Analisi e studi
Cina: l’economia rallenta ad agosto, l’industria soffre. Bisogna rilanciare i consumi
La Cina vede un secco rallentamento della produzione industriale, a chiudere un’estate economicamente non brilklante. Ci vuole più stimolo sui consumi, o si rischia un periodo di stagnazione alla giapponese
In Cina, ancora non c’è una piena ripresa, e questo si vede nell’industria.
La produzione industriale cinese è aumentata del 4,5% a/a nel mese di agosto 2024, al di sotto delle previsioni del mercato del 4,8% e rallentando rispetto all’aumento del 5,1% di luglio.
Si è trattato dell’espansione più debole della produzione industriale da marzo, segnando il quarto mese consecutivo di rallentamento, a causa delle perturbazioni causate dal clima estremo di quest’estate.
La crescita della produzione è diminuita soprattutto nel settore manifatturiero (4,3% contro il 5,3% di luglio) e in quello minerario (3,7% contro il 4,6%).
All’interno del settore manifatturiero, 32 dei 41 settori principali sono cresciuti, in particolare ferrovie, navi, aviazione (12,0%), computer, comunicazioni (11,3%), produzione di calore (6,9%), fusione di metalli non ferrosi (6,6%), prodotti chimici (5,9%), auto (4,5%), tessile (4,4%), petrolio e gas (4,0%), carbone, estrazione e lavaggio (3,3%) e produzione di attrezzature speciali (2,9%).
Al contrario, la produzione è diminuita per i prodotti minerali non metallici (-5,5%) e per la fusione e la laminazione di metalli ferrosi (-2,1%). Su base mensile, la produzione industriale ha registrato un aumento dello 0,32%, il minimo da 3 mesi a questa parte.
Nei primi otto mesi dell’anno, la produzione industriale è aumentata del 5,8%. Un buon dato, se confrontato con quelli USA e quelli Europei.
Ecco il relativo grafico:
Pechino ha segnalato che sono in arrivo altri aiuti per rilanciare l’economia, ma le politiche ventilate, come i tagli ai requisiti di riserva delle banche, si aggiungono ad un menu di misure frammentarie adottate nell’ultimo anno o due, che finora non sono riuscite a dare una spinta all’economia. I dati previsti per sabato dovrebbero mostrare nuovi segnali di rallentamento delle vendite al dettaglio, della produzione industriale e degli investimenti aziendali.
I leader cinesi rimangono invece fedeli all’obiettivo a lungo termine di trasformare Pechino in un colosso tecnologico autonomie e impermeabile alle ingerenze occidentali, anche se ciò dovesse andare a scapito della crescita a breve termine o del riequilibrio di un’economia sbilanciata e troppo dipendente dagli investimenti e dall’industria. Il denaro si sta riversando nelle fabbriche e soprattutto nelle industrie prioritarie come i veicoli elettrici, i semiconduttori e le attrezzature per le energie rinnovabili.
Senza uno stimolo più incisivo, diretto a stimolare la spesa invece di espandere l’offerta, il rischio, secondo gli economisti, è che la Cina scivoli in un periodo dannoso di prezzi in calo e consumi in contrazione, simile alla stagnazione pluridecennale del Giappone o alle dolorose ristrutturazioni del debito che hanno seguito le passate crisi immobiliari in Europa e negli Stati Uniti.
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