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ADB e AIIB, Giappone contro Cina, mentre gli USA son messi da parte

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The facade of the headquarters of the Asian Development Bank (ADB) in Manila 24 April. The ADB is taking on a new role to meet the demands of the region's emerging economies and address social and enrivonmental concerns that have taken a backseat in  the race to progress. In 1995 ADB disbursed 5.5 billion USD in project funds.  AFP PHOTO

The facade of the headquarters of the Asian Development Bank (ADB) in Manila 24 April. The ADB is taking on a new role to meet the demands of the region’s emerging economies and address social and enrivonmental concerns that have taken a backseat in the race to progress. In 1995 ADB disbursed 5.5 billion USD in project funds. AFP PHOTO

In Asia si sta sviluppando la concorrenza fra due banche di investimento e di intervento internazionale , la ADB e la AIIB.  Queste due organizzazioni hanno come finalità quella di finanziare lo sviluppo e la crescita tramite la realizzazione di important infrastrutture, ma dal punto di vista politico ed operativo sono estremamente diverse.

ADB, Asian Development Bank, è una banca di investimenti sviluppata sulla falsariga della World Bank su iniziativa americana e con un forte apporto del Giappone, non è un caso che i presidenti che vi si sono susseguiti alla sua direzione siano stati tutti originari del paese del Sol Levante. Anche la Cina ne fa parte, ma il peso secondario rispetto a USA,Giappone ed Unione Europea, sia come investimenti sia come potere di voto. La sede è a Manila, nelle filoamericane Filippine.

Poteva Pechino tollerare di essere in secondo piano nel settore delle infrastrutture proprio nella propria area di interessi ? No, ed ecco che nasce la AIIB, la Asian Infrastucture Investment Bank, con sede a Pechino e capitale al  30% cinese, anche se partecipazioni mondiali (anche l’Italia ne fa parte) . Questa banca, creata nel 2014 , ma non ancora completamente operativa, ha chiaramente una visione operativa completamente diversa, esterna e conflittuale con quella della ADB, tanto che  non solo nè il Giappone nè gli USA sono entrati a farne parte, ma hanno esercitato notevoli pressioni affinchè neppure le altre nazioni vi entrassero.

Quindi se la ADB segue interessi Americani e Giapponesi, la AIIB segue maggiormente gli interessi cinesi. Il problema è che , recentemente, la politica estera americana si è fatta molto più flebile anche ad oriente: ad esempio nella contestazione per il Mar Cinese Meridionale gli USA sono intervenuti con grande ritardo rispetto alle richieste dei tradizionali alleati filippini, ed il lor intervento è stato tutto tranne che risolutivo.  Abe è stato costretto a prendere un’istanza molto più attiva nel promuovere la ADB, che a questo punto si presenta come un’iniziativa soprattutto giapponese, ed il primo Ministro di Tokio si sta spendendo in ogni modo per rilanciare la ADB, mettendo in luce il fabbisogno di investimenti in estremo oriente, la capacità tecnologica giapponese e la sua volontà di condividerla, oltre che un maggior rispetto dell’ambiente e delle popolazioni locali rispetto alla AIIB. Però quest’ultima ha due atout vincenti:

a) ha alle spalle un’economia di maggiori dimensioni ed un paese con un maggior potere di influenza politica;

b) la AIIB richiede assai meno vincoli  per le economie che godono degli investimenti in questione, che possono rimanere di proprietà statale e non essere privatizzati, e non richiede  riforme di mercato o deregulation come invece la ADB fa, sulla falsariga del WTI e della WB. 

Inoltre la AIIB ha a suo vantaggio l’iniziativa cinese Una Cintura Una Strada (One belt one road) di espansione e sviluppo nell’Asia centrale, dove la politica di Pechino risulta molto più accomodante verso i governi locali, spesso non democratici.

Insomma in Asia orientale si sta sviluppando un nuovo conflitto economico regionale, nell’ottica del riempimento dello spazio vuoto lasciato dalla ritirata degli USA di Obama. In questa lotta infatti il vero perdente è la politica USA, in ritirata su tutti i fronti.

 

 


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