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ChatGPT come prova in tribunale: le tue chat potrebbero incastrarti? Il caso dell’incendio di Los Angeles
Un devastante incendio a Los Angeles e un’accusa shock: per la prima volta, i prompt inviati a ChatGPT finiscono in un fascicolo giudiziario come prova. Cosa significa per la nostra privacy e il nostro rapporto con l’IA?
Per la prima volta nella storia giudiziaria, le conversazioni e i “prompt” inseriti in un’intelligenza artificiale come ChatGPT vengono utilizzati come elemento di prova in un’accusa penale federale. Un precedente che apre scenari tanto affascinanti quanto inquietanti, ponendo una domanda fondamentale: quello che chiediamo a una macchina, nel segreto della nostra stanza, può un giorno diventare la prova del nostro “stato mentale” di fronte a una corte?
La vicenda arriva da Los Angeles e riguarda uno degli incendi più devastanti della sua storia recente, il “Palisades Fire”.
I fatti: un incendio doloso catastrofico e un sospettato
A gennaio 2025, un rogo ha messo in ginocchio l‘area di Los Angeles, causando danni immensi. Il bilancio del Palisades Fire è stato tragico:
- 12 vittime
- Quasi 7.000 strutture distrutte
- Oltre 23.000 acri (circa 9.300 ettari) di terreno bruciati
Le autorità federali hanno arrestato Jonathan Rinderknecht, 29 anni, della Florida, accusandolo di essere il responsabile. Secondo gli inquirenti, Rinderknecht avrebbe appiccato un piccolo fuoco, il “Lachman Fire”, il primo dell’anno a Pacific Palisades. Le fiamme, rimaste sopite per una settimana, si sarebbero poi riattivate a causa dei forti venti, trasformandosi nel devastante Palisades Fire.
Today we are announcing the arrest of 29-year-old Jonathan Rinderknecht on a criminal complaint charging him with maliciously starting what became the Palisades Fire in January.
⁰The complaint alleges that Rinderknecht's started a fire in Pacific Palisades on New Year's Day –… pic.twitter.com/UzrFa0Lmrz— Acting U.S. Attorney Bill Essayli (@USAttyEssayli) October 8, 2025
Le prove digitali: quando l’IA rivela la mente
Qui la storia prende una piega inedita. Per sostenere l’accusa, i procuratori non si sono limitati a prove tradizionali. Hanno scandagliato l’attività digitale dell’imputato, includendo nel fascicolo penale le sue interazioni con ChatGPT avvenute mesi prima dell’incendio.
Gli inquirenti non sostengono che l’IA abbia istigato Rinderknecht, ma che le sue richieste rivelino un’inclinazione e uno stato d’animo compatibili con il gesto criminale. Due episodi sono finiti agli atti:
- L’immagine distopica (11 luglio 2024): Rinderknecht avrebbe chiesto a ChatGPT di creare un’immagine dettagliata con un prompt molto specifico:
“Un dipinto distopico […] A sinistra, una foresta in fiamme. Accanto, una folla di persone fugge dal fuoco […] Al centro, centinaia di migliaia di persone in povertà cercano di superare un gigantesco cancello con sopra un grande simbolo del dollaro. Dall’altra parte del cancello […] ci sono i più ricchi. Si rilassano, guardando il mondo bruciare e la gente lottare. Ridono, si divertono e ballano.” Gli investigatori hanno notato che l’immagine prodotta aveva un’atmosfera “cartoonesca”, tipica delle IA di quel periodo.
- La confessione simbolica (1 novembre 2024): In un’altra conversazione con il chatbot, l’accusato avrebbe scritto:
“Ho letteralmente bruciato la Bibbia che avevo. È stato fantastico. Mi sono sentito così liberato.”
A questi elementi si aggiungono altri dettagli comportamentali della notte dell’incendio: Rinderknecht, che lavorava come autista Uber, è stato descritto come “agitato e arrabbiato” dai suoi ultimi passeggeri. Dopo averli lasciati, si sarebbe diretto verso l’area da cui è partito l’incendio, ascoltando ripetutamente un brano rap francese (“Un Zder, Un Thé” di Josman) il cui video musicale mostra oggetti dati alle fiamme.
Un precedente giudiziario significativo
Il procuratore distrettuale ha definito il caso devastante, causato dalla “sconsideratezza di una singola persona”. Ma al di là del dramma umano, l’aspetto legale è dirompente. Se le email, i messaggi e le cronologie di ricerca sono da tempo pane quotidiano per le indagini, l’uso dei prompt di un’IA generativa è una novità assoluta.
Si apre una frontiera in cui i nostri dialoghi con un algoritmo, pensati come esperimenti creativi o semplici sfoghi privati, possono essere recuperati, analizzati e interpretati come specchio delle nostre intenzioni. Dovremo quindi iniziare a preoccuparci di ciò che chiediamo a un’intelligenza artificiale, quasi come se parlassimo con un potenziale testimone? La questione è aperta e questo processo, se arriverà a sentenza, segnerà un punto di non ritorno nel rapporto tra tecnologia, privacy e giustizia.
Domande e Risposte per il Lettore
1) Le mie conversazioni con ChatGPT sono davvero private? Possono essere usate contro di me? Le conversazioni con un’IA non sono protette come un pensiero privato. Vengono salvate sui server dell’azienda che fornisce il servizio (come OpenAI). Le forze dell’ordine, munite di un mandato legale, possono richiedere e ottenere questi dati, esattamente come avviene per email o messaggi su altre piattaforme. Pertanto, sì, in presenza di un’indagine formale, ciò che scrivi a un chatbot può diventare materiale probatorio ed essere usato in un procedimento giudiziario per dimostrare intenzioni, pianificazione o stato d’animo.
2) In questo caso specifico, perché le chat con l’IA sono considerate una prova rilevante? Le chat non sono la “pistola fumante”, ovvero non dimostrano che l’accusato abbia materialmente appiccato l’incendio. Tuttavia, vengono usate dalla procura come prova circostanziale per costruire un profilo psicologico e dimostrare il suo “mindset” (stato mentale). Il prompt sull’immagine distopica di un mondo in fiamme e la frase sulla Bibbia bruciata vengono presentati come indicatori di una mentalità distruttiva e di un’ossessione per il fuoco, elementi che, uniti ad altre prove, rafforzerebbero la tesi dell’accusa sull’intenzionalità del gesto.
3) Cosa rischia concretamente l’imputato, Jonathan Rinderknecht? L’accusa federale è di “distruzione di proprietà per mezzo del fuoco”. Considerando le conseguenze catastrofiche dell’incendio, con 12 vittime e la distruzione di migliaia di abitazioni, se ritenuto colpevole Rinderknecht rischia una pena estremamente severa. Negli Stati Uniti, reati di questo tipo, specialmente quando causano perdite di vite umane, possono portare a condanne di decine di anni di carcere, se non all’ergastolo, a seconda delle specifiche leggi della California e delle circostanze aggravanti che la procura riuscirà a dimostrare.
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