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Austria e Italia, affare fatto: Vienna blinda i cieli con i Leonardo M-346FA. Una svolta da 1,5 miliardi

Vienna investe 1,5 miliardi per il jet di Leonardo: ritorno industriale, sovranità e una nuova strategia per salvare i costosi Typhoon. Ecco i dettagli tecnici della versione “Fighter Attack”.

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Alla fine, la pragmatica Austria ha deciso di smettere di chiedere passaggi ai vicini per addestrare i propri piloti. Il Ministero della Difesa austriaco ha finalizzato l’acquisizione dei velivoli Leonardo M-346FA, un’operazione che segna un punto di svolta non solo per la Luftstreitkräfte (l’aeronautica militare di Vienna), ma anche per l’industria della difesa italiana.

Si tratta di un accordo Governo-Governo (G2G) che segue la firma apposta nel maggio 2025 e la Lettera d’Intenti del dicembre precedente. Non stiamo parlando di noccioline: il valore complessivo dell’operazione tocca quota 1,5 miliardi di euro. Le consegne dei 12 velivoli previsti inizieranno nel 2028, riportando la sovranità addestrativa in casa austriaca e fornendo al contempo una piattaforma capace di mordere, se necessario.

Il Contratto: non solo aerei

L’Austria non si è limitata a comprare “ferro”, ma ha acquistato un sistema. La cifra di 1,5 miliardi può sembrare elevata per 12 aerei (più 12 in opzione), ma analizzando il pacchetto si comprende la logica economica dell’investimento. Il prezzo unitario della macchina si aggira sugli 80 milioni di euro, ma il contratto è “chiavi in mano”:

  • Armamento completo;

  • Simulatori di volo avanzati;

  • Addestramento del personale;

  • Manutenzione e supporto logistico.

Il Ministro della Difesa Klaudia Tanner e il Ministro dell’Economia Wolfgang Hattmannsdorfer hanno sottolineato come questo acquisto sia un passo avanti sia nella politica di sicurezza che in quella economica. E qui entra in gioco il fattore keynesiano del moltiplicatore: a fronte della spesa, l’accordo industriale parallelo con l’Italia dovrebbe generare circa 400 milioni di euro di ordini per le aziende austriache. Un do ut des che rende la pillola della spesa militare molto più dolce per i contribuenti austriaci.

La Strategia della “Doppia Flotta”: Basta usurare gli Eurofighter

L’acquisto risponde a un’esigenza tattica ed economica precisa: la “Two-Fleet Strategy”. Fino al 2020, l’Austria utilizzava i venerabili Saab 105, aerei che hanno servito per 50 anni prima di andare in pensione, lasciando un vuoto capacitivo imbarazzante. Da allora, per addestrare i propri piloti su jet, Vienna ha dovuto spedire i suoi cadetti in Italia e Germania.

La nuova strategia prevede due linee di volo complementari:

  1. Eurofighter Typhoon: Per la sorveglianza aerea ad alte prestazioni e la difesa dello spazio aereo “nobile”.

  2. M-346FA: Per l’addestramento, le missioni a bassa intensità e per dare respiro alla flotta Eurofighter.

I nuovi jet saranno di base a Linz-Hörsching, riattivando il Fliegerregiment 3. L’obiettivo è chiaro: ridurre i costi operativi. Far decollare un Eurofighter per identificare un piccolo aereo da turismo che ha perso la rotta è come usare una Ferrari per andare a comprare il latte: costoso e inefficiente. L’M-346FA farà proprio questo lavoro sporco, costando una frazione dell’ora di volo del fratello maggiore.

Leonardo M 346 FA con la panoplia del suo armamento

M-346FA: Non chiamatelo solo addestratore

Qui arriviamo al cuore tecnico della questione. L’Austria non ha comprato la versione base (AJT – Advanced Jet Trainer) che usano le scuole di volo, ma la variante FA (Fighter Attack). Quali sono le specificità che trasformano questo “scuolabus” supersonico in un caccia leggero?

La versione FA mantiene le capacità duali (addestramento e combattimento), ma aggiunge muscoli e cervello. Ecco le differenze sostanziali rispetto all’addestratore base:

  • Radar Grifo-346: Un radar a scansione meccanica (e in futuro AESA) multimodale che permette l’ingaggio di bersagli aerei e terrestri.

  • 7 Punti d’attacco: Comprese le due rotaie lanciamissili alle estremità alari, che portano il carico bellico a oltre 2.000 kg.

  • DASS (Defensive Aid Sub System): Un sistema di autoprotezione fondamentale in scenario operativo.

  • Data Link Tattico e Radio Sicure: Per operare in un ambiente network-centrico.

  • Cellula rinforzata: Per sopportare carichi maggiori e profili di missione più aggressivi.

Il pacchetto richiesto dall’Austria è particolarmente ricco e denota l’intenzione di fare sul serio. Secondo i documenti del Ministero della Difesa italiano, la fornitura include:

EquipaggiamentoDettagliFunzione
Caschi HMD12 unitàVisore montato sul casco per acquisizione bersagli e dati di volo.
IFFInterrogatoriIdentificazione amico/nemico, essenziale per l’Air Policing.
Cannone8 pod Nexter NC621Cannone da 20mm per il combattimento ravvicinato.
MissiliIntegrazione IRIS-TMissili aria-aria a guida infrarossa per la difesa aerea.
Guerra Elettronica8 pod Elbit SPEARSistema avanzato per attacco elettronico e autoprotezione.

Particolarmente interessante è l’adozione del pod Elbit SPEAR AECM. Si tratta di una soluzione modulare israeliana che offre capacità di attacco elettronico e ricognizione tramite tecnologia DRFM (Digital Radio Frequency Memory), permettendo al piccolo M-346FA di disturbare i radar nemici e proteggersi in ambienti ostili. Non male per un “addestratore”.

Come il DRFM

Block 20: L’Austria guarda al futuro

C’è un dettaglio che potrebbe rendere l’ordine austriaco ancora più rilevante: Vienna potrebbe essere il cliente di lancio per lo standard Block 20.

Presentato da Leonardo a Farnborough 2024, questo aggiornamento rivoluziona l’abitacolo. Via i vecchi display multifunzione, spazio a:

  • Due Large Area Displays (LAD) (uno per posto di pilotaggio);

  • Nuovo Head-Up Display (HUD) a basso profilo;

  • Sistemi di navigazione e gestione armamenti potenziati.

Questo allineerebbe l’M-346FA agli standard dei caccia di quinta e sesta generazione, rendendo l’addestramento ancora più realistico e l’operatività più fluida. L’ordine austriaco si inserisce in un acquisto congiunto con l’Italia, che prenderà altri 20 velivoli per la sua International Flight Training School e per le Frecce Tricolori, garantendo economie di scala.

E l’Eurofighter? Il destino del “problematico” Typhoon

L’arrivo del M-346FA risolve un rompicapo decennale per Vienna: cosa fare degli Eurofighter? L’Austria possiede 15 Typhoon della Tranche 1. In termini profani, sono macchine potenti ma “basiche”. Acquistati dopo una controversa selezione (e un taglio dell’ordine originale da 18 a 15), questi aerei hanno capacità aria-suolo nulle e un armamento aria-aria limitato al cannone Mauser e ai missili a corto raggio IRIS-T. Niente missili a lungo raggio AMRAAM o Meteor. Sono, di fatto, delle velocissime sentinelle di pace.

Negli anni, Vienna ha pensato di tutto: venderli all’Indonesia, rottamarli per comprare aerei più economici, o lasciarli a terra. Il costo operativo era ed è un salasso, e l’aggiornamento costerebbe quanto comprare una flotta nuova.Tuttavia, l’Austria è neutrale e fuori dalla NATO. Questo significa che non può chiamare gli alleati per fare “Air Policing” sui suoi cieli (come fanno i Paesi Baltici). Deve difendersi da sola.

Con l’M-346FA, l’Eurofighter rimane, ma cambia ruolo. Non dovrà più logorarsi per missioni di routine.

  • M-346FA: Prende in carico l’addestramento avanzato, il mantenimento delle ore di volo dei piloti, l’intercettazione di velivoli lenti (Slow Mover Intercept) e le missioni simulate.

  • Eurofighter: Viene preservato per le rare necessità di intercettazione supersonica ad alta quota, allungando la vita operativa delle cellule e riducendo drasticamente la bolletta del carburante e della manutenzione.

Resta il problema di dotare il caccia di un missile a lungo raggio, in grado di metterlo allo stesso livello dei possibili avversari dotati di missili R-37 o PL-15

M-346 ottimizzato multiruolo

La ricerca di un equilibrio costi benefici

L’operazione austriaca è un manuale di realismo. Di fronte all’impossibilità di mantenere una flotta di soli caccia pesanti e alla necessità di formare piloti in casa, Vienna ha scelto la soluzione più logica: un aereo italiano che costa il giusto, offre ritorni industriali e copre il 70% dei compiti operativi reali di una forza aerea moderna in tempo di pace, con la capacità di pungere in caso di guerra. Per l’Italia e Leonardo, è la conferma che il concetto di “Light Fighter” non è solo marketing, ma una nicchia di mercato concreta e in espansione.

Domande e risposte

Perché l’Austria ha speso 1,5 miliardi invece di continuare ad addestrare i piloti all’estero?

Sebbene l’addestramento all’estero possa sembrare più economico nel breve periodo, crea una dipendenza strategica inaccettabile per un paese neutrale. L’acquisto ripristina la “sovranità operativa”, permettendo a Vienna di formare i propri piloti autonomamente. Inoltre, la cifra non copre solo l’addestramento, ma fornisce una flotta da combattimento reale per compiti di polizia aerea e difesa, sgravando i costosi Eurofighter. A lungo termine, il risparmio sulle ore di volo degli Eurofighter e il ritorno industriale compensano l’investimento iniziale.

L’M-346FA può davvero considerarsi un aereo da combattimento o è solo un addestratore armato?

È un vero caccia leggero (“Light Fighter”). A differenza di un semplice addestratore a cui sono stati “appiccicati” dei missili, l’M-346FA dispone di radar di controllo del tiro, suite di guerra elettronica, data link tattici e casco visore integrato. Può svolgere missioni di supporto aereo ravvicinato, interdizione e polizia aerea contro bersagli lenti o non cooperativi con un’efficacia molto vicina a quella di caccia superiori, ma a una frazione del costo. Non farà dogfight contro un Su-57, ma per tutto il resto è eccellente.

Che fine faranno gli Eurofighter austriaci ora che arrivano i nuovi jet italiani?

Resteranno in servizio, ma voleranno “meglio”. La “strategia della doppia flotta” serve proprio a salvare gli Eurofighter. Attualmente, l’Austria è costretta a usare questi potentissimi (e costosissimi) bimotore per qualsiasi compito, usurandoli precocemente.

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