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Chicago: scatta una “No-Fly Zone” per i droni per “Minaccia credibile” di attacchi

Chicago, gigantesca “no-fly zone” per droni. Le autorità svelano il motivo: una “minaccia credibile” di attacchi terroristici con droni contro la polizia durante una maxi operazione federale.

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Cieli chiusi su Chicago. E ora sappiamo perché. La Federal Aviation Administration (FAA), su richiesta del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS), ha imposto una gigantesca e quasi inedita “no-fly zone” per droni su un’area metropolitana di oltre 24 chilometri di raggio ( miglia). Inizialmente avvolta nel mistero, la motivazione è stata resa pubblica ed è a dir poco allarmante: una minaccia credibile che sistemi aerei senza pilota (droni) possano essere usati per attaccare le forze dell’ordine.

La restrizione, che durerà fino al 12 ottobre, acquista così una luce ancora più sinistra, inserendosi in un clima di tensione altissima tra proteste, arresti di massa e la forte presenza di agenti federali nella terza città più grande d’America.

Le indicazioni FAA sulla No Fly Zone sopra Chicago

La giustificazione ufficiale: rischio di attacchi con droni

A rompere il silenzio è stata la Customs and Border Protection (CBP), l’agenzia per la protezione delle dogane e dei confini, che ha risposto direttamente alle domande della stampa. “La CBP ha richiesto una Restrizione Temporanea di Volo a causa di una minaccia credibile che piccoli sistemi aerei senza pilota vengano usati contro le forze dell’ordine durante l’Operazione Midway Blitz“, ha dichiarato l’agenzia.

Sebbene non siano stati forniti dettagli specifici sulla natura della minaccia, il comunicato fa riferimento a precedenti episodi di violenza:

  • Un “aumento di aggressioni e violenze” contro gli agenti.
  • Un attacco definito di “terrorismo interno” a Dallas, dove un cecchino ha aperto il fuoco contro una struttura di detenzione dell’ICE.
  • Le “rivolte Antifa” a Broadview, un sobborgo di Chicago.

In pratica, le autorità federali non temono solo che i droni vengano usati per spiare le loro operazioni, ma che possano essere trasformati in vere e proprie armi contro gli agenti. Dopo quanto successo in Texas la DHS ha preferito non far correre dei rischi, anche bloccando un’area molto ampia.

Cosa comporta il blocco dei cieli

La Restrizione Temporanea di Volo (TFR) è rigida e non lascia molto spazio all’interpretazione. Salvo poche eccezioni, i droni civili sono letteralmente a terra.

  • Voli Consentiti: Solo droni operati a supporto della difesa nazionale, della sicurezza interna, delle forze dell’ordine, delle operazioni di ricerca e soccorso o per altre emergenze. Possono volare anche operatori commerciali con un valido contratto di lavoro, previa autorizzazione.
  • Media e Stampa: Le organizzazioni giornalistiche possono richiedere uno speciale permesso governativo, ma si tratta di una procedura discrezionale, quindi il permesso non è assicurato.
  • Sanzioni: Qualsiasi drone che violi la restrizione può essere sequestrato o, nelle circostanze più estreme, distrutto.

Curiosamente, la zona di interdizione si estende per circa 24 chilometri anche sul Lago Michigan, una misura che ora appare più chiara se vista nell’ottica di prevenire attacchi da ogni possibile direzione.

Reparto HSI dell’ICE in azione

Il dilemma: sicurezza assoluta vs. libertà e proporzionalità

Nonostante la grave giustificazione fornita dalle autorità, la misura continua a sollevare enormi perplessità sulla sua proporzionalità. Un conto è rispondere a una minaccia, un altro è paralizzare un’intera area metropolitana. La restrizione di Chicago rimane enormemente più vasta di quelle applicate in contesti simili, come a Portland (raggio di 1,6 km).

Le conseguenze restano pesanti. L’industria locale dei droni è sul piede di guerra. “La chiusura dello spazio aereo colpisce la sostanziale industria commerciale dei droni di Chicago, inclusi fotografi immobiliari, ispettori edili e geometri”, lamenta Haye Kesteloo, direttore di due testate specializzate.

Oltre al danno economico, rimane il tema delle libertà civili. Il timore che il governo stia usando una minaccia, per quanto credibile, per imporre un controllo totale e impedire la documentazione di operazioni controverse non è svanito. Come sottolinea Kesteloo, “stiamo assistendo all’emergere di un quadro giuridico in cui le agenzie federali possono controllare efficacemente il giornalismo visivo controllando lo spazio aereo”.

Resta quindi il dilemma: dove finisce la legittima prevenzione del terrorismo e dove inizia una limitazione sproporzionata delle libertà economiche e civili? La “minaccia credibile” è abbastanza solida da giustificare la messa a terra di un’intera metropoli?

Domande e Risposte

1. Perché è stata imposta una “no-fly zone” così grande proprio a Chicago? La ragione ufficiale, fornita dalla Customs and Border Protection (CBP), è una “minaccia credibile” che i droni possano essere usati come armi per attaccare le forze dell’ordine durante la massiccia “Operation Midway Blitz”. Le autorità citano un clima di crescente violenza, facendo riferimento a un recente attacco armato a una struttura ICE a Dallas e a scontri a Broadview. La vastità dell’area suggerisce la volontà di creare un perimetro di sicurezza totale per proteggere gli agenti federali da possibili attacchi aerei provenienti da qualsiasi punto della metropoli.

2. Qual è l’impatto concreto di questo divieto sui cittadini e sulle imprese? L’impatto è duplice. Dal punto di vista economico, l’intera industria locale che utilizza i droni è paralizzata: fotografi immobiliari, società di ispezione di infrastrutture e videomaker non possono lavorare, subendo un danno diretto. Dal punto di vista delle libertà civili, il divieto impedisce a giornalisti e cittadini di documentare le azioni delle forze federali. Anche a fronte di una minaccia reale, la misura solleva dubbi sulla trasparenza e sulla possibilità che venga usata per limitare il controllo pubblico su operazioni potenzialmente controverse.

3. La minaccia di attacchi con droni giustifica una misura così estrema? Questa è la domanda centrale del dibattito. Se da un lato la sicurezza degli agenti è prioritaria e una minaccia di terrorismo con droni è uno scenario grave, dall’altro la proporzionalità della risposta è messa in discussione. Una “no-fly zone” di 24 km di raggio per quasi due settimane è una misura senza precedenti per vastità e durata su un’area urbana. I critici sostengono che, pur riconoscendo il rischio, una misura così ampia e indiscriminata potrebbe rappresentare un eccesso di potere, danneggiando l’economia e limitando le libertà civili oltre lo stretto necessario.

E tu cosa ne pensi?

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