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Cashback bye bye, per ora. La norma inutile forse riproposta in finanziaria

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Cashback in forse, con una vittoria del Centrodestra ed una sconfitta secca del PD. Il rimborso per le spese fatte con carte e bancomat è stato sospeso. Eventualmente se ne riparlerà in finanziaria, ma solo dopo aver posto dei forti correttivi a una norma aggirabile distorcente e che premiava le spese dei ricchi a sfavore di coloro che sono stati tagliati fuori dal sistema creditizio a causa della crisi.

La sospensione è applicata per il periodo del primo luglio 2021 al 31 dicembre 2021 mentre il programma di rimborso vale per il semestre concluso ieri e per quello, indicato originariamente dal decreto di novembre 2020 n. 156, dal primo gennaio 2022 al giugno 2022. Cambia però la procedura di rimborso, non più entro 60 giorni ma più lunga, fino a novembre, subordinata a una graduatoria post reclami, permettendo così controlli su chi ha sfruttato in moro illegittimo la misura.

I risparmi della tagliola sul cashback sono quantificati in 1,5 mld di euro e andranno a finanziare un fondo per gli ammortizzatori sociali. È potenziato inoltre il credito di imposta per l’acquisto dei pos, che passa dal 30 al 100% con paletti e condizioni a seconda del volume di ricavi. La spesa coperta è tra i 230 e 460 euro.

Alla fine Draghi ha ascoltato Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia fermando una norma che ha visto persone comprare un euro per volta di carburante, per avere più possibilità di ottenere i bonus, e che in un momento di crisi premiava chi ha carte di credito. Le somme risparmiate vanno a pagare la cassa Integrazione e gli altri aiuti a chi ha subito la crisi, una norma di vera giustizia sociale a favore dei poveri, quindi osteggiata dal PD. Un colpo anche per PagoPA SpA, la società partecipata che ha sviluppato la App Io , base per il sistema del Cashback e che ora perde una mucca da mungere per gli utili.

 

 


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