Euro
Benzina e gasolio: cosa succederebbe se svalutassimo del 25%
Proseguiamo con la nostra analisi dell’andamento dei prezzi teoricamente più sensibili in caso di una eventuale svalutazione a seguito di una uscita dal sistema euro.
Questi calcoli, forzatamente non perfetti ma indicativi, servono per controbilanciare i famosi “Economisti/politici da talk show”, quelli che , quando si parla di uscita dall’euro, parlano subito di iperinflazione, di Weimar, etc,
Prima di tutto sfatiamo un mito : l’Italia è abbastanza ricca di petrolio. Le riserve stimate nel territorio nazionale o nelle acque territoriali sono stimate pari a 187 milioni di tonnellate di petrolio, da confrontarsi, ad esempio, con le 771 milioni di tonnellate norvegesi del Mare del Nord, ma anche i soli 25 milioni di tonnellate della Francia. Di queste 187 milioni sono 5 sono stati o sono prodotti, contro gli oltre 100 sfruttati dalla Norvegia. Quindi le nostre scorte, più che discrete, sono anche poco utilizzate, per cui una svalutazione renderebbe anche più conveniente l’attività estrattiva e ci renderebbe anche meno dipendenti nel settore energeti dall’estero.
Come già valutato per la produzione elettrica gran parte del prezzo al dettaglio di gasolio da autotrazione e di benzina viene ad essere costituito da tasse : 57% per il prezzo della benzina e poco meno per il prezzo del gasolio. Proseguiamo considerando la benzina: il restante 43% contiene costi di produzione, di materia prima , e margini commerciali.
Riassumendo il prezzo della benzina è così composto :
57 % TASSE
43% COSTI DI PRODUZIONE E MARGINI COMMERCIALI
di questo 43%
9% MARGINI COMMERCIALI
34% COSTO DELLA MATERIA PRIMA (costo del petrolio + costi di raffinazione).
L’eventuale svalutazione verrà ad agire su questo 34%. Per cui in caso di svalutazione dellavaluta del 25%,l’aumento del costo alla pompa sarebbe pari a :
25% X 34% = 8,5%
Consideriamo che vi sarà anche un aumento dell’IVA, pari, ora al 22% del 8.5%, per un ulteriore aumento del 1,87 %, con un risultato finale pari a 10.37%.
Quindi, a fronte di una svalutazione del 25%, il prezzo della benzina crescerebbe di circa il 10%.
In realtà bisognerebbe considerare due effetti positivi della svalutazione dal punto di vista industriale :
a) La svalutazione comporterebbe una maggiore convenienza dell’attività estrattiva sul territorio nazionale, con un aumento della produzione nazionale di idrocarburi e conseguente ricaduta positiva sul PIL e sull’autonomia energetica.
b) La svalutazione comporterebbe una maggiore convenienza allo svolgimento dell’attività di raffinazione in Italia, con conseguente ricaduta positiva sulla produzione industriale e sul prodotto interno lordo.
Quindi una forte svalutazione avrebbe si una ricaduta sul prezzo dei carburanti alla pompa, ma questa caduta non sarebbe distruttiva, soprattutto considerando che proveniamo da situazioni in cui il petrolio aveva abbondantemente superato i 100 dollari al barile (il Brent ha raggiunto picchi superiori al 120, con un prezzo medio fra 2011 e 2014 superiore ai 100 dollari )mentre oggi viaggia a poco più di 60, con prospettive di crescita, ma moderata e sul lungo periodo. In pratica una svalutazione avrebbe effetti sul prezzi molto inferiori rispetto a quelli causati dai picchi dei prezzi del petrolio degli scorsi anni.
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