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Economia

Cina e distensione in Medio Oriente tengono il prezzo del petrolio in basso

La ripresa lenta cinese e i colloqui di pace sul Medio Oriente contnuano a tendere i prezzi di WTI e Brent a un livello basso. Ora tocca alla Federal Reserve decidere qualcosa

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La debolezza degli indicatori della domanda cinese ha continuato a trascinare al ribasso i prezzi del petrolio anche martedì, con il benchmark statunitense pronto a perdere quasi il 3% e il Brent non molto distante.

Alle 17 del martedì, il West Texas Intermediate (WTI) era in calo  a 73,18 dollari, mentre il Brent era in calo a 77,16 dollari. Ecco il grafico del WTI


Anche i colloqui per il cessate il fuoco a Gaza, in corso lunedì e annunciati come “probabilmente la migliore, forse l’ultima opportunità” di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco, si pensava potessero esercitare una pressione al ribasso sui prezzi del petrolio.

Tuttavia, la domanda cinese sembra essere il principale fattore trainante, con i colloqui di cessate il fuoco a Gaza che si susseguono senza sosta e che di solito si traducono in sentimenti molto brevi e mutevoli.

I dati economici cinesi, pubblicati la scorsa settimana, sono stati ora digeriti meglio dai mercati. La cosa più preoccupante è che i prezzi delle case stanno scendendo più rapidamente di quanto non abbiano mai fatto negli ultimi nove anni e che i tassi di lavorazione delle raffinerie di luglio sono stati drasticamente ridotti. Quest’ultimo è dovuto in particolare alla debolezza della domanda di carburante in Cina.

Il sentimento degli ultimi giorni sembra essere quello di riconoscere che l’economia cinese non si riprenderà così rapidamente come previsto.

“Al momento vediamo che le tendenze a lungo termine della domanda globale di petrolio si stanno abbassando, con una ripresa economica cinese molto più debole del previsto che fornisce un impulso primario in questo senso”, ha dichiarato lunedì a Reuters Jim Ritterbusch di Ritterbusch and Associates.

Allo stesso modo, la Reuters ha citato Hiroyuki Kikukawa di NS Trading, secondo cui “le persistenti preoccupazioni per il rallentamento della domanda in Cina hanno portato a un sell-off”.

Nel frattempo, i mercati attendono ulteriori indicazioni sulla possibilità che la Fed proceda a un taglio dei tassi di interesse a settembre, che a sua volta stimolerebbe l’attività economica e probabilmente porterebbe a un aumento dei prezzi del petrolio. Un  eventuale taglio, o prospettiva più ravvicinata di taglio, avrebbe un valore positivo, di incentivazione, delle prospettive economiche, quindi del consumo di petrolio e del suo prezzo.


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