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Come il Pnrr sta riducendo le diseguaglianze nelle scuole

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La povertà educativa è un fenomeno diffuso nel nostro Paese che priva i bambini, le bambine e gli adolescenti delle opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente
capacità, talenti e aspirazioni. È strettamente legata alla povertà economica delle famiglie, che oggi in Italia colpisce 1 milione 300 mila minorenni1. Crescere in una condizione di deprivazione materiale può ostacolare l’accesso a un’istruzione di qualità e compromettere le aspirazioni e/o le aspettative di bambini, bambine e adolescenti.

I territori dove la povertà minorile è più accentuata e le famiglie affrontano le maggiori difficoltà economiche sono anche quelli dove la scuola è più povera, privata di tempo pieno, mense e palestre, e di conseguenza dove l’incidenza della povertà educativa è più alta.

Un indicatore chiave della povertà educativa è proprio quello della dispersione scolastica: in Italia, nonostante il trend in diminuzione, un giovane di età compresa tra i 18 e i 24 anni su dieci (10,5%) ha abbandonato prematuramente gli studi. Il tasso di Early School Leavers (ESL) resta tra i più alti d’Europa, dopo la Romania (16,6%), la Spagna (13,7%), la Germania (12,8%) e l’Ungheria (11,6%).

I divari territoriali sono ancora molto ampi: le regioni italiane del Sud e delle Isole, in particolare, conoscono livelli di dispersione scolastica tra i più alti nel contesto europeo. La Sardegna registra un tasso di ESL del 17,3%, la Sicilia del 17,1% e la Campania del 16%.

Le disuguaglianze educative, particolarmente accentuate nel Sud Italia, stanno trovando risposte concrete grazie agli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Secondo l’analisi di Save the Children, nel rapporto “Scuole disuguali. Gli interventi del Pnrr su mense, tempo pieno e palestre“, le risorse del Pnrr stanno contribuendo a colmare i divari nelle infrastrutture scolastiche.

Mense, palestre e tempo pieno migliorano la qualità dell’educazione e svolgono un ruolo cruciale nel ridurre la dispersione scolastica e promuovere l’uguaglianza sociale, offrendo maggiori opportunità soprattutto alle bambine e ai bambini provenienti da contesti svantaggiati. Nel 2020, i Paesi dell’OCSE hanno speso in media il 5,1% del loro PIL per gli istituti di istruzione dal livello primario a quello terziario. In Italia la quota corrispondente era pari al 4,2% del PIL, di cui il 30% era destinato all’istruzione primaria e il 16% all’istruzione secondaria inferiore.

Il Pnrr, per esempio, ha stanziato 1,075 miliardi di euro per costruire o ristrutturare circa mille mense scolastiche entro il 2026, con l’obiettivo di colmare le gravi disparità nell’accesso ai servizi di refezione scolastica. Attualmente, solo il 36,9% delle alunne e degli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado in Italia ha accesso al servizio mensa, a svantaggio soprattutto del Mezzogiorno.

Più del 50% degli investimenti del Pnrr sulle mense si concentra, infatti,  nel Mezzogiorno. Oltre a migliorare l’accesso ai pasti sani ed equilibrati, queste misure pongono anche le basi per estendere l’orario scolastico, includendo attività extra-scolastiche, sportive e culturali, riducendo la dispersione scolastica e offrendo migliori opportunità educative.

Altro tema assai delicato per quanto attiene alle scuole italiane eè quello legato allo stato fatosciente delle palestre e dei centri sportivi presenti. Il Pnrr ha stanziato 300 milioni di euro per costruire o ristrutturare palestre scolastiche. In Italia solo il 46,4% delle scuole italiane dispone di una palestra, con forti disparità tra Nord e Sud. In particolare, nelle province del Sud, come Cosenza e Catania, meno del 25% delle scuole ha una palestra, mentre in alcune province del Nord, come Firenze e Prato, la percentuale supera il 60%. Friuli Venezia Giulia e Piemonte sono le uniche regioni in cui il numero di scuole con strutture sportive supera il 50%. Da sottolineare che, tra le regioni del nord, Valle d’Aosta (39,3%), Emilia Romagna (34,8%) e Liguria (40,2%) si trovano al di sotto della media nazionale (40,8%).

Con la missione 4C1 Inv. 1.3 del PNRR, il nostro Paese intende realizzare o riqualificare circa 400 palestre e strutture sportive annesse alle scuole, entro il secondo trimestre del 2026, con l’obiettivo di promuovere “le competenze legate all’attività motoria e sportiva nella scuola primaria, per le loro valenze trasversali e per la promozione di stili di vita salutari, al fine di contrastare la dispersione scolastica, garantire l’inclusione sociale, favorire lo star bene con se stessi e con gli altri, scoprire e orientare le attitudini personali, per il pieno sviluppo del potenziale di ciascun individuo”65. La presenza di palestre, inoltre, favorirebbe l’ampliamento del tempo pieno o prolungato, permettendo l’organizzazione di attività pomeridiane, e consentirebbe anche alle comunità di usufruire di uno spazio dedicato allo sport e alla salute, al di fuori dell’orario scolastico.

Il pnrr secondo quelli che sono gli onbiettivi punta  ristrutturare il 40% degli edifici scolastici italiani. Gli interventi vanno dall’efficientamento energetico, a quelli per la sicurezza antisismica fino all’ampliamento di strutture e palestre per un toatle di 14.178 interventi totali, per un investimento totale di poco superiore ai 12 miliardi di euro.

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