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Analisi e studi

Cina: a furia di stimoli si rialza un poco l’inflazione

La Cina riesce a dare una spinta all’inflazione a suon di stimoli al consumo. Un obiettivo che il governo si proponeva, ma non è ancora abbastanza

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A furia di stimoli alla spesa il govenro cinese è riuscito a far alzare un poco l’inflazione, esattamente come desiderato. Il tasso di inflazione annuale della Cina è salito allo 0,5% nel luglio 2024 dallo 0,2% di giugno, superando le previsioni del mercato dello 0,3% e indicando la cifra più alta da febbraio.

Si è trattato anche del sesto mese consecutivo di inflazione al consumo, indicando un miglioramento continuo della domanda interna, grazie all’aumento degli stimoli da parte di Pechino.

I prezzi degli alimenti hanno cercato di invertire i cali dei dodici mesi precedenti (lettura piatta rispetto al -2,1% di giugno) a causa delle situazioni ambientali.

Nel frattempo, i prezzi dei beni non alimentari hanno continuato ad aumentare (0,7% vs 0,8%), segnati da aumenti sostenuti del costo dell’abbigliamento (1,5% vs 1,5%), dell’abitazione (0,1% vs 0,2%), della salute (1,4% vs 1,5%) e dell’istruzione (1,7% vs 1,7%).

Tuttavia, i costi dei trasporti sono diminuiti ulteriormente (-0,6% vs -0,3%), poiché l’impatto degli aumenti dei prezzi dei servizi e dei biglietti ferroviari più alti in alcune città cinesi all’inizio dell’anno si è rapidamente attenuato.

I prezzi al consumo core, al netto dei costi di cibo ed energia, sono aumentati dello 0,4% a/a, il minimo in 6 mesi, e questo indica una dinamica salariale ancora moderata. Su base mensile, il CPI è aumentato dello 0,5%, il primo guadagno da aprile e superiore al consenso dello 0,3%.

Ecco il grafico dell’inflazione:

Al contrario di quanto fatto nella UE, dove l’inflazione è stata, in modo erroneo, vista sempre come un nemico da combattere, il PCC è prepccupato da un’inflazione troppo bassa troppo a lungo, perché questo significa un’economia stagnante, cosa che la Cina non può permettersi.

Prezzi alla produzione in calo, ma meno delle attese

I prezzi alla produzione della Cina sono scesi dello 0,8% a/a nel mese di luglio 2024, allo stesso ritmo del mese precedente ma al di sotto delle previsioni del mercato che prevedevano un calo dello 0,9%.

Pur indicando il 22esimo mese consecutivo di deflazione dei produttori, l’ultimo risultato è rimasto il dato più basso in quasi 1 anno e mezzo, aiutato da molteplici misure di sostegno da parte del Governo per modificare i consumi ostinatamente deboli.

I costi dei mezzi di produzione hanno continuato a ridursi (-0,7% vs. -0,8% a giugno), principalmente appesantiti dalla lavorazione (-2,1% vs. -2,0%), mentre i prezzi sono aumentati ulteriormente sia per il settore minerario (3,5% vs. 2,7%) che per le materie prime (1,8% vs. 1,6%).

Contemporaneamente, i prezzi dei beni di consumo sono rimasti deboli (-1,0% vs -0,8%), trascinati dagli alimenti (-0,7% vs -0,2%), dai beni di uso quotidiano (-0,3% vs -0,1%), dai beni durevoli (-2,0% vs -2,1%) e dai prezzi dell’abbigliamento (-0,5% vs lettura piatta). Su base mensile, i prezzi alla produzione sono scesi dello 0,2%, lo stesso ritmo di giugno e questo significa che la domanda al consumo non è ancora cresciuta a sufficienza

Considerando i primi sette mesi del 2024, i prezzi alla fabbrica si sono ridotti del 2,0%. Ecco il reltivo grafico

Il governo devee ancora stimolare i consumi

L’andamento dell’inflazione viene a indicare come i potenti stimoli sui consumi abbiano un certo successo, ma non ancora a livllo sufficiete dal poter risvegliare i prezzi alla produzione, il cui continuo calo viene a indicare un problema di riduzione progressiva dei margini alla produzione.


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