cadendo nel vuoto.

 

 


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