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Austria: falliscono le trattative per una maggioranza di governo che escludesse la FPÖ identitaria

In Austria falliscono i negoziati fra popolari della ÖVP, socialisti della SPÖ e liberali di Neos. Si apre la strada per un nuovo governo fra ÖVP e i patrioti della FPÖ, che limiterebbe fortemente l’immigrazione irregolare

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In Austria, il partito liberale Neos si è tirato fuori dai negoziati per formare un nuovo governo di coalizione che escludesse i Patrioti della FPÖ, che ha vinto le ultime elezioni generali. Una situazione che potrebbe favorire il ritorno al potere del partito anti-immigrazione di Herbert Kickl, in coalizione con i popolari della ÖVP.

In Austria, a quasi quattro mesi dalle elezioni parlamentari di settembre, la speranza di una coalizione senza la destra identitaria sembra svanire. Venerdì 3 gennaio, il partito liberale Neos si è ritirato definitivamente dai negoziati per la formazione di un nuovo governo. I colloqui  ÖVP e SPÖ sono proseguiti per poco, quindi si sono interrotti.

I colloqui erano stati avviati tra Neos, il Partito Popolare Austriaco (ÖVP) del cancelliere Karl Nehammer e i socialdemocratici di centro-sinistra (SPÖ) dopo le elezioni parlamentari, vinte dal Partito della Libertà (FPÖ, estrema destra) con il 29% dei voti.

I leader di OVP, SPO e Neos ai colloqui falliti (Afp via Marianne)

La presidente di Neos, Beate Meinl-Reisinger, ha dichiarato che non è stato possibile raggiungere un accordo sulle “riforme fondamentali”, in particolare sui tagli al bilancio e sulla riforma delle pensioni. L’Austria è in recessione da due anni e il suo deficit pubblico, pari al 3,9% del PIL nel 2024, è di fatto superiore al limite del 3% fissato dall’Unione Europea (UE). Beate Meinl-Reisinger ha inoltre deplorato l’incapacità degli altri partiti di proporre “una visione per l’Austria per i prossimi vent’anni”. Come se un Paese europeo, nella situazione attuale, avesse una speranza di vita di 20 anni.

Di fatto, il partito della Cancelliera e i socialdemocratici hanno ora la maggioranza parlamentare strettissima per governare insieme, con soli 92 seggi su 183. Una situazione che rende la Grande Coalizione alla tedesca un’alternativa molto , troppo, fragile.

Si apre la strada al governo Patrioti e Popolari?

Questa situazione potrebbe indurre un cambiamento nel rifiuto del Cancelliere Karl Nehammer di negoziare con il Partito della Libertà? Va ricordato che il suo partito ha già formato coalizioni con l’FPÖ a livello federale in due occasioni. L’ultima volta è stata dal 2017 al 2019. Quella coalizione si è conclusa con uno scandalo di corruzione soprannominato “Ibizagate”.

All’epoca il leader della FPÖ, Strache ,cadde in una provocazione organizzata ad arte da giornalisti e da una finta milionaria russa che voleva intervenire nel mercato dell’informazione austriaco. Lo scandalo portò alle dimissioni del governo nero blu.

Tuttavia, il principale ostacolo a un accordo di coalizione con il partito di estrema destra rimane il suo leader, Herbert Kickl – il presidente austriaco, Alexander Van der Bellen, ha già dichiarato che non lo confermerà come cancelliere.

Herbert Kickl ha promesso durante le ultime elezioni di trasformare l’Austria in una “fortezza” contro gli immigrati e di aumentare il numero di rimpatri alla frontiera. Il rifiuto di Van del Bellen non chiuderebbe di per se la strada a un governo di coalizione attorno a una figura concordata fra i due partiti e meno radicale rispetto a Kikl. Per i restanti punti del programma gli accordi sarebbero di semplice raggiungimento: liberalizzazioni, taglio a certi contributi sociali, politica migratoria restrittiva.

La formazione del governo PPE-Patrioti sarebbe uno schiaffo secco alla Commissione Europa e cambierebbe gli equilibri nel COnsiglio europeo.


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