Conti pubblici

Bagnai: «Il PNRR? Uno strumento dannoso, di cui il Governo sta minimizzando i danni»

Il PNRR? Un debito, ma inefficiente e comunque costoso, il cui impatto deve essere minimizzato. Il parere del senatore Bagnai

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Il PNRR? Uno strumento a debito, costoso, dannoso, non gratuito, di cui il governo cerca di minimizzare i danni. Questo è il cuore del’intervento del senatore Alberto Bagnai in aula, in cui espone una critica radicale al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), pur dichiarando il voto favorevole della sua forza politica alla risoluzione di maggioranza.

La sua posizione si basa sulla convinzione che, sebbene il governo stia facendo “l’uso migliore possibile dello strumento peggiore”, il PNRR sia un meccanismo fondamentalmente errato per l’Italia. Ecco l’intervento in aula.

Perché il PNRR è uno strumento sbagliato

Secondo Bagnai, l’errore fondamentale del PNRR risiede nella sua stessa natura. Lo definisce uno strumento “radicalmente profondamente sbagliato”  per diverse ragioni:

  1. Opacità e falsa narrazione: Molti non hanno ancora compreso la vera natura del PNRR, definendolo erroneamente “un regalo”. Bagnai sottolinea un principio economico fondamentale: “non esistono pasti gratis”. Tutto viene ripagato nella UE, o subito come debito, o sotto forma di contributi nazionali.
  2. Indirizzo inefficiente delle risorse: Il piano indirizza le risorse verso settori che rischiano di danneggiare la competitività italiana, come una transizione ecologica spinta che, a suo dire, avvantaggia altri Paesi. Cita l’esempio della produzione di idrogeno, un ciclo energetico con perdite di efficienza superiori al 70%, definendolo uno “spreco”.
  3. Vantaggio per l’industria tedesca: La critica più aspra riguarda gli effetti indiretti del piano. Citando un documento della stessa Commissione Europea, Bagnai afferma che le politiche del PNRR sono state orientate principalmente per favorire il sistema industriale tedesco. L’Italia si indebita, ma i beneficiari finali sono altri. Un esempio lampante è l’incentivo per 1,9 milioni di auto elettriche, di cui 760.000 prodotte in Germania. In pratica, “noi ci indebitiamo e loro incassano“.

Cosa non funziona e perché non è un “pasto gratis”

Il PNRR non è un “pasto gratis” perché comporta costi significativi, sia diretti che indiretti:

  • Costi finanziari non quantificabili: Non è ancora noto il costo finanziario totale dei fondi raccolti dalla Commissione Europea sui mercati, né i tassi di interesse che l’Italia dovrà pagare. Si sa solo di un errore di calcolo iniziale di circa 20 miliardi.
  • Costi industriali: L’Italia sta sostenendo costi industriali per finanziare la crescita di altri Paesi, in primis la Germania, che secondo le stime della Commissione ha beneficiato per 66 miliardi grazie agli effetti indiretti del piano, di cui il 24% proveniente dall’Italia.

Sfruttare al meglio uno strumento pessimo

Nonostante la valutazione estremamente negativa dello strumento, Bagnai riconosce che il governo sta gestendo la situazione con pragmatismo, riuscendo a trasformare un piano inefficiente in un motore, seppur parziale, di crescita. Viene ammesso che esiste un “bicchiere mezzo pieno” lo stimolo e le scadenze imposte dal PNRR hanno costretto il Paese a uno “sforzo di efficientamento”. Questo ha permesso di affrontare problemi strutturali, come la necessità di riformare una pubblica amministrazione “sfasciata da 20 anni di austerità” e di dare finalmente attuazione al federalismo fiscale entro il 2026.

In conclusione, pur criticando aspramente l’ideologia del “vincolo esterno” che il PNRR rappresenta, Bagnai loda l’operato del governo per la sua capacità di navigare e sfruttare al meglio una situazione ereditata estremamente complessa e svantaggiosa

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