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La BCE scopre la burocrazia (con 10 anni di ritardo): ecco il piano per semplificare le regole bancarie, ma il credito ripartirà?
Francoforte ammette: troppe regole soffocano il sistema. Arrivano il “Report Once” e nuovi buffer, ma i cordoni della borsa si allenteranno davvero? L’analisi.

Era ora, verrebbe da dire, o forse potremmo dire che meglio tardi che mai. Il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea, nella sua riunione odierna, ha finalmente avallato le raccomandazioni della Task Force di alto livello sulla semplificazione. L’obiettivo dichiarato? Sfoltire la giungla normativa che soffoca il sistema bancario europeo.
Sia chiaro: non stiamo parlando di un “liberi tutti” o di un ritorno alla finanza allegra pre-2008. La BCE, fedele al suo mandato e alla sua natura intrinsecamente prudente, non tocca i sacri criteri di solidità. Tuttavia, ammette implicitamente che la complessità raggiunta dalle regole di vigilanza, segnalazione e calcolo del capitale ha superato il livello di guardia, diventando un costo implicito per il sistema e, di riflesso, per l’economia reale.
La domanda che però sorge spontanea in chi osserva le dinamiche del credito, specialmente in un’ottica keynesiana di stimolo alla domanda, è una sola: questa semplificazione porterà più soldi a famiglie e imprese? La risposta, purtroppo, potrebbe essere un “sì” molto timido, quasi impercettibile.
Cosa cambia davvero: la semplificazione dei “Capital Stacks”
Il cuore della proposta, che ora passerà al vaglio della Commissione Europea (con tempi, immaginiamo, “europei”), riguarda la struttura dei requisiti patrimoniali. Fino ad oggi, le banche hanno dovuto navigare tra una miriade di cuscinetti (buffer) di capitale, spesso sovrapposti e di difficile interpretazione operativa.
La BCE propone una razionalizzazione radicale, riducendo i vari strati a due sole categorie principali:
- Un buffer non rilasciabile: Una sorta di “zoccolo duro” che unisce la conservazione del capitale e i requisiti per le istituzioni sistemiche.
- Un buffer rilasciabile: Un cuscinetto anticiclico che le autorità possono abbassare nei “tempi grami” per permettere alle banche di respirare e, teoricamente, prestare. Quindi si alzano le tutele, i requisiti di capitale, se il ciclo è positivo, si rilasciano quando è negativo. Uno strumento che la PBOC utilizza da tempo.
Inoltre, si propone di semplificare il Leverage Ratio (l’indice di leva finanziaria), riducendo i suoi elementi da quattro a due: un requisito minimo del 3% e un singolo buffer aggiuntivo. Per le banche più piccole, questo buffer potrebbe addirittura essere azzerato.
Ecco una sintesi delle modifiche tecniche proposte:
| Ambito | Situazione Attuale | Proposta della BCE | Obiettivo |
| Buffer di Capitale | Molteplici strati sovrapposti (Goign/Gone concern, risk-based e non) | Fusione in due soli buffer: Non-Rilasciabile e Rilasciabile | Chiarezza e capacità di intervento anticiclico |
| Leverage Ratio | Quattro elementi distinti | Riduzione a due elementi (Minimo 3% + Buffer unico) | Ridurre i costi di compliance |
| Segnalazioni (Reporting) | Duplicazioni tra enti diversi e richieste continue | Principio “Report Once” (segnala una volta sola) | Efficienza amministrativa |
| Piccole Banche | Regole spesso sproporzionate | Espansione del regime per le piccole banche | Maggiore proporzionalità |
Meno moduli, stessa rigidità?
La parte più interessante per il sistema bancario italiano, storicamente frammentato e ricco di istituti di medie e piccole dimensioni, è l’espansione del “regime per le piccole banche”. La BCE propone di aumentare la platea degli istituti che possono accedere a regole semplificate. Questo è un passo avanti notevole verso quel principio di proporzionalità che spesso è stato invocato a gran voce, ma raramente applicato con coraggio da Francoforte.
Altrettanto rilevante è la proposta sul fronte delle segnalazioni, il cosiddetto reporting. L’idea di un sistema integrato dove le banche inviano i dati una volta sola (Report Once) e le autorità se li scambiano tra loro sembra la scoperta dell’acqua calda, ma nel mondo della burocrazia europea è una rivoluzione copernicana. Si parla anche di ignorare gli errori “minori” nelle segnalazioni, introducendo una soglia di materialità. Finalmente, i banchieri potranno concentrarsi sul fare banca invece che sul correggere virgole nei report excel.
L’analisi critica: il problema non è (solo) il modulo, è il criterio
Tuttavia, bisogna mantenere i piedi per terra. Se analizziamo il testo con occhio tecnico ed economico, notiamo che la BCE vuole alleggerire i criteri di compilazione, non i criteri massimi di assorbimento del capitale.
Il comunicato parla chiaro: “mantenere la resilienza”. Tradotto dal banchiere-centralese, significa che le banche non potranno detenere meno capitale totale, ma potranno calcolarlo e accantonarlo in modo meno schizofrenico.
Le banche concederanno più credito grazie a queste norme? Magari sì, ma solo in maniera marginale, grazie alla riduzione dei costi amministrativi e di compliance che liberano risorse interne. Ma il vero freno al credito in Europa non è solo la complessità del modulo da compilare, bensì l’architettura stessa di Basilea III (e prossimamente IV), che penalizza il rischio d’impresa in modo talvolta cieco.
Sarebbe necessaria una revisione molto più profonda dei criteri di ponderazione del rischio per le PMI, vero motore dell’economia reale, e magari che la BCE tornasse a fornire liquidità a lungo termine (TLTRO) condizionata al prestito, invece di preoccuparsi solo di come le banche compilano i loro stress test.
Inoltre, la proposta di trasformare le regole bancarie da “Direttive” (che richiedono recepimento nazionale) a “Regolamenti” (immediatamente applicabili) è un’arma a doppio taglio. Da un lato armonizza il mercato unico (il famoso Single Rulebook), dall’altro toglie agli stati nazionali quegli ultimi margini di manovra per adattare le norme alle specificità locali. Un ulteriore passo verso la centralizzazione, che piace molto a Bruxelles e Francoforte, ma che va monitorato attentamente e non piace alle autorità locali, perché non considerano specificità nazionali.
Un passo nella giusta direzione, ma la strada è troppo lunga
Accogliamo con favore questo sussulto di realismo da parte del Consiglio Direttivo, ma non è sufficiente. Riconoscere che la complessità ha un costo è il primo passo per risolvere il problema. L’introduzione di un “meccanismo di governance europeo” che abbia una visione complessivamente del capitale è tecnicamente sensata per evitare la frammentazione, ma deve lasciare spazio alle autorità nazionali per non forzare cambiamenti eccessivi nelle proprie strutture creditizie.
Tuttavia, l’economia europea, stagnante e schiacciata tra la competizione USA e Cina, avrebbe bisogno di uno shock positivo ben più forte di una semplificazione amministrativa. Avrebbe bisogno di una politica monetaria e di vigilanza che consideri il credito non come un rischio da minimizzare a zero, ma come il carburante indispensabile per la crescita.
La semplificazione è l’aperitivo. Ora aspettiamo, forse invano, la portata principale: una revisione dei parametri che permetta alle banche di tornare a fare il loro mestiere, ovvero finanziare l’economia reale, senza essere trattate preventivamente come istituti fallimentari da salvare.
Domande e risposte
Queste nuove regole faranno aumentare i prestiti a famiglie e imprese?
L’effetto diretto sul volume del credito sarà probabilmente limitato. Le proposte mirano a ridurre i costi burocratici e amministrativi per le banche, non a ridurre significativamente la quantità di capitale che devono detenere a garanzia dei prestiti. Tuttavia, liberando risorse umane ed economiche dalla compliance e rendendo i buffer più flessibili in caso di crisi, si potrebbe osservare un miglioramento marginale nella propensione al credito, specialmente da parte delle banche più piccole.
Cosa cambia per le piccole banche italiane?
Per le banche di minori dimensioni (BCC, Popolari minori) ci sono buone notizie. La BCE propone di espandere il “regime per le piccole banche”, applicando in modo più deciso il principio di proporzionalità. Questo significa requisiti meno complessi, un Leverage Ratio semplificato (potenzialmente con buffer a zero) e oneri di segnalazione ridotti. L’obiettivo è evitare che le regole pensate per i colossi globali soffochino gli istituti locali, vitali per il tessuto delle PMI italiane.
Che cos’è il principio “Report Once” proposto dalla BCE?
È una misura di efficienza amministrativa molto attesa. Attualmente, le banche devono inviare dati simili a diverse autorità (BCE, autorità nazionali, EBA, ecc.) in formati diversi.1 Con il “Report Once”, la banca invierebbe i dati una sola volta a un hub centrale, e sarebbero poi le autorità a scambiarsi le informazioni tra loro. Inoltre, si propone di non sanzionare o richiedere rinvii per errori formali minori, riducendo lo stress operativo degli uffici contabili.








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