Difesa
Accordo nucleare storico UK-Francia: cosa implica per la sicurezza europea?
Scopri l’accordo storico tra Regno Unito e Francia sulla cooperazione nucleare. Un passo cruciale per la deterrenza europea contro la Russia, con implicazioni per la NATO e l’Italia.

Cosa implica la “coordinazione” nucleare?
- Supporto operativo in tempo di pace: i due Paesi potrebbero condividere risorse per proteggere i sottomarini balistici (SSBN), come sottomarini d’attacco a propulsione nucleare, fregate e capacità di guerra antisommergibile. Inoltre, potrebbero collaborare nel supporto aereo, con tanker per il rifornimento in volo e caccia di scorta per i Rafale francesi armati di missili nucleari.
- Condivisione di intelligence e allerta precoce: la cooperazione potrebbe riguardare lo scambio di informazioni strategiche e tecnologie per il monitoraggio delle minacce, migliorando la reattività di entrambi i Paesi.
- Pianificazione congiunta: l’accordo apre la porta a una collaborazione su piani di targeting nucleare e addestramento congiunto, rafforzando l’interoperabilità delle forze.
- Ricerca tecnologica: Regno Unito e Francia potrebbero lavorare insieme su innovazioni nucleari, come lo sviluppo di nuove armi a lungo raggio, tra cui un possibile missile da crociera nucleare aria-terra.
Cosa viene messo in comune?
Un messaggio strategico
L’accordo invia un messaggio chiaro sia agli avversari che agli alleati della NATO. Di fronte alla crescente minaccia russa e alle preoccupazioni per un possibile disimpegno degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, Regno Unito e Francia vogliono rafforzare la resilienza della deterrenza nucleare europea. La Germania, ad esempio, ha espresso interesse per un “nuclear sharing” europeo, e la Francia sta valutando lo schieramento di armi nucleari aria-terra in basi tedesche. Questo accordo rappresenta un passo verso una maggiore autonomia strategica per l’Europa, riducendo la dipendenza da Washington.
E l’Italia? Una proposta per una deterrenza tattica
L’Italia, pur essendo un membro chiave della NATO e ospitando bombe nucleari B61 statunitensi, non possiede un proprio deterrente nucleare. Tuttavia, l’attuale contesto geopolitico potrebbe spingere Roma a considerare un ruolo più attivo nella sicurezza europea.
Una possibile strategia per l’Italia potrebbe essere lo sviluppo di un deterrente tattico, distinto da quello strategico franco-britannico, ma complementare. Le testate tattiche, progettate per un uso limitato su teatri di guerra specifici, potrebbero essere integrate su piattaforme come i caccia Eurofighter o i futuri caccia di sesta generazione del programma GCAP (sviluppato con Regno Unito e Giappone), o con missili amedio raggio IRBM, che potrebbero essere sviluppati Dual Use.
Queste armi, meno potenti ma più flessibili rispetto alle testate strategiche, consentirebbero all’Italia di rispondere rapidamente a minacce militari dirette contro l’Europa, come attacchi convenzionali o ibridi.
Un deterrente tattico italiano rafforzerebbe il ruolo del Paese nella NATO e nell’Unione Europea, offrendo una capacità di risposta autonoma senza necessariamente competere con le potenze nucleari strategiche. Inoltre, potrebbe stimolare una cooperazione trilaterale con Francia e Regno Unito, integrando le capacità italiane con quelle dei partner europei, senza considerare la necessità di trattare un’uscita temporanea dal trattato di non proliferazione nucleare.
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