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Commercio: Trump sigla accordi con 4 nazioni latinoamericane. Dazi giù su alcuni prodotti, ma scoppia il caso della carne argentina.

L’Amministrazione USA stringe accordi selettivi con quattro paesi latinoamericani. Tariffe ridotte su caffè e banane, ma la vera partita si gioca sulla carne argentina, che spacca i Repubblicani.

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L’amministrazione Trump non smette di rimodellare la mappa del commercio globale, questa volta guardando a Sud. La Casa Bianca ha annunciato una serie di nuovi accordi commerciali con quattro nazioni dell’America centrale e meridionale: Ecuador, Guatemala, El Salvador e Argentina.

L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre i dazi su beni specifici, tra cui caffè, banane e, soprattutto, carne bovina.

Tuttavia, non si tratta di un “liberi tutti”. Come confermato dal Rappresentante per il Commercio Jamieson Greer a Fox News, gli Stati Uniti abbasseranno le tariffe solo su determinati alimenti che il paese non produce in quantità sufficiente. Questo approccio selettivo sarà esteso anche ad altre nazioni con cui gli USA hanno accordi pendenti.

“L’annuncio di oggi dimostra che l’America può difendere la sua produzione interna ottenendo al contempo un ampio accesso al mercato con i nostri partner commerciali”, si legge in una nota della Casa Bianca.

In pratica, i funzionari dell’amministrazione hanno spiegato che, sebbene le “tariffe reciproche” generali rimarranno in vigore, alcuni articoli specifici godranno di dazi inferiori (ad esempio quelli non producibili negli USA, come caffè, banane e cacao). Per la maggior parte delle importazioni, tuttavia, la musica non cambia: Argentina, Guatemala ed El Salvador resteranno soggetti a un dazio del 10%, mentre l’Ecuador a uno del 15%.

 

Caffé, un prodotto di Guatemala, Ecuador ed El Salvador

La grana della carne argentina e la rivolta interna del GOP

Il vero nodo politico, però, non riguarda le banane, ma la carne. L’accordo quadro con l’Argentina prevede infatti una riduzione dei dazi sulle importazioni di carne bovina argentina, un tema che ha immediatamente acceso la miccia del malcontento all’interno dello stesso Partito Repubblicano (GOP).

Ben 14 legislatori repubblicani, tra cui figure di peso come il presidente della Commissione Ways and Means della Camera, Jason Smith, hanno firmato una lettera dai toni molto duri indirizzata al Segretario all’Agricoltura Brooke Rollins e allo stesso Greer.

La loro preoccupazione è chiara:

“Sebbene condividiamo l’obiettivo dell’Amministrazione di ridurre i costi per i consumatori, siamo preoccupati che la concessione di un ulteriore accesso al mercato all’Argentina – già uno dei nostri maggiori fornitori di carne bovina – possa indebolire i produttori di bestiame americani, indebolire la nostra posizione nei negoziati commerciali in corso e reintrodurre rischi sanitari animali evitabili.”

I firmatari hanno chiesto maggiori investimenti interni per abbassare i prezzi, piuttosto che affidarsi alle importazioni.

Alla fine, l’accordo annunciato sembra aver trovato un delicato equilibrio politico: concede all’Argentina un certo sollievo sui dazi, ma non aumenta la quota di importazione (il “contingente”) complessiva. Un modo per accontentare i partner sudamericani senza far infuriare completamente gli allevatori americani. Ricordiamo che però Trump dà colpa anche all’oligopolio dei grossisti e d distributori della carne USA per l’aumento dei prezzi della carne bovina

Cosa ottengono gli USA in cambio?

Come in ogni accordo commerciale che si rispetti (almeno secondo la logica “reciproca” di Trump), gli Stati Uniti hanno ottenuto contropartite specifiche.

  • El Salvador: San Salvador si è impegnato ad affrontare le “barriere non tariffarie”, snellendo i requisiti normativi e le approvazioni per le esportazioni statunitensi.

  • Argentina: Buenos Aires ha accettato di concedere un “accesso preferenziale al mercato” a beni statunitensi, tra cui farmaci, prodotti chimici e tecnologia.

  • Guatemala: Si è impegnato a non imporre tasse sui servizi digitali (le cosiddette “digital services taxes”) o altre misure che discriminino i servizi digitali statunitensi.

  • Ecuador: (Che affronta la tariffa base più alta, al 15%) si è impegnato ad adottare e mantenere alti livelli di protezione ambientale e a migliorare la gestione delle foreste per prevenire il disboscamento illegale.

Caffé e carne bovina sono fra i prodottti che Trump vuole veder meno cari

Guatemala ed Ecuador sono anche paesi produttori di caffé, un prodotto che ha visto incrementi di prezzo notevoli e che Trump non vuole comprare dalla Colombia.

Domande e risposte

  • Ma quindi gli USA stanno eliminando tutti i dazi con questi paesi? No, l’accordo è molto selettivo. Le “tariffe reciproche” generali, imposte dall’amministrazione Trump, restano in vigore (10% o 15%). La riduzione riguarda solo una lista ristretta di beni che gli Stati Uniti non producono a sufficienza, come caffè, banane e cacao. L’obiettivo è abbassare i prezzi al consumo su prodotti specifici senza smantellare l’impianto protezionista generale.

  • Perché i Repubblicani sono contrari all’accordo sulla carne argentina? I legislatori repubblicani, specialmente quelli provenienti da stati agricoli, temono la concorrenza. Ritengono che, nonostante il mantenimento delle quote di importazione, la semplice riduzione dei dazi sulla carne argentina (uno dei maggiori fornitori) possa deprimere i prezzi sul mercato interno, danneggiando la redditività degli allevatori americani. Sollevano, inoltre, preoccupazioni formali sui rischi sanitari legati alle importazioni.

  • Cosa ottengono gli Stati Uniti in cambio di queste concessioni? L’amministrazione Trump ha presentato gli accordi come “reciproci”. In cambio della riduzione selettiva dei dazi, gli USA hanno ottenuto impegni precisi. L’Argentina garantirà un accesso preferenziale a beni USA ad alta tecnologia e farmaceutici. El Salvador ridurrà la burocrazia per l’export americano. Il Guatemala, cosa molto importante, ha promesso di non imporre tasse sui servizi digitali statunitensi, un punto chiave per le Big Tech americane.

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