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Accordo nucleare storico UK-Francia: cosa implica per la sicurezza europea?

Scopri l’accordo storico tra Regno Unito e Francia sulla cooperazione nucleare. Un passo cruciale per la deterrenza europea contro la Russia, con implicazioni per la NATO e l’Italia.

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Il 10 luglio 2025, Regno Unito e Francia hanno siglato un accordo storico che segna un passo significativo verso una cooperazione nucleare senza precedenti in Europa. L’intesa, firmata dal primo ministro britannico Sir Keir Starmer e dal presidente francese Emmanuel Macron, prevede una “coordinazione” delle forze di deterrenza nucleare dei due Paesi, accompagnata da una dichiarazione che sottolinea come “non esista una minaccia estrema all’Europa che non provocherebbe una risposta congiunta da entrambe le nazioni”.
Questo accordo si inserisce in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche, in particolare per il timore di una riduzione del sostegno statunitense alla NATO e per la minaccia rappresentata dalla Russia. Inoltre, l’intesa include piani per lo sviluppo congiunto di nuovi missili a lungo raggio e antinave, rafforzando ulteriormente la cooperazione militare tra i due Paesi.

Cosa implica la “coordinazione” nucleare?

Il Regno Unito e la Francia sono le uniche potenze nucleari sovrane d’Europa, con arsenali rispettivamente di circa 225 e 290 testate nucleari, secondo stime del think tank britannico Chatham House. Tuttavia, le loro forze di deterrenza hanno caratteristiche distinte.
Il Regno Unito basa la sua deterrenza su missili balistici Trident II D5, lanciati da sottomarini classe Vanguard, ed è strettamente legato alla pianificazione nucleare della NATO e agli Stati Uniti. Recentemente, il Regno Unito ha annunciato l’acquisizione di caccia stealth F-35A in grado di trasportare bombe nucleari B61-12 di proprietà statunitense, ma il loro utilizzo richiede l’approvazione di Washington e della NATO.
La Francia, invece, mantiene una postura nucleare completamente indipendente. Il suo arsenale comprende missili balistici lanciati da sottomarini e missili supersonici ASMP-A, trasportati da caccia Rafale dell’Aeronautica e della Marina francesi.

Missili francesi lanciati da sottomarini M51

Questi ultimi offrono una flessibilità operativa che consente alla Francia di schierare rapidamente armi nucleari senza dipendere da decisioni esterne. se l’indipendenza britannica dalla NATO è solo teorica, quella francese è reale. 
L’accordo non implica una fusione delle forze nucleari, ma una collaborazione strategica che potrebbe includere:

  1. Supporto operativo in tempo di pace: i due Paesi potrebbero condividere risorse per proteggere i sottomarini balistici (SSBN), come sottomarini d’attacco a propulsione nucleare, fregate e capacità di guerra antisommergibile. Inoltre, potrebbero collaborare nel supporto aereo, con tanker per il rifornimento in volo e caccia di scorta per i Rafale francesi armati di missili nucleari.
  2. Condivisione di intelligence e allerta precoce: la cooperazione potrebbe riguardare lo scambio di informazioni strategiche e tecnologie per il monitoraggio delle minacce, migliorando la reattività di entrambi i Paesi.
  3. Pianificazione congiunta: l’accordo apre la porta a una collaborazione su piani di targeting nucleare e addestramento congiunto, rafforzando l’interoperabilità delle forze.
  4. Ricerca tecnologica: Regno Unito e Francia potrebbero lavorare insieme su innovazioni nucleari, come lo sviluppo di nuove armi a lungo raggio, tra cui un possibile missile da crociera nucleare aria-terra.

Cosa viene messo in comune?

L’intesa non prevede la condivisione diretta delle testate nucleari o la rinuncia alla sovranità delle rispettive forze di deterrenza. Piuttosto, si tratta di un coordinamento operativo e strategico. In tempo di pace, ogni Paese manterrà il proprio deterrente marittimo continuo (almeno un sottomarino in pattuglia costante).
Tuttavia, in caso di crisi, Regno Unito e Francia potrebbero agire congiuntamente, mostrando una determinazione comune contro minacce che compromettano i loro interessi vitali. Questo include la possibilità di una risposta nucleare coordinata, anche in assenza del sostegno statunitense, un segnale rivolto soprattutto alla Russia.

Missile SCALP, da Wikipedia

L’accordo include anche un impegno per sviluppare congiuntamente un nuovo missile a lungo raggio, successore dei missili da crociera Storm Shadow e SCALP EG, e un missile antinave. Sebbene questi siano progettati come armi convenzionali, non è escluso che in futuro possano essere adattati per testate nucleari, specialmente per il Regno Unito, che potrebbe cercare un’arma nucleare aria-terra indipendente dagli Stati Uniti.
La Francia, già al lavoro sul missile nucleare ipersonico ASN4G, potrebbe offrire una base tecnologica per tale progetto.

Missile ipersonico francese

Un messaggio strategico

L’accordo invia un messaggio chiaro sia agli avversari che agli alleati della NATO. Di fronte alla crescente minaccia russa e alle preoccupazioni per un possibile disimpegno degli Stati Uniti sotto l’amministrazione Trump, Regno Unito e Francia vogliono rafforzare la resilienza della deterrenza nucleare europea. La Germania, ad esempio, ha espresso interesse per un “nuclear sharing” europeo, e la Francia sta valutando lo schieramento di armi nucleari aria-terra in basi tedesche. Questo accordo rappresenta un passo verso una maggiore autonomia strategica per l’Europa, riducendo la dipendenza da Washington.

E l’Italia? Una proposta per una deterrenza tattica

L’Italia, pur essendo un membro chiave della NATO e ospitando bombe nucleari B61 statunitensi, non possiede un proprio deterrente nucleare. Tuttavia, l’attuale contesto geopolitico potrebbe spingere Roma a considerare un ruolo più attivo nella sicurezza europea.

Una possibile strategia per l’Italia potrebbe essere lo sviluppo di un deterrente tattico, distinto da quello strategico franco-britannico, ma complementare. Le testate tattiche, progettate per un uso limitato su teatri di guerra specifici, potrebbero essere integrate su piattaforme come i caccia Eurofighter o i futuri caccia di sesta generazione del programma GCAP (sviluppato con Regno Unito e Giappone), o con missili amedio raggio IRBM, che potrebbero essere sviluppati Dual Use. 

Queste armi, meno potenti ma più flessibili rispetto alle testate strategiche, consentirebbero all’Italia di rispondere rapidamente a minacce militari dirette contro l’Europa, come attacchi convenzionali o ibridi.

Un deterrente tattico italiano rafforzerebbe il ruolo del Paese nella NATO e nell’Unione Europea, offrendo una capacità di risposta autonoma senza necessariamente competere con le potenze nucleari strategiche. Inoltre, potrebbe stimolare una cooperazione trilaterale con Francia e Regno Unito, integrando le capacità italiane con quelle dei partner europei, senza considerare la necessità di trattare un’uscita temporanea dal trattato di non proliferazione nucleare.

 


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