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Caucaso: la rivoluzione “Gialla” diventa filorussa, per forza di cose

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Cari amici,

a maggio l’Armenia, piccolo stato caucasico ricco di storia, ma economicamente non ricco, era entrato , brevemente nelle cronache. La notizia derivava dal rovesciamento del governo filorusso locale, con metodi extra parlamentari, da parte di Nikol Pashinyan, capo del partito filoccidentale “Alleanza dell’uscita” che, con metodi già visti, ad esempio, in Ucraina, ha rovesciato il governo filo russo, sino a quel momento al governo.

Successivamente alla salita al potere però Pashinyan si è progressivamente riposizionato, alleggerendo la propria posizione filoccidentale e rafforzando la sua posizione filorussa, e non poteva essere diversamente. I problemi sono molteplici per il governo di Erevan:

  • il Nagorno Karabakh, enclave armena in territorio azero, quindi enclave cristiana in territorio turco, il cui equilibrio è legato alla posizione russa;
  • l’economia armena dipende fortemente dall’interscambio con la Russia, soprattutto dalle rimesse degli emigranti;
  • una gran parte dell’elite armena ha interessi in Russia i carattere economico.

Aggiungiamo poi che il piccolo paese è un cuneo cristiano fra due potenze turcofone, Turchia ed Azerbaijan , e che la posizione dell’occidente e degli USA, che hanno relazioni diplomatiche con tutti questi paesi, è sempre stata piuttosto altalenante, con momenti in cui gli azeri sono stati molto vicini agli USA, come l’attuale. Essere circondati da paesi turcofoni tradizionalmente ostili viene a guidare in modo piuttosto netto le tue scelte.

Se la Russia ha risposto in modo particolarmente attivo l cambio di potere in Ucraina , è stata invece molto più moderata, anzi disinteressata, verso quello a Erevan. I motivi sono molteplici:

  • le basi militari russe in Armenia sono molto meno importanti, da quando esistono quelle in Siria, molto più centrali per influenzare il Medio Oriente;
  • la Russia cerca di costruire buoni rapporti con la Turchia;
  • a Mosca sono evidentemente consapevoli della propria importanza nello scacchiere locale.

Del resto perchè agitarsi, quando il proprio avversario politico globale non riesce ad incardinare una politica seria nell’area. Quindi il risultato più probabile della “Rivoluzione ” armena sarà un cambio politico, che c’è già stato, ma nell’ambito di una prosecuzione dei rapporti filorussi già presenti. Del resto l’occidente si è sempre piuttosto disinteressato dell’area, nonostante la sua importanza strategica ed i legami culturali fortissimi, ed in fondo gli Armeni hanno ben ragione di non aspettarsi nulla di buono.

na, economi


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