Attualità
Anonima sarda
A Bologna, si sono dati davvero da fare per “protestare contro Salvini”. Il tutto è nato da un’idea zuzzurellona di quattro trentenni: quella di riempire una piazza come una scatola di sardine. E così, in quindicimila, sono confluiti in Piazza Maggiore, muniti di pesciolini colorati a simboleggiare, appunto, le sarde. Ma per fare cosa? Già, per fare cosa? Abbiamo provato, invano, a capirlo sfogliando quotidiani e consultando siti di informazione. Una prima, possibile, spiegazione è quella agonistico-sportiva: volevano essere più numerosi della folla che avrebbe accolto il leader leghista in un concomitante raduno. Ecco nelle parole degli organizzatori, stando al resoconto di Repubblica, il succo di questo straordinario progetto civico: “Salvini arriva al PalaDozza: il palazzetto ha 5.570 posti. Noi dobbiamo essere di più”. Interessante: una gara a chi ce l’ha più numeroso.
Possibile che solo questa fosse la piattaforma programmatica dei promotori? No, c’erano anche, secondo i cronisti dell’evento, “creatività e bellezza”. D’altra parte, dove vai, se sei di sinistra e la bellezza non ce l’hai? È dal Sessantotto che l’immaginazione ha da andare al potere. Prima o poi doveva succedere, diciamo. Da qui, le sardine di carta. E va bene. Allora riassumiamo: sono entrati nel Guinnes per il maggior numero di volontari stipati nel minor numero di metri quadrati e hanno sagomato un gran numero di pesci di carta frantumando il record del maggior numero di pesci di carta tagliati. E poi? Abbiamo continuato a cercare, sicuri che, da qualche parte, in qualche modo – in quella piazza gremita di sardine come neanche, di tonno, un barattolo di tonno – ci dovesse pur essere l’avannotto di un’idea; oltre agli origami delle sardine, s’intende. Perché, quella di Piazza Maggiore era una manifestazione dichiaratamente politica, dopotutto. Niente da fare.
Abbiamo trovato frasi come: “La nostra idea era portare qualcosa di nuovo, smettere di inseguire il vecchio proposto da altri”. Uno slogan “nuovissimo”, davvero. Oppure, perle tipo: “Abbiamo fatto pensare alla gente che fosse ora di muoversi”; insomma, la sinistra par ferma; eppur si muove. Pochissimo altro da segnalare, a parte l’odio dichiarato contro Salvini e la Lega che, come noto, va bene perché è odio “positivo”. Un segno indubbio di vitalità: “Io odio positivo, perché son vivo”, canterebbe Jovanotti.
Comunque, cerca che ti ricerca, un dettaglio ci ha messo sulla strada giusta per decifrare il fenomeno: talune dichiarazioni contro il “sovranismo” e contro Salvini “sovranista”. Il che ci dà l’idea dell’idea nebulosa del mondo di questi rivoluzionari da mercato del pesce. Pensano davvero che Salvini sia sovranista! E sono preoccupati di una ondata “populista” e “sovranista”; che non c’è. Ma loro si arrapano fingendo che ci sia. Nonché fingendo di essere di sinistra. E, altresì, fingendo di difendere quella democrazia, quei diritti e quel lavoro che il dogma globalista e neoliberista ha già incenerito da un pezzo. In realtà, i manifestanti della “Anonima sarda” sono i primi supporter di quel modello “senza confini” di cui rappresentano anche le prime vittime. Per questo hanno già vinto, senza saperlo. E sempre per questo non hanno niente – di politico – da dire. E che diavolo devi dire quando stai dalla parte del padrone? “Mi piace vincere facile”? Sono, letteralmente, ammutoliti. E solo un banco di sardine di carta poteva degnamente rappresentare tutto ciò. Che è tutto ciò che c’è da capire.
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com
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