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Cerchiamo Gas Naturale perfino in Giappone (che non lo produce…)

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Nikkei ha appreso che la Commissione europea ha contattato il governo giapponese per l’invio di ulteriore gas naturale liquefatto per proteggersi da un possibile taglio per rappresaglia della fornitura dalla Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.

Questi nuovi arrivi si aggiungerebbero al LNG che il Giappone ha accettato di consegnare all’Europa a marzo. L’Unione Europea e il Giappone dovrebbero presto discutere le forniture che verranno consegnate dopo marzo, secondo una fonte vicina a Tokyo.

Il Giappone, uno dei principali importatori di LNG, dovrebbe accogliere le richieste della UE se saranno disponibili forniture in eccesso oltre il fabbisogno interno. A tal fine, Tokyo prevede di valutare le disponibilità delle società nazionali che utilizzano gas liquefatto e lo importano.

L’Europa importa il 40% del proprio gas naturale dalla Russia. Dopo l’invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia, cresce la preoccupazione che Mosca inasprirà le forniture di gas in risposta alle sanzioni economiche imposte contro di essa dalle nazioni europee, dagli Stati Uniti e dal Giappone.

Il Giappone ha già accettato di inviare centinaia di migliaia di tonnellate di LNG in Europa in risposta a una richiesta del presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Koichi Hagiuda, ministro giapponese dell’economia, del commercio e dell’industria, ha dichiarato il 9 febbraio che le petroliere sarebbero arrivate in Europa a marzo.

“Abbiamo chiesto alle aziende di prendere in considerazione la possibilità di rispondere il più possibile ad aprile e successivamente mentre monitorano la situazione”, ha affermato Hagiuda.

In realtà farsi inviare il gas naturale liquido dal Giappone è solo una partita di giro: Tokio, di per se, non produce gas naturale. I suoi fornitori sono i seguenti:

  • Australia (27%)
  • Malesia (18%)
  • Qatar (15%)
  • Russia (9%)
  • Indonesia (8%)

Soprattutto con Australia, Malesia e Qatar ci sono già contatti diretti. Alla fine non sarebbe che un cambiamento nella destinazione. Sarebbe più importante valutare quanto questi paesi possano, potenzialmente, aumentare la propria produzione e quanto soprattutto possano ricevere gli impianti di rigassificazione europei, veri e propri colli di bottiglia interni.


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