Analisi e studiEconomia
Bilancia commerciale italiana: surplus c’è, ma sotto attese. E l’import non-EU corre
Surplus commerciale italiano a 2,85 miliardi, ma sotto le attese. L’export vola (grazie a farmaceutica e USA), però l’import non-EU, specialmente cinese ed energetico, cresce ancora più veloce e solleva dubbi

L’ISTAT ci informa che a settembre 2025 la bilancia commerciale italiana ha registrato un surplus di 2,85 miliardi di euro. Un dato positivo, certo, e in miglioramento rispetto ai 2,32 miliardi dello stesso mese dell’anno precedente. Tuttavia, come spesso accade, la realtà è un filo più complessa (e meno entusiasmante) di quanto sembri. Il dato, infatti, delude le aspettative degli analisti, che si aspettavano un avanzo di 3,2 miliardi.
Da cosa deriva questo surplus, seppur sotto le attese? Semplice: la crescita delle esportazioni (+10,5%) ha (per ora) superato quella delle importazioni (+9,9%). Fin qui, le buone notizie. Ecco il grafico del surplus commerciale italiano:
L’Export tiene botta, grazie a Farmaceutica e USA
Il nostro export ha raggiunto i 55,79 miliardi di euro, mostrando una crescita solida sia verso i mercati dell’Unione Europea (+10,2%) sia, e con più vigore, verso quelli extra-EU (+10,9%). Non siamo ancora irrilevanti, a quanto pare.
A trainare le vendite fuori confine sono stati settori specifici, alcuni con performance quasi “esplosive”:
- Farmaceutica e prodotti chimico-medicinali: +39,4%
- Metalli di base e prodotti in metallo: +19,0%
- Mezzi di trasporto (esclusi autoveicoli): +29,6%
- Macchinari e apparecchi n.c.a.: +7,1%
- Alimenti, bevande e tabacco: +6,9%
Tra i partner commerciali, si nota un vero e proprio boom di vendite verso gli Stati Uniti (+34,7%), seguiti da vicino da partner europei tradizionali come Francia (+19,5%) e Spagna (+14,7%), ma anche da paesi OPEC (+24,2%) e Polonia (+15,0%). Perfino la “locomotiva” tedesca, pur in affanno, compra un po’ di più da noi (+4,2%). Ecco il relativo grafico:
Il diavolo (e la Cina) nei dettagli dell’Import
Passiamo alle note meno liete: le importazioni. Sono cresciute del 9,9% annuo, attestandosi a 52,94 miliardi. Ma, come sempre, il diavolo è nei dettagli. Mentre gli acquisti dall’area UE sono aumentati di un contenuto +7,2%, le importazioni dai mercati extra-UE sono schizzate del +13,7%.
Cosa significa? Significa che, se l’export funziona bene sia in UE che fuori, al contrario le nostre importazioni sono sempre più dipendenti dall’esterno del continente. Parliamo soprattutto di energia (i cui costi restano un’incognita) e di prodotti industriali cinesi, che continuano la loro avanzata, spesso aggressiva, nei mercati europei.
Ecco il relativo grafico:
La crescita dell’import da aree non-EU sta raggiungendo livelli storici; basti pensare che la media delle importazioni dal 1991 al 2025 è stata di 27,46 miliardi, ma il record storico (61,86 miliardi) è stato toccato nel settembre 2022, proprio sull’onda della crisi energetica.
In conclusione? Comunque, siamo almeno ancora in surplus, il che non è di per sé male in questi tempi. Ma la dipendenza dall’estero per le forniture strategiche (energia) e la concorrenza manifatturiera (Cina) restano nodi strutturali che un semplice surplus mensile non può nascondere.
Domande e risposte
Perché il surplus commerciale è inferiore alle aspettative nonostante l’export forte? Sebbene le esportazioni siano cresciute bene (+10,5%), anche le importazioni hanno registrato un aumento significativo (+9,9%). La crescita degli acquisti, specialmente dai paesi extra-UE (+13,7%) per energia e prodotti industriali, ha “mangiato” parte del guadagno ottenuto dall’export, portando il saldo finale leggermente sotto le previsioni degli analisti, che forse avevano sottostimato la nostra necessità di importare.
Quali sono i settori chiave che guidano l’export italiano? Il settore trainante in questo periodo è senza dubbio quello farmaceutico, chimico-medicinale e botanico, con un balzo impressionante di quasi il 40%. Seguono comparti tradizionalmente forti del Made in Italy, come la metallurgia (+19,0%), i mezzi di trasporto (esclusi gli autoveicoli, +29,6%) e i macchinari (+7,1%). Anche l’agroalimentare si difende bene (+6,9%).
L’aumento delle importazioni extra-UE è un segnale preoccupante? Dipende. Un aumento può indicare una ripresa economica interna che richiede più materie prime o beni intermedi. Tuttavia, è preoccupante se indica una crescente dipendenza da fonti energetiche costose o una perdita di competitività interna a favore di prodotti finiti a basso costo, come quelli cinesi. La crescita dell’import extra-UE (+13,7%) è molto più rapida di quella UE (+7,2%), suggerendo un possibile squilibrio.










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