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Economia

“NO EURO!” Protesta in Bulgaria : migliaia in piazza contro la Moneta Unica. Il Governo fugge dal Referendum (vi ricorda qualcosa in Italia?).

igliaia di Bulgari in piazza: “NO all’Euro, sì al Lev sovrano!”. Temono prezzi folli, ma il governo nega il referendum. Una storia già vista in Italia, dove però nessuno protestò…

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Migliaia di cittadini bulgari sono scesi in piazza in diverse città del Paese per protestare contro l’adozione dell’euro, prevista per l’inizio del prossimo anno. A Sofia, la capitale, si sono radunati sabato migliaia di manifestanti in una delle numerose proteste organizzate dal partito di estrema destra Revival.

I dimostranti hanno bloccato brevemente alcuni incroci chiave, mentre la polizia ha chiuso parti del centro città per garantire lo svolgimento pacifico delle manifestazioni.

Il 4 giugno è attesa la valutazione della Banca Centrale Europea e della Commissione Europea sulla prontezza della Bulgaria ad adottare l’euro. In caso di esito positivo, il Paese potrebbe ottenere l’approvazione degli Stati membri già a luglio, diventando il 21° membro dell’eurozona e abbandonando la moneta nazionale, il lev.

Il partito Revival, terzo per rappresentanza nel parlamento bulgaro, si oppone da anni all’adozione dell’euro, promuovendo un’agenda che include l’uscita dalla NATO e la rinegoziazione dell’appartenenza all’UE. Con posizioni spesso allineate a quelle del Cremlino, Revival ha recentemente siglato un accordo di cooperazione con il partito Russia Unita di Vladimir Putin. Durante le proteste, i manifestanti hanno sventolato bandiere bulgare e mostrato slogan come “Proteggiamo il lev bulgaro” e “Il futuro appartiene agli Stati sovrani”.

l governo di Sofia sostiene che l’adozione dell’euro sia necessaria per evitare l’emarginazione della Bulgaria nei processi decisionali dell’UE e per integrare ulteriormente la sua economia orientata all’export.

Tuttavia, i timori di un aumento dei prezzi dividono l’opinione pubblica: secondo recenti sondaggi, meno della metà dei bulgari sostiene la data obiettivo del 2026.

Il presidente Rumen Radev, che ha chiesto un referendum sulla data di adesione e ha avvertito che la mancanza di preparazione potrebbe aggravare la povertà, ha appoggiato le proteste. “Le manifestazioni, i sondaggi e il dibattito dell’ultimo mese dimostrano che i cittadini vogliono essere ascoltati”, ha dichiarato Radev, secondo quanto riportato dalla Bulgarian National Radio. “Sono loro a subire i prezzi che lo Stato, chiaramente, non riesce a controllare.”

Il governo bulgaro, pur spingendo per l’adozione dell’euro, sembra cercare ogni stratagemma per evitare una consultazione popolare diretta, usando come scusa i vincoli dei trattati internazionali.

Una situazione che ricorda l’Italia, dove ogni tentativo di voto o consultazione su questioni europee è stato sistematicamente bloccato con la stessa giustificazione: i trattati internazionali.

La differenza è che i bulgari scendono in piazza per far sentire la loro voce, mentre gli italiani, di fatto, hanno accettato l’euro e l’integrazione europea senza mai avere l’opportunità di esprimersi direttamente. Almeno in Bulgaria il dissenso si manifesta apertamente, mentre in Italia il processo è avvenuto senza alcun confronto democratico.


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