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Energia

Batterie Litio-Zolfo: la Corea del Sud ha la soluzione sicure ed efficiente?

Ricercatori coreani sbloccano le batterie Litio-Zolfo: una nuova nanofibra di carbonio promette auto elettriche con più autonomia e accumulo energetico sicuro.

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Le batterie agli ioni di litio, al momento, sono il collo di bottiglia (e il costo principale) per l’impiego dell’elettrico su vasta scala. Sono pesanti, costose, usano materiali critici e, francamente, la loro densità energetica sta raggiungendo i limiti fisici. La promessa alternativa è da tempo nota: le batterie al litio-zolfo (Li-S).

Sulla carta, la tecnologia Li-S è quasi miracolosa: ha una capacità teorica e una densità energetica molto più elevate. Nella pratica, è un disastro. Le batterie Li-S soffrono del famigerato “effetto navetta dei polisolfuri” (il polysulfide shuttle effect), un problema tanto tecnico quanto fastidioso: i composti di zolfo si sciolgono e migrano all’interno della batteria, degradandola rapidamente. Risultato: cinetica lenta e un crollo rapido della capacità. In breve, durano poco.

Ora, però, un gruppo di ricercatori della Chung-Ang University in Corea del Sud, guidato dai professori Seung-Keun Park e Inho Nam, sembra aver trovato una soluzione pratica. Hanno pubblicato la loro scoperta sulla rivista Advanced Fiber Materials, proponendo una “strategia di ingegneria a doppio livello” (dual-level engineering).

Il team coreano ha affrontato il problema da due prospettive contemporaneamente, creando un nuovo materiale per l’intercalare della batteria.

L’impalcatura e il catalizzatore

La soluzione si basa su nanofibre di carbonio porose gerarchiche (HPCN), derivate da un framework metallo-organico (MOF).

Sembra complicato, ma l’idea è ingegnosa e sinergica:

  • Livello Macro (La struttura): Le nanofibre di carbonio creano un’impalcatura stabile, porosa e con un’eccellente bagnabilità dell’elettrolita. Questa struttura, di fatto, gestisce il “traffico” degli ioni in modo ordinato.
  • Livello Atomico (Il catalizzatore): Qui sta il vero trucco. All’interno di questa impalcatura di carbonio, i ricercatori hanno inserito singoli atomi di cobalto (Co) in una configurazione speciale a bassa coordinazione (Co-N3).

Questi siti di cobalto agiscono come trappole ultra-efficienti: attirano e “legano” i polisolfuri di litio (LiPS) che cercano di “scappare”. Non solo li bloccano, ma ne accelerano la conversione (la reazione redox), neutralizzando l’effetto navetta e migliorando drasticamente la cinetica della batteria.

Schema di funzionamento delle batterie

Schema di struttura delle batterie , livello micro e macro

I vantaggi pratici

Il risultato di questa ingegneria a due livelli è una batteria Li-S che finalmente funziona. Dimostra un’elevata ritenzione della capacità e prestazioni superiori per centinaia di cicli.

Come sottolineato dai ricercatori, il materiale ha implicazioni pratiche immediate: è free-standing (non ha bisogno di supporto), non richiede leganti chimici (binder-free) ed è flessibile. Può essere usato direttamente nelle batterie “pouch” (quelle piatte e flessibili usate in smartphone ed elettronica indossabile) e mantiene l’integrità meccanica anche se piegato.

Per la società, al di là dei tecnicismi, questo significa poter sbloccare batterie più sicure ed efficienti. L’impatto va oltre le auto elettriche con autonomie (finalmente) decenti; si parla di accumulo su larga scala per bilanciare la natura intermittente di eolico e solare (che, senza accumulo, servono a poco) e una minore dipendenza da materie prime critiche e costose. Un passo, forse, verso una transizione energetica più pragmatica e meno ideologica.

 

Domande e risposte

Cosa significa esattamente “effetto navetta dei polisolfuri”?

È il principale difetto delle batterie litio-zolfo. Durante la scarica, i composti di zolfo si sciolgono nell’elettrolita liquido creando molecole chiamate polisolfuri. Queste molecole “vagano” (come una navetta) tra i due elettrodi (anodo e catodo), reagendo dove non dovrebbero. Questo provoca una perdita irreversibile di materiale attivo, un rapido calo della capacità della batteria e, in sostanza, la sua morte prematura. La soluzione coreana “intrappola” questi polisolfuri prima che possano migrare.

In cosa queste batterie sono migliori di quelle agli ioni di litio (Li-Ion)?

Le batterie Li-S usano lo zolfo, che è incredibilmente abbondante, economico e leggero, al posto dei costosi e pesanti ossidi di metalli di transizione (come cobalto e nichel) usati nelle Li-Ion. Sulla carta, la densità di energia teorica delle Li-S è molto più alta (potenzialmente 3-5 volte superiore). Questo si traduce in batterie che, a parità di peso, durano molto di più. Il problema, fino ad oggi, era la loro stabilità, che questa ricerca punta a risolvere.

Quando vedremo questa tecnologia nelle auto elettriche o negli smartphone?

Non domani. Questa è una svolta a livello di ricerca e dimostrazione dei materiali. Sebbene il materiale sia “pronto all’uso” (flessibile e binder-free), passare dalla scala di laboratorio alla produzione industriale di massa richiede anni. Bisogna ottimizzare i costi di produzione delle nanofibre e testare la durata su migliaia di cicli in condizioni reali. Realisticamente, se questa soluzione si dimostrerà scalabile, potremmo vederla integrata nei primi dispositivi tra 5 e 10 anni.

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