Economia
Chiude la maggior acciaieria cilena, dando la colpa all’acciaio cinese sottocosto
L’acciaieria cilena di Huacipato chiude perché, nonostante i dazi, non riesce più a vendere a prezzi convenienti la propria produzione: troppa concorrenza cinese
La più grande acciaieria cilena ha annunciato mercoledì di aver sospeso le attività perché non era in grado di sostenersi finanziariamente, nonostante il governo abbia imposto dei dazi all’importazione nel tentativo di difendere la produzione locale.
Il governo cileno ha definito “irresponsabile” la decisione dell’impianto di L’acciaeira di Huaci, che ha colpito direttamente almeno 2.700 lavoratori e indirettamente 20.000 posti di lavoro.
Il consiglio di amministrazione dell’azienda ha dichiarato che la decisione di “sospendere a tempo indeterminato” le operazioni è stata presa per l’impossibilità di fissare prezzi competitivi per l’acciaio di fronte “all’intensificarsi del dumping cinese”, anche con i dazi in vigore.
La decisione è stata presa dopo che, ad aprile, il Ministero delle Finanze ha imposto tariffe temporanee sulle importazioni cinesi di barre e sfere d’acciaio, rispettivamente del 24,9% e del 33,5%.
Entrambi i prodotti sono fattori chiave per la produzione di rame, di cui il Cile è leader mondiale.
“A quasi quattro mesi dall’applicazione della misura, il comportamento del mercato ha reso impossibile correggere gli squilibri e trasferire queste tariffe sul prezzo”, ha dichiarato l’azienda in un comunicato.
Il consiglio di amministrazione di Huachipato ha concluso che l’applicazione delle sovrattasse non sarebbe stata sufficiente a generare cambiamenti strutturali nel mercato per garantire la sostenibilità finanziaria dell’attività siderurgica nella sua forma attuale.
La sospensione delle attività dell’azienda siderurgica sarà graduale e si concluderà a settembre, ha dichiarato la società.
Huachipato, situata a Talcahuano, a circa 500 chilometri a sud di Santiago, aveva già sospeso le attività a marzo, chiedendo l’imposizione dei nuovi dazi sull’acciaio cinese per poter continuare a operare.
Secondo l’Associazione latinoamericana dell’acciaio (Alacero), negli ultimi due decenni la Cina ha aumentato la sua quota del mercato mondiale dell’acciaio dal 15% al 54%. Questo ha messo in grave difficoltà le produzioni locali, spiazzando i produttori sudamericani.
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