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Accordo UE-USA: la resa di Bruxelles su dazi, auto e normative climatiche

L’intesa commerciale tra UE e USA è ufficiale. In cambio di una riduzione dei dazi sulle auto, la Commissione si impegna a disapplicare le principali normative ambientali e di sostenibilità per i prodotti americani. Un’analisi delle conseguenze per le imprese europee.

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L’accordo commerciale fra UE e USA è definitivamente concluso. Giovedì scorso, gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno pubblicato la loro dichiarazione congiunta che ufficializza l’accordo commerciale raggiunto in extremis il 27 luglio tra il presidente americano Donald Trump e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per evitare una guerra commerciale.

Il testo concordato viene a costituire la maggior demolizione delle normative europee della storia, confermandone, se è possibile, ulteriormente l’inutilità e la velleitarietà di queste legislazioni.

Il testo di tre pagine e mezzo conferma l’introduzione di dazi doganali con un tetto massimo del 15% sulla maggior parte dei prodotti europei esportati oltreoceano, come automobili, medicinali, semiconduttori e legno, ma questa condizione di favore viene legata alla predisposizione di una legislazione che tolga qualsiasi penalizzazione per le produzione statunitensi.

L’Unione europea si impegna a eliminare i dazi doganali su tutti i prodotti manifatturieri statunitensi e a offrire un accesso preferenziale al proprio mercato per un’ampia gamma di prodotti ittici e agricoli provenienti dagli Stati Uniti.

Il documento precisa che Washington ridurrà al 15% i dazi doganali sulle esportazioni europee di automobili e parti di automobili, attualmente al 27,5%, una volta che Bruxelles avrà presentato e adottato la legislazione necessaria per attuare i propri impegni.

Secondo il testo della dichiarazione congiunta, l’alleggerimento dei dazi doganali sulle automobili entrerà in vigore il primo giorno del mese in cui la Commissione europea presenterà la sua nuova legge. Il documento aggiunge che gli Stati Uniti applicheranno la clausola della nazione più favorita a partire dal 1° settembre sui prodotti aeronautici, sui farmaci generici e sui loro principi attivi, sui precursori chimici e sulle risorse naturali come il sughero.

Non solo: la Commissione si impegna a NON applicare una serie di legislazioni considerate fondanti per la “Politica climatica e sociale” della UE ai prodotti americani.  Per essere più precisi:

  • la Commissione prvede di applicare una revisione del CBAM (la tassazione per le emissioni di carbonio sulle importazioni) tale da non farla pesare sui prodotti americani;
  • a priori si riconosce che i prodotti americani non hanno impatto sulla deforestazione, per cui tutte le certificazioni e normative richieste per questi prodtti non si applicheranno a prodotti Made in US, anche se , per quanto ci riguarda, fossero realizzati con un raro legno amazzonico;
  • le complesse e burocratiche Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) e  Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) non potranno costituire una limitazione alle importazioni nella UE, e quindi vengono, al di là delle dichiarazioni, totalmente ignorate.

Leggendo il documento comune si comprende come la Commissione Europea  si sia arresa senza condizioni. A questo punto o Bruxelles si rimangia l’applicazione di buona parte di queste normative, volute soprattutto dai Verdi e dai Socialisti, oppure per le aziende europee sarà più semplice andare negli USA, produrre li e quindi esportare nella UE, e non è detto che, almeno per il settore auto, Trump non punti proprio a questo.

Attuazione entro poche settimane

Le nuove norme dovrebbero entrare in vigore rapidamente, entro poche settimane, secondo un alto funzionario dell’amministrazione Trump che ha parlato in forma anonima, sottolineando che entrambe le parti desiderano “agire rapidamente”.

Questa dichiarazione congiunta, ha aggiunto, è “un modo per assumersi reciprocamente la responsabilità” e garantire che entrambe le parti rispettino gli impegni annunciati il mese scorso, che hanno concluso mesi di negoziati. “Stiamo cercando di mettere le cose in ordine con l’Unione europea per assicurarci […] che senta una pressione sufficiente per ottenere il mandato necessario per avviare il processo legislativo di riduzione dei dazi doganali, come promesso”, ha spiegato il funzionario americano.

Tra l’altro l’Unione europea ribadisce la sua intenzione di acquistare prodotti energetici statunitensi per un valore di 750 miliardi di dollari (645 miliardi di euro) in tre anni, nonché 40 miliardi di dollari di chip informatici per l’intelligenza artificiale. Ribadisce inoltre l’auspicio che le imprese europee investano altri 600 miliardi di dollari nei settori strategici statunitensi entro il 2028. Quindi tutto il Chip Act e le altre normative per produrre microchip nella UE vengono a valere zero.

Le due parti si impegnano inoltre ad affrontare le “barriere commerciali digitali ingiustificate” e a valutare la possibilità di cooperare per proteggere i rispettivi mercati dell’acciaio e dell’alluminio dall’eccesso di capacità, garantendo al contempo catene di approvvigionamento sicure tra loro, in particolare attraverso quote. Quindi il DSA e DMA rischiano di essere applicati con un occhio di riguardo verso gli USA.

A questo punto l’accordo esiste, ma difficilmente i singoli paesi avrebbero potuto arrendersi in modo più completo di quanto abbia fatto la Commissione. Sulle auto perde significato tutta la normativa che vorrebbe imporre l’adozione delle auto elettriche nella UE a suon di emissioni delle emissioni, dato che negli USA questa legislazione viene progressivamente demolita e non si può limitare l’export. Ora è chiara la finalità della Commissione: permetter l’applicazione di normative, buone o cattive, fatte da altri.

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