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Cieli roventi in Estremo Oriente: Caccia cinesi agganciano i jet di Tokyo con i Radar

Tensione alle stelle nei cieli di Okinawa: Pechino punta i radar di tiro sui caccia giapponesi. È la risposta alle parole di Takaichi su Taiwan. Ma a differenza del 2012, la popolazione cinese non sembra seguire la rabbia del Partito.

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La temperatura nel Pacifico occidentale si è alzata improvvisamente, e non per questioni meteorologiche. In un fine settimana che definire “teso” è un eufemismo, il Ministero della Difesa giapponese ha denunciato un atto di ostilità diretta da parte di Pechino che riporta le lancette della geopolitica asiatica indietro di un decennio.

Al centro della contesa c’è un episodio avvenuto nei cieli a sud-est di Okinawa: caccia cinesi hanno agganciato il radar di controllo del tiro su velivoli delle Forze di Autodifesa aerea giapponese (ASDF). Non si tratta di una semplice scaramuccia o di un passaggio ravvicinato, ma dell’atto preliminare al lancio di un missile. Una chiara ed esplicita minaccia, che poteva portare a una reazione.

La cronaca dell’incidente

Secondo quanto riportato dal Ministro della Difesa Shinjiro Koizumi (figlio del popolare ex premier e figura di spicco dell’attuale esecutivo), l’incidente si è verificato in acque internazionali mentre la portaerei cinese Liaoning e tre cacciatorpediniere missilistici erano impegnati in esercitazioni.

Ecco la dinamica tecnica degli eventi, che si sono svolti in due fasi distinte nella giornata di sabato:

  • Fase 1 (16:32 – 16:35): Caccia J-15 cinesi, decollati dalla Liaoning, hanno puntato il radar di tiro sui caccia F-15 giapponesi, che erano stati fatti decollare su allarme (scramble) per monitorare la flotta cinese.Questi caccia hanno fissato il radar su quelli giapponesi.  
  • Fase 2 (18:37 – 19:08): Un secondo episodio di aggancio radar si è verificato poche ore dopo, confermando che non si è trattato di un errore umano o tecnico.

Il radar di controllo del tiro (Fire-Control Radar) è utilizzato per “illuminare” un bersaglio e guidare un missile verso l’impatto. Sebbene possa essere usato per la ricerca, il Ministero della Difesa di Tokyo ha stabilito che, data la reiterazione e la modalità intermittente, l’intento non era la sorveglianza, ma l’intimidazione diretta.

J35 nella versione navale, ma basato a terra

La reazione diplomatica: il “Muro contro Muro”

La risposta politica non si è fatta attendere. Il Primo Ministro Sanae Takaichi, nota per le sue posizioni da “falco”, ha definito gli atti “estremamente deplorevoli” e pericolosi, lodando però la calma del personale giapponese che non ha reagito alle provocazioni. Tokyo ha presentato una protesta formale, chiedendo misure severe per evitare recidive.

Dall’altra parte del Mar Cinese Orientale, Pechino ribalta completamente la narrazione. Il portavoce della Marina cinese, Capitano Wang Xuemeng, ha accusato il Giappone di “molestie”, sostenendo che i velivoli dell’ASDF hanno disturbato le esercitazioni cinesi in una zona precedentemente annunciata, ponendo una “seria minaccia alla sicurezza del volo”. La solita tattica del tu quoque diplomatico.

Il contesto: L’ombra di Taiwan e il fantasma del 2012

Per capire perché siamo arrivati a questo punto, bisogna guardare al quadro più ampio. Le relazioni sino-giapponesi si stanno deteriorando rapidamente, avvicinandosi pericolosamente ai livelli del 2012, anno della nazionalizzazione delle Isole Senkaku.

La causa scatenante recente sono le dichiarazioni del Premier Takaichi di un mese fa, secondo cui un blocco navale cinese su Taiwan costituirebbe una “situazione di minaccia alla sopravvivenza” per il Giappone, legittimando un intervento delle forze di autodifesa. Pechino, che considera Taiwan il “cuore dei suoi interessi vitali”, ha reagito furiosamente.

Tuttavia, c’è una differenza sostanziale rispetto alla crisi di dodici anni fa, come riassunto nella seguente tabella:

Elemento di CrisiCrisi Senkaku (2012)Crisi Attuale (2025)
OrigineDisputa territoriale direttaGeopolitica (Taiwan/Sicurezza)
Reazione CineseProteste di massa violente, distruzione proprietà giapponesi“Orchestrata” dallo Stato, sanzioni mirate
Impatto SocialeBoicottaggio totale dei prodottiCode ai ristoranti di sushi a Shanghai
Livello MilitareSchermaglie navaliAggancio radar aereo (più rischioso)

È interessante notare l’ironia della sorte: mentre i governi si mostrano i denti e la Cina sconsiglia i viaggi in Giappone, i cittadini cinesi continuano a frequentare i ristoranti giapponesi a Shanghai e la vita civile prosegue quasi normalmente. La rabbia sembra essere più un affare di cancellerie e comandi militari che di popolo.

F-15 J in livrea celebrativa

Il ruolo degli alleati e il silenzio USA

Mentre il Ministro della Difesa australiano Richard Marles si schiera apertamente con Tokyo per difendere l'”ordine basato sulle regole”, da Washington arrivano segnali contrastanti. L’amministrazione Trump, focalizzata sul chiudere un accordo commerciale con il gigante asiatico, sembra voler evitare di scuotere troppo la barca. Sebbene l’ambasciatore USA garantisca supporto, Tokyo preme per un sostegno pubblico più visibile, temendo di essere lasciata sola in prima linea.

In conclusione, siamo di fronte a un gioco pericoloso. L’aggancio radar è un segnale che la Cina è disposta ad alzare l’asticella del rischio militare per punire la retorica pro-Taiwan di Takaichi. Resta da vedere se prevarrà il pragmatismo economico o se un errore di calcolo nei cieli porterà a conseguenze irreparabili.

Domande e Risposte

Che cosa significa esattamente “aggancio radar”?

L’aggancio radar (o “lock-on”) avviene quando il sistema di controllo del tiro di un aereo o di una nave fissa un bersaglio specifico, calcolandone velocità e traiettoria per guidare un’arma contro di esso. Non è una semplice osservazione: è l’ultimo passaggio prima di premere il grilletto. In ambito militare, è considerato un atto estremamente ostile, quasi un preludio alla guerra, poiché costringe il pilota bersagliato a manovre difensive o a prepararsi all’abbattimento imminente.

Perché la Cina sta agendo in modo così aggressivo proprio ora?

La reazione cinese è principalmente una risposta alle recenti dichiarazioni del Primo Ministro giapponese Sanae Takaichi. Takaichi ha esplicitamente collegato la sicurezza di Taiwan alla sopravvivenza del Giappone, rompendo un’ambiguità diplomatica che durava da decenni.2 Pechino vede Taiwan come una provincia ribelle e considera qualsiasi interferenza esterna (specialmente dal Giappone, visto il passato coloniale) come una violazione della propria sovranità. L’aggressione militare serve a testare la determinazione di Tokyo e a intimidire la sua leadership politica.

C’è il rischio di una guerra imminente tra Giappone e Cina?

Nonostante la gravità dell’incidente, una guerra aperta rimane improbabile nel breve termine. La situazione attuale, sebbene tesa e paragonabile alla crisi del 2012, mostra caratteristiche diverse: la reazione cinese appare più controllata e diretta dallo Stato, senza le violente rivolte popolari del passato. Tuttavia, il rischio maggiore risiede in un incidente accidentale o in un errore di calcolo da parte dei piloti o dei comandanti navali, che potrebbe innescare una spirale di violenza difficile da fermare diplomaticamente.

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