Attualità
Alluvione Toscana: non solo “cambiamento climatico”, la Procura chiede il processo per i sindaci
Dopo l’alluvione in Toscana del 2023, la Procura di Prato chiede il rinvio a giudizio di sindaci e tecnici PD. Le accuse di disastro e omicidio colposo mettono in discussione la narrativa del “cambiamento climatico”, puntando sulla mancata manutenzione.

In Toscana, gli eventi alluvionali del 2023 hanno scosso la regione e ora i nodi della responsabilità sono giunti al pettine per diversi amministratori locali e tecnici, in particolare sindaci del Partito Democratico.
La Procura di Prato ha chiesto il rinvio a giudizio per politici e tecnici di Prato e altre città toscane, con capi d’accusa che includono il disastro colposo e l’omicidio colposo.
Gli eventi del 2023 e il bilancio della tragedia
L’alluvione in oggetto è quella che ha flagellato la Toscana tra il 2 e il 5 novembre 2023. Le province maggiormente colpite furono Firenze, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato, insieme ai Comuni di Campi Bisenzio, Montemurlo, Agliana, Quarrata, Lamporecchio, Rosignano, e Seravezza, Stazzema, Pietrasanta e Camaiore in provincia di Lucca. I danni potenziali complessivi sono stati stimati in circa 1,9 miliardi di euro. Purtroppo, l’alluvione ha causato anche due vittime: Antonio Tumulo e Alfio Ciolini, quest’ultimo annegato nel salotto di casa sua, ed è per questo che i sindaci toscani rischiano una condanna penale.
Le accuse e i responsabili individuati
La Procura di Prato, dopo mesi di accertamenti, ha chiuso le indagini, chiedendo il rinvio a giudizio di amministratori e funzionari. L’elenco degli indagati è lungo e comprende figure di spicco del Partito Democratico locale e tecnici. Tra questi, l’ex sindaco di Prato, Matteo Biffoni, il sindaco di Montemurlo, Simone Calamai, l’ex vicesindaco di Prato, Simone Faggi, l’assessore all’Urbanistica Valerio Barberis, e l’assessore alla Protezione Civile di Montemurlo, Valentina Vespi. Sono indagati anche dirigenti e capi della protezione civile dei Comuni di Prato e Montemurlo (Pamela Bracciotti, Sergio Brachi, Sara Tintori, Stefano Grossi), nonché il responsabile di settore del Genio civile Valdarno centrale, Fabio Martelli, e Luca Della Longa, direttore del quarto tronco di Autostrade per l’Italia.
La ragione principale del rinvio a giudizio è la mancata manutenzione e l’assenza di interventi necessari che avrebbero potuto evitare o almeno limitare i disastri e salvare vite. Secondo la Procura, nonostante le opere fossero previste, sono state realizzate con lentezza e i fondi spesso dirottati verso altri investimenti, non considerando gli interventi urgenti o necessari.
Il “cambiamento climatico” come alibi e le critiche politiche
Subito dopo la tragedia del 2023, molti, soprattutto a sinistra, puntavano il dito verso il cambiamento climatico, l’emergenza climatica e la necessità di cambiare rotta. Elly Schlein, segretaria del PD, aveva attaccato il governo sostenendo che “al governo c’è chi continua a negare l’emergenza climatica e blocca le rinnovabili e non investe ancora a sufficienza sulla prevenzione del dissesto”.
La CO2 però c’entrava piuttosto poco con il disastro. L’inchiesta giudiziaria ha messo in discussione questa narrazione, suggerendo che le vere responsabilità non siano dell’inquinamento, bensì degli amministratori che non hanno svolto il loro lavoro con responsabilità.
In questi anni il climate change è diventato la sanatoria di tutti gli errori e di ogni ritardo nei lavoro o di ogni sciatteria nel realizzarli. In realtà il problema è molto semplice: prima di pensare alle emissioni sarebbe il caso di considerare le eventuali carenze delle amministrazioni locali, il modo in cui si occupano della pulizia dei fiumi, della tutela degli argini e della gestione del suolo. Invece si è scaricato tutto sul clima per non prendersi la resposnabilità di un lavoro fatto male, ma ora i nodi giungono al pettine.
Quello che è successo è simile a quanto accaduto in Emilia Romagna, dove Elly Schlein era vicepresidente con delega all’ambiente. Anche lì, nonostante le discussioni sul cambiamento climatico e le emissioni zero, quasi nulla è stato fatto in termini di opere come gli invasi per contenere le acque in eccesso in una zona ad alto rischio idrogeologico. Il risultato è stato che metà della Regione è finita sott’acqua con danni ingenti. Invece di fare mea culpa, la sinistra avrebbe cercato di attaccare i “negazionisti” e spingere per il Green Deal.
La prossima udienza relativa al rinvio a giudizio è fissata per il 2 novembre. Questo processo rappresenta un momento cruciale per stabilire le responsabilità effettive dietro le devastazioni del 2023 e per riaffermare l’importanza della manutenzione e della prevenzione rispetto a quello che viene percepito come un facile alibi del “cambiamento climatico”. Speriamo che sia anche in incentivo per gli elettori, che possano scegliere degli amministratori che puliscano meglio i fiumi e li tengano in sicureezza, invece che sedersi sulle strade per i “Fridays for future”
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