Seguici su

Difesa

La Teoria del Complotto sul software spia che sta infiammando il web: l’India, il Mossad e il ruolo di Starlink

Una teoria cospiratoria infiamma il web: software indiano in Iran e nel Golfo pieno di backdoor israeliane. Scopri perché questa voce, tra Starlink di Elon Musk e spionaggio, è così affascinante ma non provata.

Pubblicato

il

Una storia che sembra uscita da un thriller di spionaggio sta guadagnando terreno sul web, alimentando teorie del complotto che coinvolgono alcune delle nazioni più influenti del Medio Oriente e il gigante tecnologico di Elon Musk. La narrazione, che circola in vari forum e piattaforme di social media, da telegram, con Clash report, a X,  dipinge un quadro inquietante di intrighi geopolitici, spionaggio cibernetico e presunti tradimenti internazionali.

Per fare un esempio di chi parla di questa storia su X cè Nayib Khan, che afferma di essere un collabratore del network Al Jazeera:

 

Secondo questa voce che sta correndo in rete, una massiccia operazione segreta del Mossad in Iran avrebbe svelato una cospirazione informatica di proporzioni epiche. La teoria sostiene che, in seguito a indagini congiunte con Cina e Russia, le autorità iraniane avrebbero scoperto che programmatori indiani impiegati in Iran erano in contatto con l’India tramite il servizio internet satellitare Starlink di Elon Musk.

La presunta scoperta, frutto di arresti e interrogatori, è a dir poco scioccante: gran parte del software “indiano” utilizzato in Iran sarebbe in realtà di origine israeliana, dotato di backdoor nascoste. Queste falle di sicurezza permetterebbero la trasmissione in tempo reale di dati sensibili a Israele, inclusi registri civili, dati dei passaporti e persino informazioni dai sistemi aeroportuali. La teoria si spinge oltre, suggerendo che questo software potrebbe persino interferire con dispositivi militari e consentire operazioni di controllo remoto.

Il presunto complotto non si limiterebbe all’Iran. La voce online afferma che lo stesso software spia sarebbe in uso in diversi Stati del Golfo—Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar e Kuwait—il che significherebbe che i dati relativi a ogni persona che entra o esce da questi Paesi, compresi i cittadini egiziani, verrebbero monitorati e condivisi con le agenzie di intelligence israeliane.

 

Fatti e plausibilità: il confine tra realtà e finzione

Per quanto la trama sia avvincente, è cruciale separare i fatti dalle affermazioni non verificate, anche perché una buona fandonia si basa comunque su dei pezzi di verità. Non esistono fonti giornalistiche o rapporti di intelligence affidabili e accreditati che confermino questa storia. Tuttavia, alcuni elementi di contorno rendono la narrazione plausibile e affascinante, contribuendo alla sua diffusione online.

  • La presenza di indiani in Iran: È un dato di fatto che un gran numero di cittadini indiani lavora in Iran. Recenti report hanno confermato che migliaia di indiani, inclusi programmatori e tecnici, sono stati evacuati dal Paese a causa dell’escalation delle tensioni regionali e degli attacchi israeliani. Questa realtà conferisce un fondo di verità al contesto della storia, rendendola più credibile.
  • L’uso di Starlink in Iran: È noto che il servizio Starlink, nonostante le restrizioni governative, è stato utilizzato in Iran per aggirare la censura di internet durante proteste e periodi di crisi. Questo dettaglio tecnologico, pur non provando la presunta operazione di spionaggio, aggiunge un tocco di modernità e realismo alla narrazione.
  • I rapporti tra paesi del Golfo e Israele: Diversi Paesi del Golfo hanno normalizzato o stanno normalizzando i rapporti con Israele, come dimostrato dagli Accordi di Abramo. Inoltre, è ampiamente documentato che alcuni di questi Paesi acquistano e utilizzano direttamente software di spionaggio israeliano come Pegasus e Reign. Questo fatto rende meno necessario e quindi meno probabile l’uso di intermediari come le aziende di software indiane per operazioni di spionaggio. I Paesi del Golfo non avrebbero bisogno di backdoor nascoste in software di terze parti se possono comprare gli strumenti di spionaggio più sofisticati direttamente alla fonte.

In conclusione, la storia del software indiano-israeliano con backdoor è una voce online che, sebbene manchi di prove concrete, si alimenta di un terreno fertile di verità geopolitiche e tecnologiche. Bisogna però ricordare che, prima dell’attacco israeliano, i rapporti fra India e Iran erano piuttosto buoni, con scambi commerciali e perfino esercitazioni navali comuni.  Quindi è tutt’altro che strano che tecnici indiani operassero in

La sua natura drammatica e il suo focus su temi di grande attualità l’hanno resa una narrazione virale, ma finché non emergeranno fonti affidabili a supporto, rimane confinata nel regno delle teorie affascinanti ma non provate.


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito


E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento