Attualità
Angus Deaton, un economista poliedrico, ed alcune interessanti implicazioni sul mondo attuale e sull’inutilità delle politiche delle banche centrali
Ieri l’Accademia delle scienze ha comunicato il vincitore del premio Nobel per l’Economia: Angus Deaton, economista sessantanovenne di origine scozzese che attualmente insegna a Princeton. L’insigne studioso ha prodotto un numero di paper scientifici estremamente elevato, e, al contrario di tanti pseudo-economisti nostrani che riciclano sempre la stessa zuppa , ha scritto su temi estremamente vari in modo innovativo ed interessante.
Microeconomista negli anni ottanta sviluppo una teoria della domanda denominata Almost Ideal Demand System, in grado di spiegare , sulla base del costo e dei valori di una serie di parametri predeterminati, la distribuzione della domanda fra un gruppo di commodities omogenee o fra diversi marchi all’interno di una commodity. A partire da questa teoria i suoi studi si sono estesi ai temi sociali dello sviluppo, della sanità e della fame nel terzo mondo, con una visione molto particolare, che privilegia un approccio “Bottom up”, dal basso verso l’altro, piuttosto che l’implementazione dei piani tecnocratici del FMI. Inoltre mette in luce come i piani finanziati dall’esterno spesso hanno come ricaduta non la crescita, la l’autoconservazione dei tecnocrati locali. Secondo Deaton democrazia e crescita sono strettamente legate: anche quando la crescita elevata appare “Organizzata” da un governo non democratico, questa non è un fattore permanente, ma rimane comunque in balia dei desiderata del governo e quindi con crescite incerte. Inoltre Deaton diffida delle politiche di molti governi populisti che pensano di poter “Mungere” la ricchezza all’infinito, dato che queste politiche tendono sempre a distruggere la base della ricchezza stessa, soprattutto quando questa ha origine da un singolo prodotto o fattore produttivo .
Un altro campo in cui l’ingegno di Deaton si è espresso è quello , già affrontato da Modigliani, della distribuzione dei consumi da parte dei consumatori nel loro ciclo di vita. In questo campo Deaton ha espresso quello che è noto come il “Paradosso di Deaton” e che è una osservazione , tutto sommato, logica: un aumento improvviso del reddito non condurrà ad un altrettanto rapido incremento dei consumi, che varieranno in modo molto più morbido. questo perchè cerchiamo di avere una notevole viscosità nel cambiamento delle nostre abitudini di consumo. In pratica si consumerà di più, rispetto al reddito, in giovane età, quindi si risparmierà con la maturità per non perdere le proprie abitudini di consumo nella vecchiaia. In questa visione quindi viene ad avere molta importanza anche la presenza e la certezza del sistema pensionistico, che influenza la possibilità di consumare nella vecchiaia, fattore spesso sottovalutato
Questa teoria, così immediata, sta disarmando molte delle politiche monetarie della banche centrali. Come messo il luce da Binky Chadha in un paper della Deutsche Bank, le banche centrali sono stupite dalla scarsa efficacia sui consumatori della politica monetaria a tasso 0 Le banche centrali si attendevano una risposta dei consumi all’applicazione della ZRP (zero rate policy) che invece non vi è stata. Soprattutto negli USA, i consumatori, dopo magari aver rinegoziato i mutui con i tassi più convenienti, anzi, hanno risposto a questa politica con un aumento del risparmio come si può facilmente vedere da questo grafico.
Le famiglie hanno risposto alla minore redditività con maggiori risparmi, Non solo, hanno risposto con un maggior investimento in attività apparentemente meno redditizie, come i titoli di stato.
Ora cosa è successo: le famiglie si sono date un obiettivo di rendimento in valore assoluto, e, di fronte ad un calo dei rendimenti, hanno incrementato i risparmi, rendendo quindi ininfluente la politica monetaria espansiva della banca centrale.
Questo si riallaccia bene al citato prima “Paradosso di Deaton”: i consumatori, le famiglie desiderano un reddito il più costante possibile per poter avere consumi costanti. qualsiasi politica espansiva che, in prospettiva , metta in pericolo questo reddito viene ad essere annullata dalle necessità delle famiglie di risparmiare maggiormente per poter mantenere costanti i livelli di consumo. Una politica che volesse essere veramente espansiva dovrebbe cercare di dare sicurezze sul reddito futuro, di evitare continui aggiustamenti della politica previdenziale e fiscale, evitando terrorismi. Esattamente l’opposto di quello che, attualmente , stanno facendo molti paesi europei, fra cui il nostro, sotto le pressioni di Bruxelles
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