Economia
Non solo Cina: la nuova corsa all’oro delle terre rare si sposta in Asia Centrale (e gli USA sono già lì)
Mentre la dipendenza dalla Cina sui minerali critici preoccupa il mondo, un report IEA accende i riflettori sull’Asia Centrale. Il Kazakistan scopre nuovi giacimenti e l’Uzbekistan si allea con gli USA, aprendo un nuovo fronte nella corsa alle terre rare.

Secondo il recente rapporto Global Critical Minerals Outlook 2025 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la domanda globale di minerali critici e terre rare sta registrando una crescita esponenziale. La Cina si conferma il principale attore nel settore dell’estrazione e della raffinazione, ma altre nazioni come il Kazakistan e l’Uzbekistan stanno emergendo come protagonisti nel mercato globale.
Domanda in aumento e nuovi leader
Il rapporto evidenzia un incremento del 30% della domanda globale di litio nel 2024 rispetto all’anno precedente, spinto dalla produzione di veicoli elettrici, batterie e tecnologie rinnovabili. Anche la richiesta di cobalto, nichel e terre rare è cresciuta significativamente. Il Kazakistan si posiziona come il maggior produttore mondiale di uranio, mentre l’Uzbekistan sta espandendo le esportazioni di uranio, rame e altre terre rare.
Le tensioni geopolitiche legate alla guerra Russia-Ucraina hanno favorito le esportazioni di uranio del Kazakistan, nonostante alcune difficoltà operative. Inoltre, l’IEA segnala un accordo tra Stati Uniti e Uzbekistan sui minerali critici, di cui però non sono stati resi noti i dettagli.
Il Kazakistan e le Prospettive Future
Il Kazakistan potrebbe vedere un aumento significativo dei propri guadagni nei prossimi anni, soprattutto se le affermazioni di Astana sull’individuazione di vasti giacimenti di terre rare, annunciate ad aprile, si riveleranno fondate. Questo potrebbe rafforzare ulteriormente la sua posizione sul mercato globale.
Il Dominio Cinese e i Rischi per l’Economia Globale
Negli ultimi due anni, la Cina è stata il principale motore della crescita della domanda di minerali critici, ma è anche il maggior fornitore mondiale di terre rare. Secondo il rapporto IEA, Pechino domina la raffinazione di 19 dei 20 minerali strategici analizzati.
Questo monopolio potrebbe avere implicazioni preoccupanti per l’economia globale, soprattutto con l’evoluzione delle tecnologie. Il rapporto avverte che le tecnologie emergenti per le batterie, come quelle a base di fosfato di ferro e litio o a ioni di sodio, presentano catene di approvvigionamento ancora più concentrate rispetto alle batterie al nichel. La Cina produce il 75% dell’acido fosforico purificato mondiale, essenziale per le batterie al litio-ferro-fosfato, e il 95% del solfato di manganese ad alta purezza, un componente chiave per batterie al mandanese e quelle a ioni di sodio.
Sfide per l’Innovazione Tecnologica
Le tecnologie emergenti per le batterie stanno sfidando le attuali batterie agli ioni di litio a base di nichel, ma non sono immuni ai rischi legari alla concentrazione dell’offerta. Questo scenario potrebbe rappresentare una vulnerabilità che verrà a rivelarsi nei prossimi venti o treanta anni, confermando una posizione prevalenta e dominante di Pechino.
L’IEA sottolinea come tali concentrazioni possano amplificare i rischi di approvvigionamento e i prezzi elevati, rendendo i mercati globali più dipendenti da pochi fornitori, in primis la Cina. Un problema che l’Occidente dovrà affrontare , prima o poi.
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