Analisi e studi
La BCE preoccupata dalla … crescita dei salari
La crescita delle paghe nell’area euro è ancora alta, e questo potrebbe spingere la BCE a non tagliare i tassi, per timori inflazionistici
La crescita dei salari negoziati nell’area dell’euro ha raggiunto il 5,42% nel terzo trimestre del 2024, l’aumento più elevato dal primo trimestre del 1993, rispetto al 3,54% del secondo trimestre.
Ecco il relativo grafico:
Questo balzo, in gran parte guidato dalla Germania, complica i piani della Banca Centrale Europea di ridurre i tassi di interesse in seguito all’allentamento dell’inflazione.
A meno di un mese dall’ultima riunione politica dell’anno della BCE, si teme che questa impennata salariale possa smorzare le aspettative di una riduzione aggressiva dei tassi nel 2025.
Sebbene la BCE abbia segnalato la probabilità di ulteriori tagli a causa della debolezza dell’attività economica, alcuni funzionari mettono in guardia da cali troppo accelerati, data la persistente pressione salariale nel settore dei servizi.
Ricordiamo che la BCE è stata creata con il solo obiettivo di controllare e reprimere l’inflazione, per cui la crescita delle remunerazioni è vista come qualcosa da combattere con i tassi elevati. Se le cose vanno come vanno c’è un motivo, e non è casuale.
La BCE prevede un rallentamento della crescita salariale nei prossimi due anni, ma gli elevati aumenti salariali in Germania, dove i salari sono cresciuti dell’8,8% nel terzo trimestre, potrebbero limitare lo spazio per futuri tagli dei tassi. Il problema è che la crescita della Germania non è quella di tutti i paesi della UE, e questo freno imposto dalla BCE, se può apparire corretto e appropriato per la Germania, può non esserlo per altri paesi.
La misura unica per tutti può non essere corretta per nessuno.
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