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Autolesionismo Verde: Il CBAM UE blocca l’acciaio indiano proprio mentre l’Europa vorrebbe riarmarsi. Putin ringrazia dall’India
La tassa sul carbonio UE blocca l’acciaio indiano proprio quando serve per il riarmo. Un assist involontario a Putin, che vola in India per chiudere accordi mentre Bruxelles si perde nella burocrazia green.

Mentre Bruxelles perfeziona la sua burocrazia climatica, Nuova Delhi cerca nuovi mercati e accoglie Putin. Un capolavoro di tempismo geopolitico.
Il prossimo mese segnerà un punto di svolta – e forse di rottura – nelle relazioni commerciali tra Unione Europea e India. L’entrata in vigore del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), la cosiddetta “tassa sul carbonio” alle frontiere, è destinata a provocare un crollo verticale delle esportazioni di acciaio indiano verso il Vecchio Continente.
Secondo quanto riportato da Reuters, che cita dirigenti industriali e analisti, i produttori indianidi acciaio sono già in preallarme, costretti a cercare destinazioni alternative per le loro merci. Una mossa che rischia di lasciare l’Europa a corto di materie prime fondamentali proprio nel momento peggiore.
Cos’è il CBAM e perché colpisce l’India
Il meccanismo è stato ideato dai tecnocrati di Bruxelles per mettere i produttori industriali europei su un piano di presunta parità con i concorrenti extra-UE. Le aziende europee, gravate da regolamentazioni sulle emissioni sempre più stringenti, lamentavano una concorrenza sleale da parte di paesi con normative ambientali più lasche. Il CBAM è il risultato dell’alleanza fra grande industria protetta e lobby green: una barriera doganale “verde” che coprirà diverse categorie di importazioni:
- Acciaio
- Cemento
- Fertilizzanti
- Elettricità
Il problema per l’India, secondo produttore mondiale di acciaio dopo la Cina, è strutturale. La maggior parte della sua siderurgia si basa su altiforni alimentati a carbone, una tecnologia incompatibile con i sogni a impatto zero dell’UE. Sebbene esistano alternative come i forni ad arco elettrico, la transizione richiede tempo e capitali enormi che non possono essere mobilitati in un mese, oltre a richiedere un cambio di paradigma produttivo generale che, evidentemente, non è conveniente.
I numeri del disastro annunciato
La dipendenza è reciproca e profonda. Secondo un ex alto funzionario del governo di Nuova Delhi, l’India esporta verso l’Unione Europea una quota massiccia della sua produzione, che in alcuni segmenti tocca il 66%.
Ravi Sodah di Elara Capital ha confermato a Reuters l’ovvio: “Nel breve termine, si prevede un rallentamento delle esportazioni dell’India verso l’UE”. Le aziende stanno cercando di capire come adeguarsi, ma nel frattempo il commercio si fermerà.
Il paradosso del riarmo e l’ombra di Putin
Qui entra in gioco l’ironia della sorte, o meglio, la miopia strategica europea. Il tempismo dell’entrata in vigore del CBAM non potrebbe essere più sfortunato. L’Europa sta cercando affannosamente di riarmarsi di fronte alla minaccia russa, uno sforzo che richiede enormi quantità di acciaio per mezzi, munizioni e infrastrutture.
Bloccare uno dei principali fornitori mondiali di acciaio in nome dell’ideologia green appare, agli occhi di un osservatore realista, come un atto di autolesionismo economico.
Le conseguenze geopolitiche sono immediate:
- L’Europa si irrigidisce: Bruxelles si mostra inflessibile, guidata da dogmi ambientali che ignorano la realtà industriale e militare.
- L’India guarda altrove: Mentre l’UE alza barriere, Vladimir Putin visita l’India. L’obiettivo? Chiudere ricchi accordi commerciali e, ironia della sorte, contratti nel settore degli armamenti, ma anche porre le basi di un blocco alternativo ai complessi, e al confronto, cino-americano, ma diq eusto parleremo a parte.
Mentre l’Europa si preoccupa delle emissioni di CO2 dei forni indiani, Mosca si preoccupa di vendere armi e stringere alleanze. Un contrasto che evidenzia la fragilità di una politica estera ed economica europea sempre più scollegata dalle necessità reali del continente.
Domande e risposte
Perché l’Unione Europea ha introdotto il CBAM?
Il Carbon Border Adjustment Mechanism nasce per proteggere l’industria europea dalla concorrenza di paesi con normative ambientali meno severe. Bruxelles vuole evitare che le aziende UE, costrette a costosi investimenti per ridurre le emissioni, vengano spiazzate da prodotti esteri a basso costo ma ad alto impatto inquinante. È, in sostanza, un dazio ambientale per “livellare il campo di gioco”, anche se rischia di trasformarsi in un boomerang per l’approvvigionamento di materie prime.
Perché l’industria siderurgica indiana è così colpita da questa misura?
L’India, secondo produttore mondiale di acciaio, utilizza prevalentemente altiforni alimentati a carbone. Questo metodo produttivo è economico ed efficiente ma genera alte emissioni di carbonio, rendendo l’acciaio indiano incompatibile con i nuovi standard europei senza il pagamento di pesanti dazi. La conversione a tecnologie più pulite, come i forni ad arco elettrico, richiede tempo e investimenti ingenti che non possono essere realizzati dall’oggi al domani.
Quali sono i rischi geopolitici di questa decisione per l’Europa?
Il rischio principale è l’isolamento economico in un momento critico. L’Europa ha bisogno di acciaio per il riarmo e le infrastrutture, ma sta bloccando uno dei suoi maggiori fornitori. Questo vuoto spinge l’India a cercare partner più pragmatici, come la Russia. La visita di Putin in India per accordi commerciali e militari dimostra come la rigidità ideologica europea possa favorire indirettamente gli avversari geopolitici, indebolendo i legami con le potenze emergenti.









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