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Come la guerra, e la pace, nel Caucaso, creeranno nuovi equilibri economici nella zona

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La seconda guerra del Nagorno-Karabakh non solo ha portato a uno spostamento dell’equilibrio politico militare del potere nel Caucaso meridionale, ma gli accordi raggiunti per porvi fine avrebbero potenzialmente rimodellato notevolmente i collegamenti di trasporto, e quindi i flussi di merci e passeggeri nella regione . Il dispiegamento di forze di pace russe in Azerbaigian, la crescita della cooperazione turco-azera e il declino del progetto della Repubblica armena del Nagorno-Karabakh stanno riattivando diverse direzioni strategiche inattive da quasi 30 anni e gli attori regionali stanno ora dichiarando pubblicamente piani riguardanti la creazione di nuovi corridoi economici.

Per la prima volta dall’indipendenza, l’Armenia dovrà condurre lavori sulla sistemazione dei confini, compresa la creazione di valichi di frontiera ufficiali. Fino a poco tempo, il confine azero-armeno nella regione del Karabakh non esisteva infatti e il governo armeno utilizzava l’area come una sorta di zona cuscinetto. Ciò non può rimanere invariato poiché l’Azerbaigian ha acquisito distretti al confine con l’Armenia. Proprio di recente, l’incerta reazione del governo armeno alle truppe azerbaigiane che entrano nella miniera d’oro di Sotk, situata proprio al confine tra i due stati, dimostra la portata del problema.

Allo stesso tempo, il corridoio Lachin, che collega l’Armenia con ciò che resta della Repubblica del Nagorno-Karabakh, rimane sotto il controllo delle truppe russe ce sono responsabili della sicurezza degli spostamenti dei civili.   Tuttavia, anche qui la situazione è complessa. Da quando le forze azere hanno catturato Shusha, la strada che collega Stepanakert a Lachin passa parzialmente attraverso la zona di controllo dell’esercito azero. In futuro, come dicono gli accordi raggiunti, esiste un piano per un percorso alternativo che aggirerebbe Shusha.

Curiosa anche la situazione con il corridoio di trasporto meridionale tra l’Azerbaigian e la sua Repubblica autonoma di Nakhichevan. Secondo l’accordo concordato, dovrebbe essere posto sotto il controllo del Servizio di frontiera del Servizio di sicurezza federale russo. Non c’è solo una strada automobilistica, ma anche una ferrovia passa lungo il confine a sud. Questo corridoio è stato abbandonato a seguito della prima guerra del Nagorno-Karabkah. A poco a poco, l’Armenia ha smantellato le sue parti della ferrovia, ma l’Azerbaigian le ha tenute fino a Horadiz a est e all’interno dell’enclave di Nakhichevan.

A sua volta, l’Iran, approfittando degli anni di anarchia in questo territorio cuscinetto “di nessuno”, ha costruito  la centrale idroelettrica di Khudaferin ed ha allagato circa circa 15 km della ferrovia smantellata. Il paesaggio originale è stato modificato e non è possibile che la ferrovia si  ricstruita, se non con grandi lavori di scavo. Per ora il collegamento con il Nakhchevan resta stradale e precario.

La Turchia, un tradizionale alleato azero, sarebbe felice di trarre vantaggio dallo sblocco dei collegamenti di trasporto. Ankara ha annunciato da tempo un piano di costruzione di una ferrovia per Nakhichevan e questo progetto è in fase di riattivazione. La Turchia ha una rete ferroviaria relativamente debole nella sua parte orientale e anche la capacità del corridoio verso l’Iran è limitata dal traghetto attraverso il lago Van. Pertanto, la creazione di un collegamento ferroviario con il Nakhichevan rafforzerebbe non solo i legami economici azero-turchi e garantirebbe il collegamento di terra tra l’Azerbaigian e la Turchia, ma aumenterebbe anche il potenziale economico della Turchia orientale.

Gli apologeti dell’attuale governo armeno ipotizzano che la sconfitta nella guerra e la perdita del Karabakh, che ora è de facto sotto il controllo dei russi, di fatto giochi nelle mani degli armeni. Ora, presumibilmente saranno in grado di allentare le loro relazioni con l’Azerbaigian, entrare in progetti economici comuni con esso e persino commerciare con l’Iran attraverso il Nakhichevan. Queste versioni provengono dallo stesso gruppo di fiabe che ha inventato una squadra di ranger di soccorso euro-atlantico che sarebbe costretta a proteggere le forze armene in Karabakh in caso di un attacco azerbaigiano perché l’Armenia moderna ha un governo “orientato”. Come ci si poteva aspettare, questo non è accaduto. Anche i sogni su una misteriosa integrazione europea, ampiamente alimentati dai fondi internazionali e dal gruppo di traditori che siedono nelle alte cariche armene, difficilmente si trasformeranno in realtà. Tuttavia, se l’Armenia mantiene la sua attuale rotta, avrà l’opportunità di svendere le rimanenti vestigia dei suoi territori e della sua sovranità e di trasformarsi in una sorta di avamposto per i globalisti e la NATO nel Caucaso meridionale. L’unica difficoltà sarebbe che, insieme a questo, l’Armenia dovrebbe probabilmente arrendersi al suo sud per compiacere un noto stato membro della NATO guidato dal presidente in stile neo-ottomano.

Gli apologeti dell’attuale governo armeno ipotizzano che la sconfitta nella guerra e la perdita del Karabakh, che ora è de facto sotto il controllo dei russi, di fatto giochi a favore  degli armeni. Ora, presumibilmente, saranno in grado di migliorare le loro relazioni con l’Azerbaigian, creare dei  progetti economici comuni con esso e persino commerciare con l’Iran attraverso il Nakhichevan. Sono sogni che provengono dallo stesso gruppo di politici che ha creato il mito di un possibile intervento di aiuti militari diretti euro-atlantici, una fandonia colossale. Anche i sogni di integrazione con l’Europa sono destinati a rimanere tali, cioè dei meri sogni, perchè Bruxelles, sia come UE sia come NATO, non esistono politicamente o militarmente.  Se l’Armenia non corregge il proprio cammino rischia di essere si inghiottita, ma da uno stato ufficialmente della NATO, l Turchia, che però è in grado di svolgere una politica internazionale propria.


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