Politica
Attuare la democrazia diretta
Dato il referendum odierno (tra parentesi, invito tutti ad andare a votare, ogni voto è un piccolo schiaffo a Renzi, a Napolitano e alle consorterie che li supportano), non potevo esimermi dal parlare di democrazia.
Partiamo dal quorum. Esso è il simbolo dello schifo ideologico e politico in cui è immersa l’Italia. Praticamente i politici si appoggiano sugli astensionisti cronici (tra cui ci sono ignoranti, menefreghisti, astensionisti per principio, ma anche persone malate o psicologicamente non interessate al voto) per mantenere e difendere il loro potere (infatti nell’analisi post-voto per sancire il vincitore, al di là del quorum, dobbiamo depurare il dato odierno dall’astensionismo cronico, quantificabile in circa 20%). Inoltre il quorum è sbagliato perché premia il menefreghismo e non riconosce l’impegno di chi almeno ha avuto la volontà di informarsi e alzare il fondoschiena, fare quattro passi e votare. Quindi un’istituzione che va totalmente contro anche alla nostra idea, di premiare l’intensità del voto, già vista in altri articoli e nel libro Libertà Indefinita.
Per quanto riguarda la democrazia diretta, sicuramente è necessario un passaggio ad una democrazia diretta di tipo svizzero, quindi propositiva ed abrogativa senza quorum. Ma a mio avviso, non basta solo passare al modello svizzero. Innanzitutto, la democrazia diretta deve essere di tipo digitale, è assurdo spendere decine di milioni in queste consultazioni fisiche, quando basterebbe creare degli account con sistema di sicurezza di tipo bancario. E non venite a dirmi che si perderebbe la segretezza del voto, perché basterebbe fare un sistema di voto di 48 ore, dove si può cambiare il proprio voto più volte e la segretezza sarebbe mantenuta. Poi ognuno voterebbe da casa sua, nessuno potrebbe sapere cosa vota.
Altra proposta che mi viene in mente è quella di rendere la democrazia diretta totale. Cioè senza rinunciare al Parlamento, ma dando la possibilità, sempre da un account apposito, al cittadino, di sostituire i propri rappresentanti e votare direttamente ad ogni cosa che si vota al Parlamento. Faccio un esempio. Ipotizziamo un parlamento di 100 deputati e io decido che per la votazione sull’intervento in Libia, voglio votare direttamente, perché il partito che ho votato vota in maniera diversa. Cosa succederebbe? Che se prima i 100 deputati rappresentavano il 100% degli elettori, decidendo di votare direttamente io voterò, ipotizzando 10 milioni di elettori, una percentuale di uno su dieci milioni, diluendo il potere dei deputati eletti. Se tutti i cittadini votassero direttamente, la volontà dei deputati non si azzererebbe ma si diluirebbe fino al 50%. Ovviamente, il diritto potrei esercitarlo solo se voglio votare sì o no, se mi astengo il mio voto tornerebbe ai deputati eletti, quindi non verrebbe conteggiato. Questo sistema lascerebbe sempre al Parlamento la sua funzione di direzione e di più approfondita analisi legislativa, ma darebbe la possibilità al popolo di ridimensionarne il potere se va troppo contro la volontà popolare stessa. Questo strumento si affiancherebbe poi a referendum propositivi e abrogativi sul modello svizzero, ma digitali, come scritto prima.
Una prima critica, assolutamente motivata, alla democrazia diretta, è che il popolo spesso non ha la competenza per votare. Questo è vero non tutti, anzi forse la maggioranza della popolazione, spesso non possiede le minime informazioni e competenze per votare, è questo normale, dato che non tutti si interessano di politica o dei temi oggetto dei referendum. Per ovviare a questo problema, credo debba essere creato un sistema di patente civica. Ad esempio per poter votare si debba superare un esamino per la patente civica, dove poter testare le conoscenze politiche, storiche e civiche del cittadino. Questa patente di base per poter accedere al sistema di democrazia diretta, per poter avere il diritto di votare anche tutte le votazioni parlamentari credo debbano esserci ulteriori esami di tipo politico, economico, ecc che consentano di poter sostituire se necessario i proprio rappresentati su votazioni su determinati temi specifici (un po’ come le diverse patenti di guida). Quindi una patente civica di base e altre più specifiche. Questo sarebbe anche un modo per premiare l’interesse e l’impegno e disincentivare il menefreghismo. E’ una limitazione del suffragio universale? Sì ma solo teorica dato che tutti con un impegno minimo potrebbero sostenere il test di base, che deve poter essere superato con un impegno massimo di studio e informazione di un mese (questo perché non vogliamo creare degli esami di laurea, ma solo dei patentini). Sembra una proposta complicata a dirsi, ma con regole e con un sistema chiaro non sarebbe molto difficile. Inoltre abolendo il quorum, anche se solo il 10% della popolazione andasse a votare, il voto sarebbe valido, e gli altri non potrebbero lamentarsi dato che tutti se si impegnano un minimo potrebbero superare il test.
Altra proposta è quella di premiare l’intensità del voto, non solo la quantità, come accennato nell’articolo Democrazia da correggere. Oltre alle proposte indicate, cioè degli strumenti per potenziare il proprio voto, ad ogni quesito referendario sarebbe necessario dare di base una certa intensità al voto di ognuno di noi. Ad esempio su questo referendum sulle trivelle, il voto di chi ci lavora sopra, o di chi abita sulle coste interessate, o il voto degli operatori turistici dovrebbe essere maggiorato rispetto al mio che abito in una città lontana dal mare, vado poco al mare in Italia, consumo relativamente poco petrolio, e non ho nessun legame diretto con i settori economici interessati. O ancora su un referendum ad esempio sull’eutanasia, il mio voto che sono giovane e in buona salute, dovrebbe contare mille volte meno rispetto al voto di un malato terminale che vorrebbe poter decidere se accorciare o meno le proprie sofferenze. Sicuramente creare degli strumenti per aumentare il peso del proprio voto è abbastanza fattibile, mentre quello di valutare quanto si è coinvolti dalla votazione è molto più difficile da attuare. In qualsiasi caso è bene iniziare una riflessione e una ricerca sull’intensità del voto che è qualcosa di naturale, che vale implicitamente in tutti i piccoli gruppi. Ad esempio, mettiamo cinque amici in auto che vogliono fare quattro ore di autostrada senza fermarsi per arrivare prima a destinazione, se uno di loro ha mal di pancia e deve andare in bagno farà fermare tutta la compagnia, perché il suo bisogno, anche se minoritario, è più intenso rispetto a quello degli altri ragazzi. E così anche in uno stato è necessario che anche l’intensità e non solo la quantità sia valutata.
Ricapitolando, per attuare una democrazia diretta completa per me sono necessarie le seguenti riforme:
1) Abolizione del quorum
2) Referendum propositivi e abrogativi
3) Account telematici per votare
4) Possibilità di sostituire i propri rappresentanti
5) Patentini civici
6) Strumenti per valutare l’intensità del voto
Ed oltre a questi strumenti, che servono per migliorare l’espressione della volontà popolare, si affiancherebbero gli strumenti della democrazia integrata che servono invece a difendere l’individuo dalla volontà popolare stessa dandogli la possibilità di mantenere ed esprimere la propria libertà.
by Fenrir
FONTE: HESCATON.COM
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