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Berlino prova ad alleggerire la sua dipendenza cinese. Non sarà per nulla facile, vista l’esposizione delle sue aziende…

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Il Governo federale tedesco  dovrebbe adottare oggi delle nove “linee guida” nelle relazioni internazionali per ridurre la sua dipendenza economica dalla Repubblica popolare attraverso la “diversificazione” dei rapporti, secondo il ministero degli esteri che ha sviluppato questa strategia  insieme alla Cancelleria e ad altri dipartimenti.

Del resto in questo momento la politica mondiale è condizionata dal  conflitto egemonico fra la  Cina in ascesa e gli Stati Uniti. L’Europa si trova in mezzo a questo conflitto e la Germania in particolare ha preso spesso una posizione molto filo-cinese, essenzialmente per motivi di carattere economico. Questo sta mettendo sempre più in difficoltà Berlino che si trova dipendente da Pechino, tanto che si parla talvolta di un “Asse d’acciaio” Pechino-Mosca -Berlino. Quindi il ministero degli esteri cerca di riequilibrare con una nuova politica indo-pacifica.

Questo cambiamento era intuibile dalle parole del ministro degli esteri tedesco Heiko Maas all’incontro con il suo parigrado cinese Wang Yi. Mentre DI Maio ha fatto quello che gli riesce meglio, azzerbinarsi per lasciare che gli altri si pulissero le scarpe, Maas è stato stranamente deciso ed ha detto: “Non ci permetteremo di essere il giocattolo di un grande confronto di potere”. Questo ha raffreddato molto l’incontro, avvenuto a villa Borsig, alla periferia di Berlino, ed ha portato un paio di piccate risposte dal ministro cinese: Wang Yi  ha definito come irresponsabili la diffusione di “informazioni unilaterali” e “pregiudizi” contro la Cina co e ha proibito agli europei di interferire negli “affari interni” cinesi.

Cosa dicono le nuove linee guida tedesche? praticamente cercano la “Terza Via”, cioè il disaccoppiamento fra la politica estera tedesca e quella sia cinese sia americana, con la creazione di una rete di rapporti alternativi nell’area e la crescita delle relazioni con  l’Australia , il Sud Est Asiatico e l’India. Questo dovrebbe avvenire con ulteriori accordi di libero scambio con quell’area, ma dato che questo è un compito della UE; condizionandone fortemente l’agire. Alla fine, come sempre, Berlino parla e Bruxelles esegue.

I problema è che le aziende tedesche hanno investito molto, forse troppo, in Cina e si trovano di fronte ad una situazione: VW ha investito oltre 2 miliardi nel 2020 in Cina acquistando per 420 milioni anche il produttore di auto elettriche JAC, mentre il 40% dell’utile di Daimler è realizzato in Cina. Sarà molto complicato per queste società “Sganciarsi” da Pechino. Poi è ancora completamente irrisolto il problema di Huawei e della sua partecipazione alla nuova rete digitale tedesca, perchè Berlino sta nicchiando sulle relative decisioni.

Insomma a furia di di fare il pesce nel barile la Germania rischia di restare infiocinata.


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