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Dopo l’elezione a vita di Xi Jinping la Cina formalmente non solo è diventata antidemocratica ma perderà anche lo status di economia di libero mercato: le conseguenze

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Pochi hanno pensato alle conseguenze della mossa di Xi di diventare il sovrano cinese, come ai tempi dell’Imperatore, eletto a vita. Tale scelta comporterà dei quasi automatismi: in primis la Cina rischia di diventare formalmente un paese antidemocratico, e sappiamo che gli USA hanno combattuto guerre per molto meno. In secundis rischia di perdere lo status di libera economia di mercato WTO, un passo scontato a fronte della scelta di diventare dittatoriale. Il terzo punto, sebbene sia un’arma spuntata visto che lo yuan è diventato valuta di riserva ufficiale, passerebbe per considerare la Cina come manipolatrice dei cambi. La quarta metterebbe in discussione lo status di Most Favoured Nation. Difficilmente i consessi internazionali potranno negare tale deriva – certamente sponsorizzata dagli USA, vedasi oltre – a fronte di fatto della trasformazione della Cina in una dittatura.

L’elezione di Xi a vita temo comporterà un epilogo infausto per tutti e 4 i files sopra citati, fino ad oggi a controllo euro-anglosassone.

Ora, ragioniamo: gli USA di Trump sono oggi apertamente sfidati da Cina ed Europa tedesca affinchè vengano cedute parte delle sfere di influenza globali. Passi per il mar cinese e paesi limitrofi, ma per l’EUropa è impossibile che Washington accetti (la crescita indiana non è casuale oggi, il vero baluardo filo anglosassone contro l’invadenza cinese nell’area). Quello che oggi sta accadendo è semplicemente che gli USA di Trump non vogliono accettare quella sorta di declino che i suoi sfidanti vorrebbero. Da qui derivano le conseguenze e soprattutto le tensioni che vediamo tutti i giorni sui media, in parte nascoste dalla propaganda di regime.

Prima di tutto, la Cina sarebbe in grado di sostituirsi agli USA a livello economico? La risposta è un rotondo NO, oggi il mondo ha bisogno degli 800 miliardi di spesa americana a credito, senza tale indebitamento della gente USA per consumare prodotti stranieri salta il banco globale. Ed ecco la verità emergere: oggi gli USA che vogliono raddrizzare i loro conti, fare i loro interessi, si trovano ad essere guarda caso i nemici di tutti coloro che approfittano dei loro consumi, Germania e Cina in primis (che di fatto sono alleati) ovvero dei grandi esportatori. Un po’ di malafede da parte di Pechino e Berlino c’è sicuramente, della serie “vorrei ma non posso”

Di seguito, è ormai chiaro che per indebolire gli USA dal di dentro, una potenza globale anomala e quasi demodè in quanto con lo strano vezzo di prediligere la democrazia (al contrario di Cina e Germania, la storia insegna), è stato all’uopo comprato mezzo establishment americano. Da parte di Cina e Germania, i libri di Obama e consorte, Chelsea Clinton e James Comey pagati da imprese tedesche a peso d’oro dicono molto di più di quanto si legga sui giornali. Il deep state, che trae linfa (leggasi ricchezza, soldi, denaro) dal sottobosco che li collega agli interessi globali chiaramente rema contro, essendo stato forgiato da 30 anni in funzione degli interessi globalisti e non di quelli americani.

Si arriva al dunque, ossia che per combattere efficacemente una guerra con gli sfidanti dell’America – che continueranno a cercare di destabilizzare gli USA, vedasi Calexit finanziato da Soros, va a poco, … – bisogna prima far pulizia interna dei “collaborazionisti” anti americani. Per fare questo è necessario un evento, che sia un attentato fallito a Trump o una sorta di sommossa popolare contro l’ordine costituito, ad esempio un tentativo di secessione della California sedato dai paracadutisti del 101° Airborne, secessione guarda caso sponsorizzata dai paesi avversari degli States nell’area e non solo, Messico, asiatici-cinesi ecc. Solo dopo tale pulizia interna si potrà affrontare il discorso Cina che, per inciso, è risolto prima di iniziare.

Infatti, conti alla mano, nessun paese può permettersi di sostituire gli USA con la Cina, men che meno con la Germania che produce solo e non consuma. va infatti ricordato che nonostante i forti consumi interni oggi la Cina rimane un grande esportatore netto, quello che consuma nel medio termine ama produrselo in casa (facendo trasferire le produzione delle aziende straniere in loco, per rubare expertise). Ossia non c’è trippa per gatti per gli esportatori globali nel medio-lungo termine. Aggiungendo che un eventuale shock inflattivo globale magari petrolifero avrebbe effetti devastanti soprattutto per un paese con 1.5 miliardi di persone da sfamare (…).

L’ultimo punto è pleonastico: gli USA oltre a smettere di consumare possono anche smettere di comprare materie prime dall’estero (o a venderle all’estero a basso prezzo, torniamo al discorso inflattivo) visto che le risorse ce l’hanno tutte in casa. Cina e Germania invece sono letteralmente morte senza risorse, sono paesi tecnicamente poveri soprattutto – nel caso della Cina – in relazione alla gran massa dei consumatori e consumi interni. Da qui l’inevitabilità soprattutto lato cinese di cercare in futuro altre fonti di materie prime anche utilizzando il proprio esercito all’estero. Neocolonialismo cinese.

In questo contesto ben si capisce la necessità sia del deep state USA da una parte che di Cina e Germania dall’altra di evitare che si formi un asse Russia-USA, ossia del blocco che se si trovasse d’accordo potrebbe forgiare un nuovo equilibrio mondiale a cui tutti gli altri dovrebbero sottostare. Con la forza dei loro consumi e delle loro risorse, oltre che del loro immane arsenale nucleare.

Fantomas


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