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Cina: ora Pechino fatica a contenere i contagi

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Ieri vi abbiamo parlato del focolaio di Covid-19 nella provincia dello Xi’an. I numeri apparivano piccoli, 155 contagi, ma sufficienti a mandare il lockdown un’area con oltre 10 milioni di abitanti e a cominciare una campagna di test a tappeto. Le cose non solo migliorate.

Ieri, la provincia cinese dello Shaanxi ha aggiunto più di 157 casi confermati locali di COVID-19, con un totale di 499 casi confermati locali, principalmente proprio nella contea dello Xi’an. 

Tutto questo nonostante l’enorme campagna d’igenizzazione che ha interessato intere città, con i cittadini invitati ad appendere fuori i vestiti puliti per farli disinfettare e quindi a non toccare più i muri esterni delle case, evidentemente impregnati di disinfettante.

Il problema è che tre cicli collettivi di test non sono stati in grado di trovare tutti i contagi ed è deciso che  ci sarà almeno un altro ciclo di test che interesserà tutta la popolazione. Questo non eviterà comunque  che si registrino più casi nella popolazione, anzi si potrebbe assistere a una crescita.

L’ondata si è diffusa molto rapidamente, tanto  da sorprendere gli esperti cinesi che, a questo punto, non riescono a comprendere questa fase  dell’epidemia, non vedono una  svolta e ritengono che ci vorranno almeno ancora 20 giorni per avere una precisa idea dell’evoluzione della situazione. 

Quindi non è detto che nei prossimi mesi non si assiste a nuovi focolai in Cina, con i relativi problemi dal punto di vista produttivo e logistico. Contro le nuove varianti pare che quello che fu fatto nel 2020 non funzioni più, o non nella stessa maniera.  Il dramma mostrato dalla covid-19 è che i governi centralizzati o soprannazionali sono troppo lenti e inefficienti per far fronte a queste emergenze. In Cina come in Occidente.


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