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ANALISI DETTAGLIATA DELLA CRISI DI FINE 2018 E DELLA RIPRESA DI GENNAIO 2019

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Nonostante il clamore delle numerose opposizioni ai gialloverdi, le banche, i burocrati dei ministeri, le sinistre, la crisi di fine 2018 è oggi parzialmente recuperata:

– produzione industriale gennaio 2019= +1.7 (e 0.6 le costruzioni) contro dati negativi UE.

Cosa vi dico da sempre? Messe a posto le scorte di fine anno, onde presentare un bilancio leggero, bello, interessante per le banche:

LA PRODUZIONE NEL PAESE È RIPARTITA.

Attenzione, non sto dicendo che in questo 2019 avremo chissà quale crescita, ma solo che, laddove non vi sono problemi di competitività, l’italia ancora funziona e bene.

Dobbiamo a questo punto intenderci sul parametro competitività. Dobbiamo parlare di:

ISCO = Indicatore sintetico di competitività, costruito sulla base di indici
strutturali rappresentativi di quattro dimensioni della performance delle imprese (competitività,
redditività, innovazione ed export).

Ecco, sulla base di questo indicatore noi abbiamo che:

I Settori che non hanno migliorato la propria competitività sono:

i quali:

Mentre alcuni settori hanno leggermente peggiorato la posizione competitiva:

Mentre di vero arretramento si deve parlare solo per:

Auto + mobili + servizi!

Anche il commercio interno ha subito una brusca frenata:

proprio a causa del rallentamento nella CRESCITA DELLE VENDITE DI AUTO E MOTOCICLI.

Ora, mentre per i servizi abbiamo già avuto importanti segnali di ripresa nel 2019, per le auto dobbiamo attendere i nuovi modelli elettrici FCA di settembre (2019) che si tradurranno in nuove vendite nel 2020.

Mi spiace non concordare con il mio amico Mitt Dolcino, secondo cui siamo finiti come paese per colpa di Ue e Bce, ma al nostro paese le azioni della Banca Centrale Europea oramai fanno il solletico, la nostra industria è sana, innovativa, snella e molto agguerrita. Se qualche azienda, come è normale, muore, il mercato garantito dal marchio rimane in vita e viene acquisito da chi succede alla vecchia proprietà, o al massimo viene suddiviso tra le aziende rimanenti.

Ciò che invece deve preoccupare, è il rischio della concentrazione del potere in mano a manager finanziari che di produzione sanno ben poco e che quando convincono un fondo ad entrare in una ditta, momentaneamente in crisi, risolvano i problemi con la terziarizzazione delle produzioni nei paesi a basso costo!

Qiesto significa perdere la capacità di realizzare manufatti al 100% nel paese, perdere quindi skills, competenze distintive, in nome dei profitti e dei dividendi.

Ad maiora.


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