Attualità
Accordo sul nucleare iraniano? Improbabile. Quindi niente petrolio extra a breve
Le probabilità di un nuovo accordo nucleare con l’Iran si stanno riducendo ogni giorno. Le discussioni in corso, più volte lodate dai partecipanti per aver quasi raggiunto una soluzione, sono in realtà appese ad un filo sottile.
Anche se le trattative non sono concluse, la speranza di Teheran di convincere gli Stati Uniti e i suoi partner europei a firmare un accordo in merito al deficit globale di approvvigionamento di petrolio appare sempre più irrealistica. Le discussioni in corso stanno fallendo perché la posizione iraniana su diverse questioni chiave rimane molto rigida e impedisce una svolta. Da quando gli ultimi negoziati sono iniziati più di un anno fa, Teheran si è attivamente impegnata nella ricerca di nuovi modi per mettere le mani sulla tecnologia delle armi nucleari. Il nuovo governo intransigente del presidente Raisi, appoggiato in pieno dalle Guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC), la forza paramilitare molto potente nel paese, non è affatto disposto a fare marcia indietro. Inoltre l’Iran richiede che le sanzioni al IRGC, definito “Terrorista”, siano tolte prima della firma, ma questo è impossibile perchè il presidente Biden non ha in merito l’appoggio del Congresso.
Inoltre Biden ha bisogno di ottenere l’appoggio anche di altre potenze dell’area, in particolare gli stati arabi del Golfo, come Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, ma anche Egitto e Israele, e questo sembra davvero complesso. Arabi e israeliani stanno persino discutendo apertamente di un’alleanza militare anti-Iran, che potrebbe essere usata come contrappeso geopolitico contro qualsiasi mossa filo-iraniana degli Stati Uniti o dell’Europa.
Durante un incontro arabo-israeliano senza precedenti nel Negev, Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrain e Marocco hanno discusso possibili strategie per contrastare l’influenza iraniana nella regione. Il risultato non è chiaro, ma analisti militari israeliani e arabi hanno accennato a un’alleanza militare. I funzionari iraniani Sono ben consci del possibile fallimento delle trattative, tanto che questa settimana uno ha affermato che “l’accordo è al pronto soccorso“. non poteva essere diversamente, dato che le basi di discussioni erano, fin dall’inizio, molto deboli, e erano le stesse che avevano spinto Trump a rigettare il JPCOA. Per la precisione:
- non vi erano limiti severi al programma nucleare iraniano,
- non consideravano gli avanzamenti missilistici iraniani,
- non includevano l’influenza di Teheran sui vari gruppi armati dell’area, come Hezbollah, Hamas, Houthi e le milizie sciite in Iraq, tutte milizie impegnate nell’area contro i paesi arabi, Israele o l’occidente.
Questo fallimento impedirà l’incremento della produzione locale di petrolio, attualmente sotto i 4 milioni di barili al giorno, e la sua ricollocazione verso occidente. I mercati avrebbero risposto con un ribasso dei prezzi all’accordo, ma pare che questo non ci sarà.
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