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BTP in dollari: un’operazione stramba, e se ne vantano pure……

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Se domani apriste una pompa di benzina e vi metteste a vendere il carburante ad un euro al litro probabilmente avreste una coda chilometrica di clienti e potreste parlare di grande successo, per lo meno fino al fallimento.

Un’idea simile deve essere uscita nella mente del MEF con l’emissione, per fortuna molto limitata, di titoli in dollari. Premettiamo che l’emissione è di piccola quantità, rispetto al nostro debito, solo sette miliardi, ma il MEF si vanta di aver ricevuto “Offerte a 250 operatori per 18 miliardi”.Visto il rendimento dello 3,05% su decennali ci possiamo ben credere, visto che rende 2,1% in più dei nostri decennali in Euro. Infatti ora abbiamo il dubbio piacere di poter misurare lo spread anche con i titoli decennali a stelle e strisce.

Il titolo a 10 anni del Tesoro USA viene a rendere 1,65%

Quindi abbiamo il piacere, francamente molto dubbio, di annunciarvi che lo spread BTP TBond è pari a 140 pb, un nulla al di sotto del 155 pb dello spread BTP Bund. Con la non sottile differenza che il 155 pb è calcolato rispetto ad un titolo con un rendimento negativo, e di una valuta interna all’Italia, nel bene o nel male. Sinceramente di calcolare lo spread con il titolo a stelle e strisce ne facevamo anche a meno. (per la cronaca, al si sopra dei minimi di fine settembre…).

Ora il successo è di aver emesso un titolo in dollari che rende 2,05% in più dell’attuale. Ora Il Sole ci informa che tutto è stato coperto con un Cross Currency Swap, cioè un derivato con cui ci si è scambiati le posizioni debitorie o di pagamento di interessi. Qui cominciano i guai perchè non è chiaro se lo swap copra solo gli interessi,il capitale, o entrambi. Perchè se copre solo gli interessi il Tesoro ha speculato su una svalutazione del dollaro, se copre entrambi ci si chiede quale sia la logica dell’operazione, visto che comunque i titoli di stato USA, avranno, comunque, un rendimento migliore di quelli italiani sul loro mercato, per un motivo semplicissimo: sono accettati dalla FED per le operazioni di rifinanziamento del sistema bancario, quelli italiani no…. Poi se lo swap ha termine anteriore alla scadenza allora torniamo sul caso precedente e stiamo speculando sull’indebolimento del dollaro. Uno stato deve speculare? Ai citadini l’ardua sentenza.

Quindi, nella migliore delle ipotesi, verremo a pagare un interesse uguale a quello in Euro, ma coprendoci con un derivato che, comunque, non è gratis e sul quale quale si pagano delle commissioni. Insomma, tutto questo per lanciare un titolo per il mercato in dollari e pagare 1,4% in più dei titoli USA. Ne vale la pena ?

 

 

 

 


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