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Arabia Saudita, minimo di trivelle petrolifere da 20 anni. Perché ora punta tutto sul gas naturale?

Il Regno saudita riduce drasticamente le perforazioni petrolifere, raggiungendo il livello più basso dal 2005. Una scelta strategica per abbandonare i piani di espansione della produzione di greggio e accelerare sugli ingenti investimenti nel gas, con il mega-progetto Jafurah al centro della nuova politica energetica.

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Le unità di trivellazione petrolifera attive dell’Arabia Saudita sono diminuite per il sesto mese consecutivo, raggiungendo il livello più basso degli ultimi vent’anni, mentre gli investimenti nei progetti relativi al gas naturale acquistano slancio.

Secondo i dati Baker Hughes, il numero di impianti di trivellazione petrolifera in Arabia Saudita è sceso a 20 nel mese di luglio dai 46 registrati all’inizio del 2024, il livello più basso dal febbraio 2005. Il numero è in calo da 18 mesi, in seguito alla decisione di Riyadh di abbandonare i piani per aumentare la capacità di Aramco a 13 milioni di barili al giorno, mantenendola invece a 12 milioni.

Diversi progetti di espansione dei giacimenti petroliferi volti a mantenere la capacità “sono stati completati o sono in fase di completamento”, ha affermato Robin Mills, fondatore della società di consulenza Qamar Energy con sede a Dubai. “Possono anche rallentare la manutenzione della produzione in alcuni dei loro giacimenti più vecchi e più grandi”. Sino a giugno l’Arabia ha prodotto a livelli elevatissimi, perfino superando le quote OPEC+.

In quanto maggiore esportatore mondiale di petrolio, il numero di impianti di trivellazione operativi in Arabia Saudita è un indicatore importante per i mercati globali, poiché offre uno sguardo sulle dinamiche future dell’offerta. Mentre gli impianti di trivellazione destinati al petrolio hanno subito un crollo, quelli destinati al gas sono aumentati, poiché il Paese cerca di produrre più combustibile pulito per il proprio consumo e guarda alle esportazioni future.

L’Arabia Saudita punta a risparmiare circa 1 milione di barili di greggio al giorno entro il 2030, utilizzando invece il gas naturale come combustibile. Il 12 maggio, l’amministratore delegato di Aramco, Amin Nasser, ha dichiarato che oltre il 50% della spesa upstream della società è destinata al gas, piuttosto che a progetti petroliferi.

Il progetto Jafurah è una parte fondamentale di questo piano, con la prima fase da 650 milioni di piedi cubi al giorno che dovrebbe iniziare entro la fine di quest’anno. L’esecuzione della fase 2, che dovrebbe entrare in funzione tra due anni, così come un progetto di gasdotto per rafforzare le forniture alle centrali elettriche e all’industria del regno, saranno fondamentali per raggiungere gli obiettivi prefissati.

Impainto di Gas Naturale di Jafurah

L’Arabia Saudita vuole anche sfruttare la crescente domanda globale di gas naturale. In precedenza aveva dichiarato che avrebbe esportato gas sotto forma di ammoniaca blu, ma da allora ha ridimensionato i suoi piani e sta valutando modalità alternative per esportare il gas.

Sebbene il programma di sviluppo del gas non convenzionale dell’Arabia Saudita abbia compensato in parte il calo del petrolio, i fornitori di impianti di perforazione stanno risentendo della contrazione della domanda.

Olivier Le Peuch, amministratore delegato della società di servizi SLB, ha attribuito parte della responsabilità del fatturato trimestrale stabile della sua società al calo registrato in Arabia Saudita. “L’attività è diminuita più del previsto, con la dismissione di diversi impianti di perforazione”, ha dichiarato a giugno.

Saudi Aramco ha dichiarato di aver firmato 23 contratti per impianti di perforazione di gas del valore di 2,4 miliardi di dollari a giugno. Un altro pacchetto di perforazioni che avrebbe dovuto essere assegnato nel primo trimestre di quest’anno è ora previsto per il quarto trimestre, ha affermato Rahul Choudhary, ricercatore presso Rystad Energy A/S.

I fornitori di impianti di perforazione devono anche fare i conti con la minore domanda derivante dalle operazioni senza impianti nei giacimenti maturi, ha affermato Choudhary. “Per i giacimenti onshore maturi come Ghawar e Khurais, con giacimenti in declino, la perforazione tradizionale lascia il posto a interventi con cavi e tubi a spirale invece che a nuovi impianti”.

Appare evidente che l’Arabia Saudita cerca di ridirigere la propria produzione per tener conto della maggior domanda di gas naturale rispetto al petrolio, calando la produzione del secondo e quindi prolungando anche la durata nel tempo di questa risorsa naturale.


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