Attualità
Altro studio conferma che l’immunità di guarigione supera quella vaccinale
Finalmente arrivano le conferme ai primi studi che affermavano la superiorità dell’immunità naturale su quella vaccinale. Ad agosto uno studio di François Balloux aveva notato il fenomeno. Adesso giunge una conferma da un’altra ricerca su un dataset completamente diverso, e da un team israeliano.
Nell’ultimo studio, Yair Goldberg e colleghi hanno monitorato tutti gli individui nel loro campione di dati (di persone in Israele) che erano risultati positivi o hanno ricevuto due dosi del vaccino Pfizer prima del 1 luglio 2021. Hanno quindi confrontato il numero di infezioni in precedentemente infetti rispetto agli individui vaccinati da agosto a settembre 2021.
I ricercatori hanno anche esaminato il numero di infezioni tra quelli con la cosiddetta “immunità ibrida”, ovvero individui precedentemente infetti che sono stati vaccinati, i vaccinati e semplicemente i guariti.
Per ciascuno dei tre gruppi è stato contato il numero di contagi e il numero di giorni “a rischio” (cioè il numero totale di persone moltiplicato per il numero di giorni in cui erano “a rischio” di contrarre il contagio). Sono stati effettuati aggiustamenti per età, sesso, etnia, settimana di calendario e una misura dell’esposizione al rischio.
I risultati sono mostrati nel grafico sottostante. Ogni barra corrisponde al tasso di infezione per 100.000 “giorni di rischio”. Il motivo per cui i ricercatori hanno utilizzato i “giorni a rischio”, anziché solo le “persone”, è che la composizione di ciascun gruppo è cambiata nel tempo. Ad esempio, alcune persone precedentemente infette hanno scelto di farsi vaccinare.
Notare che le etichette per le barre orizzontali non sono le stesse per ogni gruppo. Dal momento che vogliamo confrontare dati simili, consideriamo le barre etichettate “Guarito da 6-8 mesi” e “Vaccinato da 6-8 mesi”.
Questo confronto mostra che, 6-8 mesi dopo l’evento corrispondente, i tassi di infezione erano più di sei volte superiori tra gli individui vaccinati: 89 per 100.000 contro solo 14 per 100.000 tra gli individui precedentemente infetti.
Il grafico mostra anche che i tassi di infezione erano ancora più bassi tra quelli con immunità ibrida, il che è coerente con quanto scoperto dallo studio precedente. Tuttavia, la differenza tra il gruppo ibrido e il gruppo recuperato era relativamente piccola. Ad esempio, i tassi di infezione a 6-8 mesi erano solo del 20% più alti nel gruppo guarito.
Lo studio di Goldberg e colleghi conferma che l’immunità naturale diminuisce, anche se molto più lentamente dell’immunità indotta dal vaccino. Chiunque sostenga il contrario ora deve fare i conti con non uno, ma due studi coerenti. Però qualcuno farà finta comunque di niente, perché la questione è politica.
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