Finanza
Basilea in ritirata: l’asse anglo-americano costringe il Comitato a rivedere le regole Crypto. Il rischio al 1250% è troppo punitivo per gli Stablecoin?
La Fine del Super Rischio Crypto? Il Comitato di Basilea costretto a cedere su Bitcoin e Stablecoin (1250%) dopo il “No” di USA e UK. Cosa cambia per le banche.

I regolatori bancari globali si preparano a fare marcia indietro sulle loro norme più severe relative alle criptovalute, una mossa che mina apertamente il consenso decennale del Comitato di Basilea per la Vigilanza Bancaria (BCBS). La causa? La netta e inequivocabile resistenza delle maggiori economie finanziarie mondiali: Stati Uniti e Regno Unito.
La posta in gioco è la famigerata ponderazione del rischio del 1.250% applicata alle esposizioni in cripto-asset. In termini pratici, come ci ricorda lo studio legale White & Case, questa aliquota obbliga le istituzioni creditizie a detenere capitale proprio di valore pari (dollar-for-dollar) all’ammontare dell’esposizione, rendendo l’investimento, di fatto, economicamente impraticabile per le banche tradizionali.
La svolta imposta dalle stablecoin regolamentate
Erik Thedéen, Governatore della Banca centrale svedese e presidente del BCBS, ha dovuto ammettere in un’intervista al Financial Times che la situazione richiede un “approccio diverso”.
Il nocciolo della questione è il rapido aumento delle stablecoin regolamentate, come USDt e USDC, che, pur essendo emesse su permissionless blockchain, erano state inizialmente inserite nella categoria di rischio 1.250%, la stessa riservata agli investimenti di venture capital più azzardati. Eppure sono stablecoin con copertura regolamentata negli USA 1 a 1, cioè ogni stablecoin ha un dollaro, in contante o titoli di stato, a copertura.
Thedéen ha riconosciuto il cambiamento in atto, descrivendolo come “abbastanza drammatico”, e ha aggiunto: “Dobbiamo iniziare ad analizzare, ma dobbiamo essere piuttosto rapidi… c’è un argomento [a favore] che potrebbe avvicinarsi a questi asset in un modo diverso.”
Il veto esplicito delle grandi economie
La pressione non è solo teorica. La Banca d’Inghilterra ha chiarito che non applicherà il framework nella sua forma attuale, e la Federal Reserve statunitense ha definito i requisiti patrimoniali “non realistici”. L’Unione Europea, pur avendo in parte implementato lo standard del 2022, ha escluso le disposizioni chiave che riguardano le blockchain permissionless.
Si sta disegnando un pericoloso scenario di “disaccoppiamento normativo” che, secondo le indiscrezioni (riportate originariamente da Bloomberg e da Cointelegraph), costringerà il Comitato di Basilea a rivedere la sua guida già il prossimo anno per renderla più favorevole alla partecipazione bancaria nei mercati crypto.
Il timore diffuso è che l’attuale rigidità normativa funga da deterrente, spingendo l’innovazione finanziaria e l’emissione di prodotti cruciali – come gli stablecoin emessi dalle banche, i depositi tokenizzati o i servizi di custodia – fuori dalla giurisdizione dei paesi più rigidi, creando un significativo squilibrio competitivo.
In sintesi, la politica dei “piedi di piombo” di Basilea si è scontrata con l’accelerazione del mercato e l’azione pragmatica (o geopoliticamente motivata) di USA e UK. La necessità di un level playing field globale, unita alla crescente legittimazione degli stablecoin, sta quindi costringendo i tecnocrati di Basilea a un ripensamento forzato.
Domande e Risposte
Che cos’è esattamente la ponderazione del rischio del 1.250%? È un requisito di capitale prudenziale imposto dal Comitato di Basilea. Applicando il 1.250% come peso di rischio su un asset (Group 2), si ottiene un requisito di capitale regolamentare pari al 100% dell’esposizione (il 1.250% è il reciproco del requisito minimo di capitale dell’8%). In pratica, significa che per ogni euro investito in tale asset rischioso (come Bitcoin o stablecoin non conformi), la banca deve mettere da parte un euro di capitale proprio. Questo rende l’esposizione praticamente proibitiva per la banca.
Perché Stati Uniti e Regno Unito sono contrari alle regole originali di Basilea? I regolatori anglo-americani ritengono che i requisiti di capitale imposti dal BCBS (in particolare il 1.250% per asset come gli stablecoin) siano eccessivamente punitivi e “non realistici” per l’attuale panorama finanziario. La loro preoccupazione principale è duplice: limitare l’innovazione nel settore finanziario domestico (specialmente con l’ascesa delle stablecoin regolamentate) e assicurare che le loro banche possano competere a livello globale, evitando che il rigore normativo sposti le attività finanziarie più innovative in giurisdizioni meno severe.
Cosa comporterà questa revisione per gli stablecoin come USDt e USDC? La revisione dovrebbe portare a una classificazione più indulgente per le stablecoin che soddisfano rigidi requisiti di regolamentazione e trasparenza sulle riserve. Attualmente, le regole originali le trattano come asset ad alto rischio. Il nuovo approccio cercherà di creare una categoria separata (spesso chiamata Gruppo 1b) con un requisito di capitale molto inferiore. Ciò sdoganerebbe l’uso degli stablecoin da parte delle banche per servizi di pagamento e custodia, facilitando l’integrazione della finanza tradizionale (TradFi) con il mondo degli asset digitali.








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