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Difesa

Caos Siria: gli USA devono intervenire per contenere la Turchia verso i Curdi del SDF

nonostante USa e Turchia siano entrambi nella NATO la posizione delle due parti in Siria è diversa, soprattutto per la spinosa questione dei Curdi fino-americani del SDF.

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Gli “Alleati” US e Turchia si trovano in contrasto in Siria sul tema dei Curdi e delle loro forze Pro americane.  Il governo degli Stati Uniti sta cercando di far fronte all’offensiva sostenuta dalla Turchia contro le Forze Democratiche Siriane (SDF) in Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad. La notizia è riportata da Middle Easy Eye.

I funzionari turchi hanno annunciato che il Segretario di Stato Antony Blinken visiterà Ankara venerdì. Un comunicato del Dipartimento di Stato ha indicato che Blinken discuterà dell’importanza di garantire che il processo di transizione e la formazione di un nuovo governo in Siria rispettino i diritti delle minoranze e impediscano che la Siria venga usata come base per il terrorismo. La minoranza che interessa agli USA è quella dei Curdi del SDF, la forza militare che sostiene, ed è sostenuta, dagli USA.

Washington sarebbe stata colta di sorpresa dal rapido rovesciamento di Assad da parte delle forze allineate a Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), avvenuto in soli 11 giorni. I rapporti suggeriscono che i funzionari statunitensi avevano cercato di negoziare un accordo con Assad che avrebbe normalizzato la sua posizione in cambio della rottura dei legami con Hezbollah e l’Iran.

Gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per le operazioni dell’Esercito nazionale siriano (SNA) sostenuto dalla Turchia che hanno preso di mira l’SDF, una forza partner degli Stati Uniti.

Ragazze Curde parte del SDF in addestramento. I curdi arruolano anche le donne fra le truppe combattenti

Zona cuscinetto

Queste operazioni hanno portato alla conquista di aree come Tal Rifaat e Manbij, che all’inizio del mese erano sotto il controllo dell’SDF. Assicurandosi Tal Rifaat e Manbij, la Turchia ha consolidato il suo controllo su aree chiave a ovest dell’Eufrate, creando una zona cuscinetto lungo i suoi confini.

Dopo la conquista di Manbij, l’SNA ha attraversato il fiume Eufrate e si è impadronito della Tomba di Suleyman Shah, un sito di notevole importanza storica e culturale legato all’Impero Ottomano. La mossa ha scatenato una reazione da parte dell’SDF, sollevando il timore che il fronte si muovesse verso la città di Kobane, fortemente popolata.

La Turchia ha a lungo considerato l’SDF come un’affiliata del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), nonostante il suo rebranding e la sua partnership con gli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato Islamico (IS).

Un funzionario turco ha dichiarato a Middle East Eye che Blinken è probabilmente venuto per garantire che l’SNA non progredisca verso Kobane o Ayn al Arab, come noto in arabo. “La Turchia manterrà la pressione militare perché alcuni funzionari statunitensi stanno facilitando i colloqui tra l’SDF e Israele in un tentativo dell’ultimo minuto di assicurare il futuro del gruppo”, ha detto a MEE una persona che ha familiarità con la questione.

Sopresa siriana

La scorsa settimana l’emittente pubblica israeliana Kann ha rivelato che i primi colloqui ufficiali tra Tel Aviv e la leadership delle SDF si sono svolti all’inizio del mese. Questo sviluppo ha sollevato delle perplessità, dal momento che gli alti funzionari israeliani hanno iniziato ad adottare una retorica di sostegno al gruppo curdo siriano, aprendo nuove alternative nel quadrante mediorientale.

Nel frattempo, il comandante del Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom), generale Michael Kurilla, ha visitato martedì il nord-est della Siria, ribadendo il sostegno degli Stati Uniti all’SDF come forza partner anti-IS.
Murat Yesiltas, esperto senior del think tank Seta di Ankara, sostiene che Ankara mira a rafforzare la propria posizione durante il mandato di Donald Trump indebolendo il più possibile le SDF.

 

Trump aveva ripetutamente espresso l’intenzione di ritirare le forze statunitensi dalla Siria durante il suo primo mandato, ma le pressioni del Pentagono e una campagna mediatica statunitense hanno limitato i suoi sforzi, portando a un ritiro solo parziale nel 2019.

La sensazione fra tutte le parti è che gli USA, in questa fase di transizione in tutti i sensi, in Siria ed a casa, vogliano riuscire a raggiungere un accordo per una transizione pacifica che assicuri la tranquillità per l’SDF, il che significa anche la tranquillità per le forze USA rimaste a la possibilità di avere basi nell’area, cosa che per i russi sarà molto più problematica.

Nello stesso tempo il raggiungimento di un accordo fra le milizie filoturche e i curdi sarà tutt’altro che facile, come non sarà facile raggiungere un accordo fra il futuro governo di Damasco e lo SDF che garantisca la sicurezza e l’autonomia di entrambe le parti. Nonostante tutto l’impegno che Blinken può mettere in questa sua ultima missione.

 

 


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