Seguici su

Cultura

Come l’URSS “sovietizzò” il Natale: dalla cancellazione alla Festa d’Inverno di Stalin

L’URSS tentò di cancellare il Natale, ma fallì. La soluzione di Stalin? “Nazionalizzare” la festa: via Gesù Bambino, dentro Nonno Gelo e la Stella Rossa, per una celebrazione della potenza socialista.

Pubblicato

il

I rivoluzionari, specialmente quelli di orientamento socialista, hanno da sempre mostrato una certa ossessione per la “riprogettazione” del calendario. L’obiettivo, neanche troppo velato, è quello di sradicare le vecchie abitudini della popolazione per forgiarne di nuove, più consone alle necessità della classe dirigente rivoluzionaria.

Se i giacobini francesi divennero famosi per aver abolito il calendario gregoriano introducendo settimane di dieci giorni e sostituendo i santi con cavoli e rape, i comunisti sovietici non furono da meno. Tentarono riforme radicali, inclusa l’abolizione della tradizionale settimana di sette giorni (e del riposo domenicale), un esperimento di pianificazione centrale del tempo che, tuttavia, fallì miseramente.

Dove i sovietici ebbero maggior successo fu nell’erosione delle festività cristiane in un paese profondamente segnato dall’ortodossia orientale. Una volta preso il controllo dello Stato, il calendario religioso fu abolito. La Pasqua fu messa fuorilegge e, negli anni in cui i fine settimana furono cancellati, divenne quasi impossibile celebrarla anche nel privato.

Tuttavia, il “problema” più ostico per il Politburo si rivelò essere il Natale. La strategia adottata, alla fine, non fu tanto quella della cancellazione totale, quanto quella di una sostituzione e adattamento ai rituali di regime.

Il fallimento del divieto e la svolta del 1935

Inizialmente, i sovietici tentarono di rimpiazzare il Natale con una festa legata al Komsomol (la lega della gioventù comunista), ma l’iniziativa non prese piede. Di conseguenza, nel 1928, il Natale fu bandito interamente e il 25 dicembre divenne un normale giorno lavorativo.

La svolta pragmatica avvenne nel 1935. Iosif Stalin, in un periodo compreso tra la grande carestia e il Grande Terrore, decise di restituire l’albero celebrativo ai bambini sovietici. La mossa fu geniale dal punto di vista della propaganda: l’albero non fu legato al Natale religioso, ma a un Capodanno secolare. Una festa orientata al futuro che si sposava perfettamente con l’ideologia sovietica del progresso.

Ecco le principali sostituzioni simboliche attuate dal regime per “secolarizzare” la festività:

Simbolo TradizionaleVersione SovieticaSignificato Ideologico
San Nicola / Gesù BambinoDed Moroz (Nonno Gelo)Figura folcloristica, priva di connotazioni religiose.
Aiutanti magiciSnegurochkaLa “Fanciulla di Neve”, assistente laica di Nonno Gelo.
Stella di Betlemme (oro/blu)Stella Rossa a 5 punteSimbolo del potere sovietico e dell’Armata Rossa.
NataleFesta d’InvernoRimozione del riferimento alla natività.

Emily Tamkin scrive su Foreign Policy:

“Ded Moroz [una figura simile a Babbo Natale] è stato riportato in auge. Ha trovato una fanciulla delle nevi delle fiabe che gli facesse da graziosa assistente, Snegurochka. La stella blu a sette punte che sedeva in cima agli alberi imperiali è stata sostituita con una stella rossa a cinque punte, come quella sulle insegne sovietiche. Divenne una festa civica e celebrativa, ritualmente enfatizzata dal ticchettio dell’orologio, dallo champagne, dall’inno dell’Unione Sovietica, dallo scambio di doni e dalle grandi feste”.

Ded Moroz, il Babbo Natale sovietico

La burocratizzazione della gioia

L’operazione non era solo estetica, ma profondamente politica. Secondo un rapporto del Congresso degli Stati Uniti del 1965:

“La lotta contro la religione cristiana, considerata un residuo del passato borghese, è uno degli aspetti principali della lotta per plasmare il nuovo ‘uomo comunista’ […] l’albero di Natale è stato ufficialmente abolito, Babbo Natale è diventato Nonno Gelo, l’albero di Natale è diventato l’Albero d’Inverno, la festa di Natale la Festa d’Inverno. Le cerimonie di denominazione civile sostituiscono il battesimo e la cresima, finora senza molto successo”.

È significativo notare come Stalin avesse calcolato che la figura paterna dispensatrice di doni, tipica del Natale, potesse tornare utile se reindirizzata verso lo Stato.

Stalin come il vero Babbo Natale

L’aspetto più grottesco, ma tecnicamente efficace di questa operazione, fu lo spostamento della gratitudine. I bambini non dovevano ringraziare la provvidenza divina, ma la previdenza del Partito.

Secondo un articolo del 1949 apparso su The Virginia Advocate:

“Alle riunioni dei bambini durante le festività natalizie… il nonno gelo tiene lezioni sul buon comportamento comunista. Di solito conclude il suo discorso con la domanda: ‘A chi dobbiamo tutte le cose buone della nostra società socialista?’. Al che, si dice, i bambini rispondono in coro: ‘A Stalin‘”.

Neanche l’Unione Sovietica riuscì, alla fine, a cancellare completamente il Natale. La resilienza delle tradizioni costrinse il regime a un compromesso: lo adattò a una festa comunista, trasformando la spiritualità in lealtà civica e Babbo Natale in un funzionario agit-prop pro Stalin.

Comunque la Sinistra è sempre la stessa: vuole cancellare, distruggere la cultura popolare. Senza riuscirci.


Domande e risposte

Perché i regimi rivoluzionari cercano spesso di cambiare il calendario?

Il controllo del tempo è una forma di potere assoluto. Modificare il calendario e le festività serve a rompere i legami con il passato, le tradizioni religiose e le abitudini sociali precedenti. Creando nuovi ritmi di vita, i regimi tentano di plasmare una nuova società e un “uomo nuovo” che risponda alle esigenze ideologiche e produttive dello Stato, piuttosto che a cicli naturali o religiosi consolidati nei secoli.

L’esperimento sovietico di cancellare il Natale ha funzionato?

Solo parzialmente. Il divieto totale del 1928 fallì perché la tradizione era troppo radicata. Il regime fu costretto a una strategia più astuta: la sostituzione. Spostando i rituali (albero, regali, festa familiare) dal 25 dicembre al Capodanno e secolarizzando i simboli (la stella rossa al posto di quella di Betlemme), i sovietici riuscirono a mantenere la forma della festa svuotandola però del suo contenuto religioso originale, rendendola una celebrazione civica.

Chi è Ded Moroz e come differisce da Babbo Natale?

Ded Moroz, o “Nonno Gelo”, è una figura del folklore slavo pre-cristiano.1 A differenza del Santa Claus occidentale, spesso raffigurato come un elfo corpulento e gioviale, Ded Moroz è alto, indossa lunghi cappotti (spesso blu o rossi) e porta un bastone magico. I sovietici lo recuperarono proprio perché non era un santo cristiano (come San Nicola), rendendolo un perfetto distributore di doni “laico” che poteva essere utilizzato per veicolare messaggi di fedeltà al partito e allo Stato.

Google News Rimani aggiornato seguendoci su Google News!
SEGUICI
E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento