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La BCE? O si riforma o si chiude

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Questa settimana una delle notizie politiche italiane più forte ha visto protagonista Guido Crosetto. Il ministro della Difesa e fondatore di FdI non ha avuto timore di attaccare uno dei mostri sacri della Ue e idolo della stampa nostrana: la Banca Centrale Europea.

Crosetto si è riferito all’attuale politica monetaria iper restrittiva della BCE, nella quale la Banca Centrale sta aumentando gli interessi e tagliando il credito al sistema bancario per combattere l’inflazione, evitando di analizzare la cause della stessa e, soprattutto, le ricadute sulla stabilità dei paesi. Le parole di Crosetto sono state straordinariamente chiare per un politico: «Le condizioni economiche del Paese rischiano di peggiorare se verranno a mancare le “tutele esterne” che hanno aiutato negli ultimi anni. Per questo fatico a comprendere le ragioni che hanno spinto la Bce a cambiare politica sugli acquisti dei titoli di Stato europei, in un momento già economicamente molto complesso, per certi versi drammatico, come quello che sta attraversando il mondo e l’Ue in particolare» «Non sta a me giudicare ma non serve un premio Nobel, basta il buonsenso di una massaia per capire che alcune decisioni provocano effetti negativi perché amplificano la crisi. Quando Draghi lanciò ilwhatever it takes, la situazione economica e sociale era enormemente migliore di quella a cui stiamo andando incontro. A maggior ragione oggi non c’era alcuna ragione per una stretta»

Il realtà Crosetto non considera che la BCE sta lavorando in obbedienza del suo unico obiettivo ufficiale, e in preparazione degli obiettivi ufficiosi, politici, che si è data. L’obiettivo unico della BCE è il controllo dell’inflazione, o meglio la sua quasi cancellazione. Non la disoccupazione, non la stabilità dei debiti di stato e del settore bancario, neppure la tutela dell’integrità dell’area Euro. Il suo solo obiettivo è la lotta all’inflazione, e la semplicità di questo fine permette alla BCE poi di giocare con tanti altri propri obiettivi politici, come la distorsione dei mercati finanziari per il raggiungimento della neutralità climatica, un obiettivo politiche che si è auto assegnata.

Sottoporre la BCE a un controllo politico potrebbe essere pericoloso, soprattutto perché questo non sarebbe quello degli stati nazionali, ma della Commissione, quindi un controllo molto percioloso: praticamente regaleremmo la BCE alla Germania, perché questo organismo non esiste se non come esecutivo degli ordini di Berlino. La soluzione potrebbe derivare da un set di regole più stringenti e più chiare cambiando il singolo obiettivo della BCE nei seguenti:

  • controllo dell’inflazione;
  • controllo delle disoccupazione con limiti massimi nazionali e una tendenza prospettiva verso un unico limite europeo;
  • ultimo garante del debito degli stati dell’Unione;
  • politica degli interessi convergente per l’Euro Zona;
  • divieto specifico di perseguire obiettivi politici diversi e distorsivi;

Solo il perseguimento congiunto di questi obiettivi darebbe garanzia di una reale convergenza europea e potrebbe evitare che il board della BCE, forte delle proprie enormi immunità penali e civili, diventi l’ennesimo organo non democratico e non responsabile europeo.

L’alternativa è sciogliere la BCE: se un organo è inutile, o peggio dannoso, allora bisogna avere il coraggio di riconoscerlo e eliminarlo esattamente come si fa con un ente inutile. Almeno ogni paese tornerebbe alla situazione in cui la tutela viene garantita dalla propria Banca nazionale e il risparmio economico di dismettere il baraccone di Francoforte sarebbe enorme.

 

 


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